Lo Stato per Soli Ebrei (SSE) in Palestina

L'assoluta oscenità del razzismo esclusivistico ebraico

Bob Finch

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Prima edizione: 6 Marzo 2005.
Pubblicazione aggiornata: 11 giugno 2005
http://www.geocities.com/carbonomics/MCtfirm/10tf26mg.html

(Si tenga conto che questo studio è stato scritto prima del «ritiro» da Gaza programmato da Sharon e prima dell'incidente cerebrale occorso al boia di Sabra e Chatila, ndt)

“Molti di noi,
le voci critiche contro il sionismo e Israele,
hanno già capito una cosa:
è consigliabile evitare di usare quella parola che comincia con «e» [1].
Se usi la parola che inizia con «e», puoi pure aspettarti qualche guaio serio.
Ma in realtà questa affermazione non è del tutto vera.
Puoi usare tranquillamente la parola con la «e»,
solo devi star attento di dire le cose giuste.
Appena invece esprimi con una certa sincerità quello che pensi,
allora devi prepararti ad affrontare una campagna ben orchestrata di calunnie,
sarai diventato per l'occasione un «antisemita»
un «nuovo storico» o perfino un «negazionista dell'olocausto».”

(Gilad Azmon, The 'J' word, the 'J' peopl and the 'J' spot,
http://www.gilad.co.uk/html%20files/jspot.html, aprile 2005).

Una religione per soli ebrei

A scanso di equivoci, sottolineiamo che anche il giudaismo può essere considerato - come sempre hanno fatto i musulmani, ma non i cristiani - una religione "per bene" nel senso ipotizzato qui dall'autore (non entriamo nel merito dei misfatti delle religioni). Per convincersene basta vedere le posizioni rigorosamente antisioniste e religiosamente motivate degli ebrei ortodossi di Naturei Karta.

manifestazione degli ebrei ortodossi contro lo stato sionista

Il problema - com'è ovvio - non sta nella religione, ma nella realizzazione di uno stato coloniale per soli ebrei con l'oppressione e l'espulsione della popolazione residente. Purtroppo - e senza nulla togliere al valore dei tanti ebrei che hanno lottato e lottano contro il sionismo - la maggioranza delle organizzazioni ebraiche sono state completamente sionistizzate e non è possibile una lotta contro la stato coloniale e razzista di Israele senza una lotta contro gli ebrei che lo appoggiano.

Su questo punto rimandiamo alla sezione di questo stesso articolo dal titolo "L'espressione 'per soli ebrei' è forse razzista?"Quanto poi alla questione se abbia senso l'esistenza di organizzazioni politiche specificamente ebraiche che si oppongono al sionismo rimandiamo a un recente articolo di Israel Shamir, assai chiaro sull'argomento [Nota della redazione]

Tutto cominciò un paio di migliaia di anni fa quando un certo numero di ebrei decisero l'esistenza di un dio fittizio che doveva considerare soltanto il popolo ebraico come la sua razza eletta. Questo dio riteneva ogni altra razza inferiore perché esse non avrebbero mai potuto guadagnarsi la sua divina preferenza. Diversamente dalle altre religioni, le quali permettono a chiunque di diventarne seguace a condizione che ne professi i principi fondamentali, il giudaismo è una religione esclusivamente nata per gli ebrei. E' quasi del tutto impossibile per un non ebreo essere ammesso a far parte della religione giudaica, come pure diventare un ebreo. In altre parole, il giudaismo è una religione per soli ebrei. E' una religione razzista per una razza o popolo specifico. Per millenni questo senso di divina esclusività, divina supremazia, di essere speciali per scelta divina, di avere la fortuna di essere particolari per scelta divina, è penetrata nella cultura ebraica. La stessa secolarizzazione non è riuscita a sradicare i fondamenti del convincimento profondo che solo gli ebrei contano, solo gli ebrei sono importanti, e che tutte le altre razze sono inferiori.

Il dato che il giudaismo sia una religione per soli ebrei, la quale rende difficile per i non ebrei diventare seguaci di questa religione, è stato ulteriormente complicato dal fatto che oggi un convertito acquista automaticamente, con la conversione, il diritto di emigrare nello Stato per Soli Ebrei (SSE). La possibilità offerta ai gentili (goyim) di convertirsi al giudaismo e quindi di acquisire il diritto di emigrare nello Stato per Soli Ebrei, è stata fin'ora severamente controllata dalle autorità ortodosse ebraiche nello SSE. Tuttavia, questo potere è stato recentemente limitato da una sentenza della Corte, “Con una maggioranza di 7 a 4, la Corte ha decretato ieri che i gentili che hanno studiato allo scopo di convertirsi al giudaismo seguendo corsi di preparazione in istituti israeliani non-ortodossi, e che poi hanno completato gli studi all'estero, acquisiscono automaticamente il diritto di tornare e ottenere la cittadinanza israeliana direttamente in virtù della Legge del Ritorno. Questo verdetto viene considerato da molti come un passo importante verso il riconoscimento il diritto dei rabbini dei movimenti di Riforma e Conservatore di eseguire conversioni non-ortodosse nello stesso Israele. In effetti, il verdetto ridefinisce chi è un ebreo secondo la legge civile israeliana e mette in pericolo il controllo ferreo delle autorità ortodosse in Israele sui matrimoni ebraici, sui divorzi, sulle conversioni e sulle sepolture. Ancora oggi, a coloro che desiderano convertirsi ad una delle correnti liberali del giudaismo e che vivono in Israele non è consentito completare il processo nel paese, e questo a causa delle pressioni delle autorità religiose ortodosse. La conseguenza di ciò è che molti si recano all'estero per convertirsi, ma fin'ora non hanno ancora ottenuto i privilegi accordati a coloro che si convertono alla corrente ortodossa del giudaismo. David Ben-Gurion, il padre fondatore, spiegava che «Non è lo Stato che dà il diritto di stabilirsi in Israele all'ebreo che vive all'estero. Questo diritto gli appartiene per il solo fatto di essere un ebreo». La prima crepa nel monopolio dell'ortodossia giunse nel 1989, quando la Corte Suprema stabilì che i proseliti non-ortodossi, convertiti nel loro paese d'origine, erano da considerare ebrei almeno per quanto riguardava il diritto di emigrare in Israele e ottenerne la cittadinanza. Il movimento della Riforma e quello Conservatore rappresentano la maggioranza degli ebrei americani ed una crescente minoranza in Gran Bretagna, sebbene siano marginali in Israele. Essi offrono un biglietto meno restrittivo di entrata nel Giudaismo.” (Eric Silver, 'Israel' Ortodox groups face challenge over Jewish identity, 1° aprile 2005, http://news.independent.co.uk/world/middle_east/story.jsp?story=625286).

Uno Stato per Soli Ebrei (SSE)

La moderna manifestazione del tradizionale status speciale e della tradizionale supremazia ebraica è stata la violenta creazione dello Stato per Soli Ebrei in Palestina. Secondo gli ebrei, Dio ha dato loro quella terra, per cui la presenza su suolo giudaico di non ebrei è cosa sacrilega. Dal momento della sua creazione, lo SSE ha provato ogni sistema per buttare a mare i palestinesi in modo che l'unico popolo che possa vivere in Palestina siano gli ebrei. L'incessante propaganda ebraica che i palestinesi stiano cercando di buttare a mare gli ebrei è solo una proiezione di quello che gli ebrei stanno realmente facendo ai palestinesi. Gli ebrei hanno inventato la minaccia che gli arabi li stanno buttando in mare come proiezione del loro desiderio di liberare la Palestina di tutti i non-ebrei.

I sionisti hanno accumulato una montagna di menzogne riguardo allo SSE, per ingannare il mondo e fargli credere che esso è solo un'altra democrazia occidentale, multi culturale, liberale, secolare, piuttosto che uno stato razzista per soli ebrei. La maggior parte dei non-ebrei tende ad accettare, una per una, tutte le bugie a cui lo SSE ricorre per difendersi e quindi manifesta dubbi sulla razionalità della causa palestinese. Liberare la strada da questa montagna di menzogne e svelare la verità richiede quasi un impegno a tempo pieno.

Diritti politici per soli ebrei: Lo status di seconda classe dei palestinesi d'Israele

Una delle principali menzogne portate avanti dallo SSE consiste nell'affermazione che tutti gli israeliani, ebrei o non-ebrei, sono uguali. Malgrado ci siano molti palestinesi con la nazionalità israeliana, lo stato sionista è uno Stato per Soli Ebrei perché solo gli ebrei vi godono di pieni diritti. Prima di tutto, i palestinesi d'Israele hanno solo diritti politici limitati, rispetto agli ebrei. Hanno certo il diritto di votare nelle elezioni sioniste, hanno il diritto di fondare partiti politici, tenere riunioni politiche, concorrere all'elezione di loro rappresentanti nella Knesset, e addirittura diventare membri del parlamento ebraico. Ma non sono autorizzati a fondare partiti politici che prevedono nel loro programma uno Stato multi-culturale in cui palestinesi ed ebrei si dividono il potere, “In questo «avamposto della democrazia», nessun partito che si opponga all'esistenza dello stato ebraico è autorizzato a concorrere alle elezioni. Sarebbe come se gli Stati Uniti si dichiarassero Stato Cristiano, affermassero che si è cristiani non solo per credenza religiosa ma anche per discendenza, e poi approvassero una «legge bavaglio» che proibisse ogni pubblica discussione sull'argomento.” (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Antisemitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004).

“La Corte Suprema israeliana ha perfino stabilito che non può partecipare alle elezioni parlamentari una persona che si opponga all'idea che Israele debba essere uno stato ebraico o che si opponga al principio che in Israele debba esserci una maggioranza ebraica”. (1989, decisione della Corte Suprema israeliana, riportata nella Israel Law Review, 1991, Vol. 25, p. 19, pubblicata dalla Facoltà di Legge presso l'Università Ebraica di Gerusalemme). (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Antisemitism Support Israel? 6 febbraio, 2005 http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm,).

In secondo luogo, sebbene i palestinesi d'Israele sembrano godere di molti diritti politici, essi non hanno gli stessi diritti legali degli ebrei, il che è certamente indicativo del valore dei loro diritti politici. E' indicativo anche della scarsa opinione che gli ebrei si fanno della democrazia. “La visita (delle aree palestinesi e beduine all'interno di Israele) si avverò essere un'illustrazione drammatica della discriminazione e del razzismo inerente in un sistema progettato specificatamente per conservare una maggioranza ebraica – un sistema basato sulla superiorità degli ebrei su tutti gli altri. I palestinesi e i beduini che vivono all'interno di Israele sono cittadini dello stato. Possono votare alle elezioni; i beduini, ma non gli altri palestinesi, effettuano addirittura il servizio militare. Tuttavia, per quanto riguarda la legge e i provvedimenti istituzionali inerenti all'assetto di Israele in quanto Stato a maggioranza ebraica, i palestinesi e i beduini, dato che non sono ebrei, non hanno affatto diritti uguali né ricevono affatto uguali servizi dallo Stato. Non solo devono affrontare un genere di discriminazione del tipo di quella che colpiva i neri negli Stati Uniti – le loro scuole sono inadeguate, anche i servizi comunali sono inadeguati, devono vedersela con la discriminazione nel campo dell'occupazione e del lavoro, le loro città spesso si trovano vicino a discariche di materiali tossici a cielo aperto, o altri luoghi pericolosi dal punto di vista ambientale – ma siccome Israele è esplicitamente uno stato ebraico, i palestinesi non possono godere per legge degli stessi benefici statali di cui godono gli ebrei né possono vivere in alcuna maniera allo stesso modo degli ebrei.” (Kathleen & Bill Christison, 'Finally it Broke my Heart': Random Impressions from Palestine, 24 settembre 2004, http://www.counterpunch.org/christison09242004.html,); “I palestinesi dei territori occupati, sotto occupazione da più di una generazione, 38 anni, non solo non hanno il diritto di entrare in Israele senza un regime di permessi speciali, non solo è stato loro negato, negli ultimi 15 anni, di lavorare in Israele, non solo quando lasciano i loro territori specifici per trascorrere un periodo di tempo all'estero possono perdere le loro case e le loro proprietà per sempre, come fossero stranieri, ma addirittura gli stessi arabi cittadini di Israele vanno perdendo sempre più diritti politici, come per esempio il diritto di garantire ai loro figli condizioni minime di vita dignitosa, una biblioteca pubblica, un centro culturale, cibo sufficiente.” (Ytzhak Laor, Israel Makes it Harder for Non-Jews to Become Citizens: Racism by Any Other Name, 7 aprile 2005, http://counterpunch.org/laor04072005.html,); “Né vi è uguale trattamento di tutti cittadini nello stato ebraico. Il governo collettivista di Israele spende molto più denaro per i suoi cittadini ebrei di quanto ne spenda per i cittadini palestinesi dello SSE. Per esempio, il ministero dei lavori pubblici spende circa 30 dollari per le città ebraiche, rispetto a ogni singolo dollaro che spende per quelle abitate da cittadini palestinesi.” [2](Stephen J. Sniegoski, Sharansky,Weissglas,and the Inaugural Address: The Israeli connection continues, 2 febbraio 2005); “Oggi ci sono circa sei milioni di cittadini ebrei e un milione di cittadini non-ebrei; dei cittadini non-ebrei, circa 250 000 sono classificati come «presenti-assenti» (secondo la Legge sulla Proprietà degli Assenti del 1950) e in conseguenza di ciò vengono loro negati – per sempre – tutti i loro diritti di proprietà, ai quali non viene più riconosciuta alcuna validità a partire dalla creazione dello stato israeliano nel 1948. Un ebreo tuttavia non può essere classificato come «presente assente» nello stato ebraico di Israele. I non-ebrei nello stato di Israele subiscono una discriminazione in vari modi, alcuni de jure, molti de facto. I non-ebrei sono esclusi dai quartieri per soli ebrei e sono costretti a vivere in villaggi e città per soli arabi, i quali ricevono molto meno dallo stato di quanto ricevano i villaggi e le città per ebrei. La differenza tra gli ambienti di vita per ebrei e per non-ebrei è simile a quella che esiste negli Stati Uniti tra un ghetto all'interno di una città e una raffinata area residenziale periferica.” (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Antisemitism Support Israel? 6 febbraio, 2005 http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm ).

I palestinesi d'Israele sono cittadini di seconda classe nello SSE. Questa situazione è del tutto temporanea dato che lo scopo dello SSE è quello di cacciare o deportare questi «alieni» indigeni, non appena maturano le condizioni. Paradossalmente, per guadagnarsi le simpatie della gente nel mondo, gli ebrei cercano di nascondere la cittadinanza di seconda classe dei palestinesi d'Israele al mondo esterno come fanno pure con il loro inconfessato desiderio di avere uno stato per soli ebrei. I sionisti, da una parte, si sforzano di convincere gli occidentali che lo stato sionista è una società aperta, occidentale, secolare, multi-culturale, come quelle di tutti gli stati occidentali, dall'altra, ogni volta che possono farlo senza rischi, concentrano il massimo dei loro sforzi per cacciare tutti i palestinesi dalla loro terra. Quanto più i sionisti cercano di creare condizioni insostenibili per i palestinesi, per costringerli a lasciare la Palestina, tanto più si sforzano di nascondere questa pulizia etnica con l'inganno che lo SSE è simile a un qualsiasi altro stato occidentale. Nel mondo occidentale vi sono ebrei che fingono di essere antisionisti al fine di diffondere subdolamente argomenti a favore dello SSE in Palestina. Riescono a far questo pretendendo che nello SSE i palestinesi hanno gli stessi diritti degli ebrei. E' evidente che molti ebrei antisionisti non fanno altro che esporre le loro reali posizioni filo-sioniste nel momento in cui invariabilmente affermano che ebrei e palestinesi sono uguali.

Sebbene i palestinesi d'Israele possono costituire i loro partiti politici ed essere eletti alla Knesset, c'è da chiedersi perché lo fanno se poi gli viene impedito di legiferare su i temi della proprietà, l'immigrazione, il razzismo, le strade, le colonie, la programmazione, la politica estera, la natura dello SSE, ecc., ecc. Il solo e unico scopo di questa finta democrazia è di impedire al mondo di comprendere la natura razzista dello SSE in Palestina. Si può solo restare sbalorditi davanti all'impudenza vera e propria, e alla incredibile faccia tosta degli ebrei che difendono risolutamente lo SSE mentre contemporaneamente si fanno sostenitori di una rivoluzione permanente che porti vari paesi a diventare democratici. L'intento dei sionisti è di concentrare l'attenzione su qualsiasi male della terra pur di impedire al mondo di vedere il veleno che lo SSE in Palestina va spargendo ovunque può. Uno dei dirigenti dello SSE, Nathan Sharansky, il quale ritiene che anche Sharon è troppo tenero con i palestinesi, è diventato il faro che ha formulato la dottrina della politica estera dell'amministrazione Bush volta a democratizzare il mondo. Sharansky pretende che tutti i paesi diventino democratici, salvo naturalmente lo SSE in Palestina. “In breve, Sharansky pone l'obiettivo dell'esclusivismo ebraico ben al di sopra dell'ideale della democrazia universale. L'etnocentrismo ebraico ha la meglio sul concetto di uguaglianza di tutti i cittadini”. (Stephen J. Sniegosky, Sharansky, Weissglas, and the Inaugural Address: The Israeli Connection Continues, 2 febbraio, 2005).

La politica dello spazio vitale (lebensraum) dello Stato per Soli Ebrei.

La natura razzista dello SSE appare evidente se si analizzano i tentativi dei sionisti di cacciare tutti i palestinesi dalla Palestina. Nel 1948, l'esercito sionista cacciò 750 000 palestinesi dalla Palestina. “I sionisti sapevano che dovevano liberarsi della maggioranza araba per poter costituire uno stato specificamente ebraico. La guerra si concluse con il controllo dai parte dei sionisti dell'80% della Palestina. L'anno successivo, circa 400 villaggi arabi furono completamente distrutti. Non fu un incidente ma fu il risultato di una politica deliberata, come dimostra la seguente dichiarazione di uno dei più autorevoli dirigenti dello stato sionista: «tra di noi deve essere chiaro che nel nostro paese non c'è posto per entrambi i popoli. La sola soluzione è Eretz Israel, senza arabi, o per lo meno la metà occidentale di Eretz Israel senza arabi; e non c'è altra soluzione se non quella di trasferire gli arabi da questo paese nei paesi arabi circostanti, trasferirli tutti senza che rimanga un solo villaggio, una sola tribù”. (Joseph Weitz, Vice Presidente (dal 1951 al 1973) della Direzione del Fondo Nazionale Ebraico, ex-Presidente della Israel Land Authority, citato in Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, 17 giugno 2004, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html ). Dalla guerra del 1948, lo Stato per Soli Ebrei ha portato avanti la sua politica di «lebensraum» contro i palestinesi. Negli ultimi 50 anni non ha fatto altro che terrorizzare i civili palestinesi nella speranza di farli fuggire dalla loro terra.

Solo gli ebrei esistono nello Stato per Soli Ebrei

Per lo SSE, non basta cacciare tutti i palestinesi dalla Palestina. Lo SSE cerca anche di sradicare completamente ogni segno dell'esistenza dei palestinesi in Palestina. Il Dio degli ebrei diede la terra di Palestina agli ebrei e questa sacra terra non può essere corrotta o contaminata dalla minima evidenza dell'esistenza dei palestinesi. Nel 1948, dopo che i sionisti erano riusciti a cacciare tre quarti di un milione di palestinesi dalla loro terra, demolirono tutti i villaggi palestinesi per essere sicuri che i palestinesi non tornassero mai più. Quindi cancellarono ogni traccia della vita dei palestinesi nel paese, proprio come i nazisti avevano cercato di cancellare l'esistenza degli ebrei in quello che Hannah Arendt chiamava «the holes of oblivion» (i vuoti dell'oblio, ndt). Al posto di villaggi palestinesi, i sionisti costruirono quindi insediamenti di soli ebrei, “Moshe Dayan, ex-Ministro della Difesa, affermò in un famoso discorso davanti agli studenti dell'Istituto israeliano di Tecnologia di Haifa, nel 1969: «Al posto dei villaggi arabi, furono costruiti villaggi ebraici. Voi nemmeno conoscete i nomi di quei villaggi arabi, e io non vi rimprovero per questo, perché i libri di geografia non esistono più. Non solo non esistono più i libri di geografia, non ci sono più nemmeno i villaggi arabi. Nahial ha sostituito Mahlul; il Kibbutz Gvat è sorto al posto di Jibta; il Kibbutz Sarid è ora nel luogo dove sorgeva Huneifis; e Kefar Yehushua ha rimpiazzato Tal al Shuman. Non c'è un solo centro costruito da noi in questo paese che prima non avesse una popolazione araba»” (Ha'aretz, 4 aprile, 1969, citato Davis, 21) (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004). Dalla guerra del 1948, lo SSE ha continuato a cancellare ogni traccia della cultura palestinese in Palestina.

Confini stabiliti solo dagli ebrei

Lo SSE in Palestina è l'unico paese al mondo che rifiuta di definire i suoi confini. Questo rifiuto è determinato dalla riluttanza di limitare le sue ambizioni colonialiste e di reprimere entro determinati confini la tendenza a ampliare il suo «lebensraum». “Israele è un fenomeno unico, perché non ha confini definiti o riconosciuti ... Israele è sempre stato un paese dai confini striscianti e che avanzano furtivamente – Israele è mosso da un insaziabile bisogno di espandersi, e quindi di espropriare ulteriormente la popolazione nativa. Il 14 maggio del 1948, il giorno in cui proclamò il nuovo stato, senza specificarne i confini, Ben Gurion scrisse nel suo diario: «Si prenda per esempio la Dichiarazione di Indipendenza Americana. Non fa menzione di limiti territoriali». Alcuni anni dopo, Ben Gurion scrisse: «Mantenere lo status quo non servirà a nulla. Dobbiamo costruire uno stato dinamico incline all'espansione» l'attuale costruzione del Muro-ingloba-terra è solo l'ultima manifestazione di questa propensione espansionistica” (Paul de Rooij , Straw Men and Wild Fires, http://www.terpunch.org/rooij02282005.html, 28 febbraio 2005); “nel 1948, la colonia ebraica divenne Stato ma con confini in espansione. Israele lanciò sei grandi guerre contro il popolo palestinese e i vicini stati arabi. Nel 1948, nel 1956, nel 1967, nel 1978, nel 1982, e nel 2002. In tutte queste guerre, Israele ha ampliato il suo territorio. Nel 1948 annesse la Galilea, la regione di Auja e il corridoio di Gerusalemme, che erano territori palestinesi secondo la Risoluzione 181 sulla Partizione del 1947. Nell'anno 1956 Israele collaborò con le potenze imperialiste europee della Gran Bretagna e della Francia per invadere l'Egitto e il territorio palestinese della Striscia di Gaza. Solo la ferma posizione del Presidente Eisenhower costrinse i sionisti israeliani a ritirarsi dalla Striscia di Gaza e dal Sinai. Nel 1967, Israele invase e occupò i territori arabi del Sinai, della Striscia di Gaza, della Cisgiordania e delle alture del Golan. Nel 1978, Israele invase e occupò il Libano meridionale. In seguito, nel 1982, invase il Libano, inclusa la capitale Beirut. Quando si ritirò dalla città, alcuni mesi dopo, consolidò ed estese l'occupazione del Libano meridionale. Oltre a queste guerre, Israele lanciò importanti raid aerei contro la Siria, il Libano, la Giordania, l'Iraq, l'Egitto, lo Yemen, e la Tunisia”. (Hassan A. El Najjar, Zionism: The Highest Stage of Imperialism, 15 maggio 2002. http://www.aljazeerah.info/Editorials/2002/May%202002/Zionism,%20the%20highest%20stage%20of%20imperialism%20By%20Hassan%20A.%20El-Najjar.htm ). “Contrariamente a molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, lo stato israeliano non appartiene, nemmeno in principio, alle persone che risiedono all'interno dei suoi confini, ma considera se stesso come lo stato del popolo ebraico, ovunque questi ebrei si trovino. Una simile strana definizione è una delle ragioni per cui lo stato non è riuscito fin'ora a produrre una costituzione scritta, non è riuscito a definire i suoi confini, o addirittura a dichiarare l'esistenza di una nazionalità israeliana”. (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004). Questo è un altro esempio del convincimento degli ebrei di essere speciali o unici.

Proprietà terriera per soli ebrei

Un'altra politica per soli ebrei portata avanti dallo SSE in Palestina riguarda la proprietà terriera. “Lo stato possiede il 94% della terra in Israele e la tiene in custodia esclusivamente per gli ebrei; ciò significa che i palestinesi non possono comprare questa terra – perfino la terra di cui una volta erano proprietari prima che Israele fosse fondato ed essi venissero espropriati. Di solito non possono neanche prendere in affitto terre dallo Stato”. (Kathleen & Bill Christison, Finally it Broke my Heart: Random Impressions from Palestine, 24 settembre 2004, http://www.counterpunch.org/christison09242004.html ). I palestinesi d'Israele, i quali hanno il diritto di votare, di formare partiti politici, e di occupare un seggio alla Knesset, non hanno il diritto di comprare della terra perché il dio dei soli ebrei ha dato la terra della Palestina solo agli ebrei. E' un fatto normale per lo SSE rubare la terra ai palestinesi, ma è cosa ancora più grave che questo stato rubi la terra anche ai palestinesi d'Israele, malgrado il fatto che essi siano cittadini israeliani e quindi siano protetti dalla legge. L'unica differenza tra il furto di proprietà a danno dei palestinesi e quello a danno dei cittadini palestinesi d'Israele è che nel primo caso gli ebrei espropriano la terra illegalmente, mentre nel secondo caso essi sono costretti a confiscarla legalmente, come facevano i nazisti durante la seconda guerra mondiale. “Israele ha nazionalizzato circa il 93 per cento delle terre del paese, e lo ha fatto confiscando terreni, senza compensazione, ai quattro milioni di rifugiati palestinesi che vivono in esilio e a quel milione di palestinesi che sono cittadini israeliani. Questo 93 per cento di Israele è fuori portata per i palestinesi ...” (Jonathan Cook, Apartheid targets Palestinian home owners inside Israel, The Electronic Intifada, 10 marzo 2005, http://electronicintifada.net/v2/article3674.shtml ). I palestinesi non hanno alcun diritto di impedire allo Stato per Soli Ebrei di confiscare la loro terra. Alcuni sionisti sono finalmente giunti a provare imbarazzo politico per questo furto di proprietà. Ma ciò che li imbarazza non è il razzismo in se stesso, ma quella che loro ritengono essere l'erronea percezione del razzismo da parte del resto del mondo. Così lo SSE sta attualmente cercando i modi per camuffare questo razzismo al fine di guadagnarsi l'approvazione dei loro presunti sostenitori anti-razzisti in Occidente, “Dal 1961, lo stato ha amministrato le terre del Fondo Nazionale Ebraico per mezzo della Amministrazione delle Terre Israeliane (Israel Lands Administration, ILA). Fino a poco tempo fa era permesso solo agli ebrei di partecipare alle gare d'appalto per l'acquisto o l'affitto di terre del Fondo Nazionale Ebraico, ma il Procuratore Generale, Menachem Mazuz, ha decretato, la settimana scorsa, che la ILA non può proseguire in questa politica perché essa discrimina tra ebrei e non-ebrei”. (Amiram Barkat, Buying the State of Israel, 11 febbraio 2005, http://www.haaretz.com/hazen/objects/pages/PrintArticleEn.jhtml?itemNo=539278 ); “Il Fondo Nazionale Ebraico ... mantiene e porta avanti le politiche discriminatorie di Israele riguardo alla terra. Due settimane fa, il Procuratore Generale di Israele ha stabilito che tutte le terre gestite dalla ILA, comprese le terre di proprietà del Fondo Nazionale Ebraico, devono essere messe sul mercato senza discriminazioni o limiti nei confronti di chicchessia, compresi i non-ebrei. Secondo il giornale israeliano Ha'aretz, «L'ufficio del Procuratore dello Stato è convinto che non sarà in grado di difendere davanti alla Corte Suprema la politica di assegnare esclusivamente agli ebrei la terra del Fondo Nazionale Ebraico». Alcuni giorni dopo, le agenzie di stampa riportavano che «Il Fondo Nazionale Ebraico e il Ministero delle Finanze stanno discutendo sui metodi da seguire per separare il Fondo Nazionale Ebraico dallo Stato, per permettere al primo di continuare a vendere la terra solo agli ebrei».” (Quit ! premieres latest line of “Estee Slaughter” products on Valentine's Day, http://electronicintifada.net/v2/article3627.shtml , 21 febbraio 2005). [3] Comunque, queste preoccupazioni politiche riguardo alle sensibilità anti-razziste degli occidentali potrebbero essere fuori luogo dal momento che molti governi occidentali hanno dato tanto sostegno allo SSE che ormai sono diventati razzisti quanto lo SSE in Palestina.

Polizia per soli ebrei

Quella che segue è la storia del modo in cui a occupanti abusivi di terre o case altrui, se sono ebrei, è consentito di commettere crimini contro cittadini palestinesi d'Israele, e se poi questi ultimi protestano per il trattamento loro riservato (illegale anche secondo la legge per soli ebrei) essi vengono multati per proteste. “Nel 1989, un gruppo di coloni armati invase una casa nella Città Vecchia di Gerusalemme e occupò il piano superiore. La famiglia palestinese che viveva nella casa riuscì a respingere i coloni dal pian terreno. Il proprietario palestinese della casa chiese l'intervento della polizia per cacciare gli invasori, ma gli fu subito somministrata una multa di 500 shekel per aver «disturbato la quiete pubblica». Nei mesi che seguirono, i coloni fecero di tutto per rendere impossibile la vita della famiglia palestinese: buttavano spazzatura nel cortile della casa dei palestinesi, battevano forte con i piedi sul pavimento di notte, e buttavano acqua bollente sui bambini quando questi si azzardavano a uscire di fronte casa. Alla fine i coloni forarono in più punti il tubo delle acque nere in modo che queste colassero nel soggiorno e nella cucina di sotto, dove gli 11 membri della famiglia erano ora costretti a dormire. Due adulti almeno erano costretti a stare in casa tutto il tempo per impedire che i coloni invadessero il resto della casa. La famiglia resisté per più di un anno, costruendo diversi congegni per impedire il flusso delle acque nere nelle stanze del loro piano terra. Ho visitato questa famiglia più volte e ho visto con i miei occhi i minacciosi e barbuti coloni armati e li ho sentiti chiedere al proprietario palestinese quando aveva l'intenzione di andarsene. Per di più, c'è da aggiungere che questo tipo di cosa si è ripetuta migliaia di volte nei territori occupati, dove, sia l'esercito sia i coloni hanno invaso e confiscato case palestinesi. Questo genere di avvenimenti sono peggiori della demolizione di case, perché oltre all'esproprio della casa le famiglie palestinesi sono costrette a subire l'insulto e l'umiliazione. Mentre le demolizioni di case sono faccende impersonali eseguite dai soldati con gli esplosivi e i bulldozer della Caterpillar, le invasioni delle case sono una imposizione di umiliazioni e intimidazioni programmate – questa è una faccenda personale, che tocca da vicino. Si direbbe che se lo scopo è quello di rubare delle case, lo si potrebbe fare tutto in una volta. Il fatto che gli assedi dei coloni o quelli dei soldati durino mesi significa che lo scopo, oltre all'esproprio, è anche quello di cacciare i palestinesi dalla zona; non basta privare le famiglie delle loro case o attività – l'obiettivo è di cacciarle dalle loro città e da «Israele» una volta per tutte. Oltre al fatto in sé di mettere le case sotto assedio, c'è un messaggio per tutte le famiglie palestinesi del vicinato”. (Paul de Rooij, Saverio Costanzo's “Private”, http://www.counterpunch.org/rooij05202005.html 19 maggio 2005) Questa storia è una prova ulteriore del fatto che i cittadini palestinesi d'Israele non hanno gli stessi diritti degli ebrei. Solo i razzisti sionisti promuovono l'idea che c'è uguaglianza tra gli ebrei e i palestinesi d'Israele nello SSE. [4]

Solo operai agricoli ebrei su terra agricola per soli ebrei

Gran parte della terra che gli ebrei hanno rubato ai palestinesi è terra agricola. Gli ebrei hanno in seguito fatto in modo che solo operai agricoli ebrei lavorassero questa terra per soli ebrei. “Il problema di costruire una società ebraica in mezzo ad una maggioranza schiacciante di arabi, a suo tempo, fu presentato dai sionisti con la terminologia della «conquista della terra e del lavoro». La terra, una volta acquisita, doveva restare saldamente in mano agli ebrei. L'altra faccia di questo progetto, noto con la terminologia di «forza lavoro sionista», invocava l'uso esclusivo di forza lavoro ebraica sulla terra conquistata dagli ebrei in Palestina. I sostenitori della «forza lavoro ebraica» sostenevano questo doppio esclusivismo (o apartheid, come lo chiameremmo oggi) al fine di costruire istituzioni schiettamente ebraiche”. (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004)

Occupazione per soli ebrei

Lo SSE porta avanti politiche occupazionali riservate ai soli ebrei. “La conquista della forza lavoro non riguardava solo l'agricoltura ma anche l'industria. I sostenitori della «forza lavoro ebraica» crearono un'istituzione per organizzare la forza lavoro ebraica e per escludere gli arabi: l'Histadrut. L'Histadrut era (e largamente è ancora) una confederazione sindacale nonché una società cooperativa che fornisce ai suoi iscritti un certo numero di servizi. Fin dall'inizio quest'istituzione è stata un mezzo per segregare la forza lavoro araba separandola da quella ebraica e costruire un settore strettamente ebraico”. (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004); “La stragrande maggioranza dei lavoratori palestinesi che erano stati incorporati nella forza lavoro israeliana, e facevano quindi parte del paesaggio quotidiano in Israele, scomparvero appena il loro diritto di entrare in Israele fu revocato”. (Neve Gordon, 'From Ghettos to Frontiers', A review of 'Frontiers to Ghettos' by James Ron, 19 maggio 2005, http://www.counterpunch.org/gordon05192005.html ).

Questa politica continua ancora oggi, “Israele progetta di mettere fine alle opportunità di impiego per i palestinesi entro il 2008. Il capo di Stato Maggiore, Generale Moshe Ya'alon ha affermato che Israele non intende più praticare una politica che incoraggi l'impiego dei palestinesi. Ya'alon ha dichiarato che il governo ha deciso di eliminare gradualmente il numero di posti di lavoro disponibile in Israele per i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania. Entro il 2008, Israele intende istituire il divieto completo di usare mano d'opera palestinese, secondo quanto riporta il Middle East Newsline. Il governo può proibire ai palestinesi di entrare in Israele e richiede permessi di entrata e di lavoro. «Lo scopo è proibire ai palestinesi di lavorare in Israele entro il 2008», ha dichiarato Ya'alon alla conferenza sulla Guerra di Bassa Intensità contro il Terrorismo [LIC-2005] di martedì scorso. Ya'alon ha dichiarato che Israele ha incoraggiato i paesi occidentali ed altri paesi donatori ad aiutare l'Autorità Palestinese in modo che si creino posti di lavoro in uno sforzo teso a porre fine alla dipendenza dei lavoratori palestinesi dallo stato ebraico. Egli ha dichiarato che questa nuova politica non ha niente a che fare con un accordo di pace con l'Autorità Palestinese per questioni di sicurezza”. (Israel to Ban Hiring of Palestinians, World Tribune.com, 10 marzo 2005).

Leggi edilizie per soli ebrei

Il sistema attraverso il quale gli ebrei rubano la terra ai cittadini palestinesi di Israele, ai quali è riconosciuto il diritto di possedere le loro terre, è insito nel sistema delle leggi edilizie che favoriscono solo gli ebrei. Il seguente incidente riguarda un cittadino palestinese di Israele, chiamato Alì, abitante in un villaggio palestinese chiamato Sakhin. Lo SSE gli impedisce di ampliare la sua casa sulla sua stessa terra, “ma anche così, non potrebbe Alì trovare per lo meno un modo per costruire un'altra casa all'interno di una comunità palestinese o all'interno del villaggio di Sakhin? Il problema, ancora una volta, è la legge. Nel 1965, il governo israeliano ha approvato il Decreto Edilizio ed Edificatorio, che stabilisce le zone in cui i cittadini israeliani, ebrei da una parte e palestinesi dall'altra, possano vivere. Lo spazio destinato all'espansione di ogni comunità è stato circoscritto e fissato su una mappa del paese per mezzo di una linea blu che delimita questo spazio intorno ad ogni comunità. All'interno della linea blu ci può essere espansione, all'esterno l'espansione è proibita. Tuttavia, nel caso delle comunità ebraiche, le relative linee blu sono state tracciate con generosità per permettere una grande espansione nel futuro. Lo stato ha anche continuato ad aggiungere nuovi villaggi e comunità ebraiche alla lista del 1965. Al contrario, le linee blu che riguardano le comunità palestinesi sono state tracciate proprio intorno alle già esistenti costruzioni del 1965, in modo da non lasciare spazio all'espansione. (Di fatto, lo stato di Israele si è sempre rifiutato di tracciare le linee blu intorno decine di comunità palestinesi che esistono da prima della creazione dello stato di Israele, così «annullandole». Oggi circa 100 000 palestinesi vivono in questi «villaggi non riconosciuti». Per la legge tutte le case che si trovano in questi «villaggi non riconosciuti» sono considerate illegali e quindi soggette a demolizioni). Dal 1965, non è stata approvata nessuna nuova comunità o nuovo villaggio palestinese”. (Jonathan Cook, Apartheid Targets Palestinian Home-Howners inside Israel, The Electronic Intifada, 10 marzo 2005, http://electronicintifada.net/v2/article3674.shtml ).

Acqua per soli ebrei

“I coloni ebrei ricevono l'acqua per i loro prati e le loro piscine laddove gli arabi non ne ricevono...” (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Anti-Semitism Support Israel?, 6 febbraio 2005, http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm ). [5]

Strade per soli ebrei

Lo SSE in Palestina cerca di purificare la sua essenza ebraica costruendo strade per soli ebrei. “Prima che ci fosse il terrorismo, c'erano le strade. Israele ha costruito una rete di 300 miglia di strade in tutta la Cisgiordania per collegare le colonie. Si tratta di strade ad alta-sicurezza, ampie quanto tre campi di pallone con, ad entrambi i lati, un perimetro di sicurezza, e naturalmente si tratta di strade per soli ebrei. Esse separano, le une dalle altre, le zone popolate dai palestinesi, nonché le popolazioni dalle loro terre agricole; in realtà, già prima dell'attuale guerra, esse dividevano le aree sotto controllo semi-autonomo dei palestinesi in 227 segmenti di terra staccati, non contigui”. (Kathleen Christison, Before There Was Terrorism, 2 maggio 2002, http://www.counterpunch.org/kchristison0502.html ).

Colonie, villaggi, cittadine e città per soli ebrei

Il concetto di strade per soli ebrei non dovrebbe essere tanto sorprendente dal momento che gli ebrei hanno anche creato colonie, villaggi, cittadine e città per soli ebrei. “Essi (i palestinesi) non sono autorizzati, per legge, a trasferirsi in città ebraiche o in quartieri ebraici di città a popolazione mista” (Kathleen & Bill Christison, Finally it Broke my Heart: Random Impressions from Palestine, 24 settembre 2004, http://www.counterpunch.org/christison09242004.html ); “[Ci sono] piccole comunità ebraiche di lusso note in ebraico come «mitzpim». Queste «mitzpim», a cui è attribuito un vasto terreno su cui i suoi abitanti possono costruire, devono, per legge, passare al vaglio chiunque desideri andarci a vivere. Sempre per legge, i non ebrei non sono autorizzati a fare richiesta di entrare in queste comunità”. (Jonathan Cook, Apartheid Targets Palestinian Home-Howners inside Israel, The Electronic Intifada, 10 marzo 2005, http://electronicintifada.net/v2/article3674.shtml ). Così, sebbene i palestinesi cittadini di Israele possono legalmente viaggiare su queste strade, in pratica ciò non è possibile perché queste strade collegano una colonia, una cittadina e una città per soli ebrei ad un'altra simile.

Automobili per soli ebrei

Per fare in modo che l'esercito ebraico possa scoprire subito i palestinesi (i quali sono tutti sospetti terroristi), lo stato per soli ebrei in Palestina ha realizzato un sistema di targhe automobilistiche da apartheid in Palestina. Gli ebrei hanno un tipo di targa, i palestinesi cittadini di Israele ne hanno un altro, i palestinesi dei territori occupati ne hanno un terzo. E' sorprendente che lo SSE non abbia costretto i palestinesi a portare una fascia gialla con sopra stampata la lettera P quando vanno in giro.

Immigrazione per soli ebrei: la «legge del ritorno» per soli ebrei

Durante la violenta nascita dello SSE, nel 1948, gli ebrei cacciarono tre quarti di milione di palestinesi dalle loro case e dal loro paese. Da allora, lo SSE si è rifiutato di permettere a questi palestinesi, o ai loro discendenti, di tornare nel paese. Le loro case e le loro terre, da allora, sono state prese e occupate dai nazisti ebraici. In totale contrasto con ciò, qualsiasi ebreo nel mondo, anche colui che non ha mai avuto nessuna relazione con la Palestina, ha il diritto legale di immigrare in Palestina, acquisire la cittadinanza per soli ebrei, e possedere proprietà per soli ebrei. “Il primo censimento dello stato di Israele, realizzato nel 1949, riscontrava la presenza di 650 000 ebrei e 150 000 arabi. Il fondamento legale dello stato razziale fu stabilito da due leggi approvate nel 1950. La prima, la «legge del ritorno», garantiva a qualsiasi ebreo, ovunque egli si trovasse nel mondo, il diritto di «tornare» in Israele. Questo diritto non valeva per i non-ebrei, inclusi gli arabi palestinesi che da poco erano stati trasformati in rifugiati. Oltre a ciò, la «legge della proprietà degli assenti» confiscò la proprietà degli arabi «assenti», e la consegnò al Custode della Proprietà degli Assenti. I rifugiati arabi all'interno del loro stesso paese (la Palestina storica, NdT) furono definiti «presenti-assenti» (che definizione!), e non fu loro permesso di ritornare alle loro proprietà. Un certo numero di rifugiati che tentarono di fare questo furono definiti «infiltrati», ed alcuni di essi furono uccisi durante questo tentativo. La proprietà confiscata rappresentava la vasta maggioranza dei nuovi insediamenti. Queste terre confiscate, in accordo con i procedimenti stabiliti nel periodo mandatario (1921-1948, NdT) dal fondo nazionale ebraico sono diventate terre israeliane, con una loro propria amministrazione. Questa amministrazione, che controlla il 92,6% di tutte le terre di Israele, affitta o vende queste terre esclusivamente agli ebrei” (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004); “Wiesel appoggia il «diritto al ritorno» per gli ebrei, ma soltanto per gli ebrei. Un ebreo americano, i cui antenati sono vissuti in America, almeno fin dalla guerra di indipendenza, ha il diritto di tornare in Israele, ottenere la doppia cittadinanza, costruire, con il sussidio dello stato, una casa su terra espropriata ai palestinesi e andare in giro in macchina tra le colonie su strade «per soli ebrei». Invece i palestinesi, i cui antenati vissero proprio su quelle terre per secoli e che hanno un titolo ed ancora la chiave della proprietà dalla quale furono cacciati nel '48 non hanno diritto a tornare”. (lettera di Daniel A. McGowan, direttore, Deir Yassin Remembered – 26 Febbraio 2005). Lo SSE permette ai cristiani di visitare i luoghi santi cristiani in Palestina, ma non desidera permettere loro di immigrare in Israele e diventare cittadini israeliani, specialmente se costoro sono cristiani palestinesi.

Naturalmente, tutti gli stati del mondo hanno il diritto di controllare l'immigrazione, ma lo SSE in Palestina permette l'immigrazione di ebrei e vieta quella di persone di altra razza o religione. In altre parole, lo SSE promuove una politica di immigrazione razzista, per soli ebrei. In America, virtualmente tutti i principali filo-sionisti, che sostengono le politiche di immigrazione razziste nello SSE in Palestina, sono ardenti oppositori di qualsiasi limite di immigrazione negli Stati Uniti.

Cimiteri per soli ebrei

Ci sono anche cimiteri per soli ebrei, oltre alle strade per soli ebrei che collegano colonie, cittadine, città per soli ebrei, nello stato per soli ebrei. Gli ebrei hanno orrore dell'idea di essere tumulati in compagnia di non-ebrei, come se anche dopo la morte i non-ebrei potessero contaminare o avvelenare la loro essenza ebraica. Come Israel Shamir ha sottolineato: “Il loro seppellimento separato è necessario per garantire la loro resurrezione corporale quando giungerà il Messia. Il corpo di un ebreo contaminato dalla prossimità di quello di un non-ebreo non potrà risuscitare, secondo gli ebrei. Anche gli ebrei non religiosi seguono questa regola di separazione senza pensarci due volte”. Se dei non-ebrei sono seppelliti per caso tra ebrei, questo mette a rischio la resurrezione di tutti gli ebrei, così il povero cristo deve essere disseppellito e trasferito in un cimitero non-ebraico. “Questo atteggiamento schifiltoso è particolarmente sgradevole: quando gli ebrei scoprono che una persona di dubbia ebraicità è stata seppellita tra le tombe ebraiche, essi rimuovono il cadavere e lo scaricano da qualche altra parte. Ciò è successo ad una cittadina israeliana, Teresa Angelowitz. Costei era stata seppellita in un cimitero ebraico, successivamente le autorità religiose scoprirono che era la moglie di un ebreo ma non era ebrea. Esumarono il suo cadavere e nel buio della notte lo ritumularono in una discarica. E' accaduto anche a molti soldati russi che morirono nella difesa del carattere ebraico di Israele, ai quali fu rifiutata la tumulazione”.

Molti ebrei nello SSE rimasero terrorizzati dallo tsunami che nel Dicembre 2004 colpì l'Asia sud-orientale. Erano terrorizzati dall'idea che le vittime ebraiche potessero essere seppellite nello stesso posto delle decine di migliaia di vittime non-ebree. “Mentre l'intero mondo mandava aiuti alle popolazioni del sud-est asiatico colpite dallo tsunami, Israele mandava una squadra che aveva un unico compito. Non molti turisti israeliani erano stati spazzati via dalle onde giganti; il numero ufficiale di morti è di 3, con circa 20 dispersi; non molti, se paragonati alle centinaia di migliaia di indonesiani o anche ai 3000 svedesi. Eppure la squadra israeliana inviata sul posto era molto attiva. Il gruppo di esperti altamente qualificati, guidato dal rabbino Meshi Zahav, non era sul posto per salvare i sopravvissuti intrappolati nelle macerie o per alleviare la sofferenza di milioni di persone; il loro lavoro consisteva nel salvare gli ebrei morti da un destino peggiore della morte, cioè di essere seppelliti insieme ai non-ebrei nelle stesse fosse comuni. Il quotidiano Ha'aretz ha riportato: «Le squadre di soccorso israeliane in Tailandia si sono divise giovedì scorso: un gruppo lavorava all'identificazione dei corpi a Krabi, mentre un altro lavorava con lo stesso compito a Phuket. Il personale israeliano – poliziotti e membri di Zaka (un gruppo no-profit specializzato nell'identificazione delle vittime dei disastri) – sta cercando di trovare i corpi degli israeliani morti, prima che siano sepolti». Esso ha fatto pressioni sul governo tailandese al fin di rimandare la sepoltura di massa, sebbene fosse necessario agire in fretta per prevenire la diffusione di epidemie; e Bangkok ha ceduto. Il corpo di ogni ebreo morto dovrebbe essere portato in Israele, o per lo meno sepolto separatamente dagli impuri non-ebrei. Gilad Atzmon ha notato in modo pungente: «gli 'altruistici' ebrei ... sono in uno stato di panico. Come tutti sappiamo, gli ebrei morti sono preziosi, meritano una sepoltura speciale. Il fatto che 5 o 10 ebrei possano essere persi per sempre tra altri 125 000 non-ebrei è veramente orripilante, sono sicuro che potete capirlo».” (Israel Shamir, Tsunami a Gaza, 2 gennaio 2005).

Nello SSE - con la sua religione per soli ebrei, diritti politici per soli ebrei, diritti legali per soli ebrei, cultura per soli ebrei, confini per soli ebrei, posti di lavoro per soli ebrei, proprietà terriera per soli ebrei, leggi di pianificazione edilizia per soli ebrei, strade per soli ebrei che collegano colonie, villaggi, cittadine e città per soli ebrei, immigrazione per soli ebrei, cimiteri per soli ebrei - costituisce imperativo assoluto che, nella morte, ogni parte del corpo di un ebreo sia sepolto in un cimitero per soli ebrei; “una settimana dopo il referendum del Likud, 2 terribili colpi furono assestati a Israele. Un veicolo blindato che trasportava una grande quantità di esplosivi entrò nella città di Gaza con l'obiettivo di far saltare alcuni edifici; ma fu colpito da una bomba sistemata a lato della strada dalla guerriglia palestinese, il veicolo esplose, facendo a pezzi i 6 soldati che erano all'interno. Il giorno dopo successe esattamente un altro incidente simile sulla cosiddetta «Asse Philadelphia»: un altro veicolo blindato pieno di esplosivi, mandato per far saltare dei tunnel scavati sotto il confine, fu colpito da un razzo palestinese e saltò in aria con i 5 membri dell'equipaggio. La potenza di ognuna di queste due esplosioni fu tale che parti dei corpi dei soldati furono sparse in un raggio di centinaia di metri. L'intero paese ha potuto vedere alla televisione come i soldati israeliani strisciavano per terra e filtravano la sabbia con le loro mani nude per cercare di recuperare le parti dei corpi dei loro compagni. I media parteciparono all'orchestrazione dell'isteria necrofila, con infiniti servizi su «le parti dei corpi», interrotti da scene dei funerali.” (Uri Avnery, Busharon:Il conto alla rovescia, 15 Maggio 2004). Non abbiamo nessuna intenzione di prendere in giro i riti funebri dei sionisti. Tutte le culture hanno i propri rituali per la sepoltura dei morti, e ad ognuno di essi dobbiamo lo stesso rispetto. Tuttavia il rispetto generale che io accordo a questo rito funebre, inaspettatamente mi scoppiò in faccia alcuni mesi dopo quando lessi un articolo nel quale il commentatore, in un inciso, notò che lo SSE si rifiuta di riconsegnare alle proprie famiglie ciò che rimane dei corpi degli attentatori suicidi palestinesi. “Quando Michael Matza, il corrispondente da Gerusalemme dell' Inquirer, scrisse un articolo dal titolo «I resti dei palestinesi sono causa di rabbia», nel quale riportava nei dettagli la pratica degli israeliani di non consegnare i corpi degli attentatori suicidi, esso provocò una colorita e rumorosa reazione nei lettori, i quali ritenevano che l'articolo mostrava troppa simpatia nei confronti delle famiglie degli attentatori. In quel momento, non contava più che Matza avesse scritto numerosi articoli in cui esprimeva simpatia per le vittime israeliane degli attacchi suicidi. Fu accusato di essere antisemita e definito «ebreo che odia se stesso», uno degli epiteti preferiti dai giornalisti ebrei.” (Barbara Matusow, Caught in the Crossfire, American Journalist Review, fascicolo di Giugno/Luglio 2004). Questo non è solo un elemento isolato, ma è parte di una politica generale. “Siccome fui io a scrivere un comunicato stampa, mi vennero quasi le lacrime agli occhi perché ero costretto a fare la commedia. Tre giovani, che evidentemente stavano cercando di entrare in Israele per lavorare, erano stati sparati, colpiti e in seguito i loro organi erano stati espiantati senza riguardo dei loro corpi. Senza cerimonie i corpi furono restituiti 4 giorni dopo, senza spiegazioni. Secondo qualsiasi criterio umano, questa è una faccenda enorme, piena di intrecci politici”. (Mark Schneider, American Media Censorship and Israel, http://www.ccmep.org/ccmep/american031902.html, 19 marzo 2002). Questo fa parte del terrorismo culturale sionista contro i palestinesi. In questo modo i sionisti mostrano il loro più profondo disprezzo per i palestinesi facendo nei loro confronti esattamente l'opposto di ciò che è richiesto che essi stessi facciano riguardo ai propri riti funebri.

Razzismo esclusivistico ebraico: Ebrei razzisti nello Stato per Soli Ebrei

C'è molto razzismo esclusivistico ebraico nello SSE. Ci sono ovviamente dei razzisti in ogni società e ce ne sono addirittura in qualche governo occidentale. Ai nostri giorni, tuttavia, se un politico occidentale si permettesse di fare una dichiarazione razzista in pubblico sarebbe immediatamente attaccato dalla lobby sionista del suo paese e se non si dimettesse da solo, sarebbe comunque immediatamente licenziato. Questo non avviene nello SSE. I politici ebrei possono rilasciare dichiarazioni apertamente razziste senza che nessuno si prenda il fastidio di condannarli. “Un ministro del governo israeliano ha chiesto l'espulsione di circa 1 300 000 cittadini palestinesi d'Israele, che costituiscono quasi un quinto della popolazione dello stato. Il ministro dei trasporti Avigdor Lieberman ha dichiarato domenica durante un'intervista rilasciata alla radio dell'esercito (Gali Tzahal) che gli «arabi di Israele» dovrebbero essere espulsi nel caso in cui nascesse uno stato palestinese e nel caso gli insediamenti ebraici nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza dovessero essere smantellati. Lieberman, un ex-immigrato dalla Moldavia giunto in Israele nel 1978, ha sostenuto che l'esistenza di una grande minoranza non-ebraica in Israele minaccia l'«identità ebraica» e la «purezza etnica» di Israele. Tuttavia le sue frasi esplicitamente razziste non hanno prodotto alcuna reazione di collera nella classe politica israeliana. I politici israeliani, dal primo ministro israeliano, Ariel Sharon, in giù, si sono rifiutati di condannare le sue parole, mostrando invece una certa simpatia per le sue idee. Amira Dotan, uno dei portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, ha dichiarato ad Aljazeera che la pulizia etnica non è la «politica del governo». «Ignoro cosa lo abbia spinto a dire le cose che ha detto. Ma è un uomo libero; ha il diritto di esprimere le sue opinioni». Il razzismo di Lieberman è ben noto da molto tempo. Alcuni anni fa, chiese il bombardamento della diga di Assuan in Egitto, del palazzo presidenziale a Damasco e degli impianti nucleari iraniani. Ha anche chiesto che i deputati arabi della Knesset, Tibi e Muhammad Baraka, siano fucilati da un plotone di esecuzione perché sostengono i diritti dei palestinesi e chiedono la fine dell'occupazione israeliana. Nel 2002, spinse il primo ministro israeliano Ariel Sharon a compiere «omicidi in massa» di civili palestinesi per costringerli a fuggire in Giordania e in altri paesi vicini”. (Israeli Minister Wants Total Palestinian-Arab 'Cleansing', 10 maggio 2004, http://www.aljazeera.com/cgi-bin/news_service/middle_east_full_story.asp?service_id=1862)

Ancora una volta, non si è trattato di rare frasi razziste in un paese altrimenti non razzista. “Qualche tempo fa, fu approvata una legge in uno dei molti Comitati della Knesset che stabiliva che i coloni che sarebbero stati evacuati in seguito al futuro ritiro dalla Striscia di Gaza [6], avrebbero ricevuto un compenso. Per l'approvazione di questa legge, che costituiva un elemento essenziale del piano di «Disimpegno da Gaza» di Sharon, vi era nel comitato una maggioranza risicata di un solo voto. Alla fine essa passò definitivamente con un voto determinante a favore del governo, venuto dal di fuori della coalizione, da un membro della Knesset di nome Mohammad Barake. Il parlamentare Barake, del partito «Hadash» (ex partito comunista) è, come si può capire dal suo nome, un cittadino arabo israeliano. Il Ministro della Pubblica Istruzione israeliano, Limor Livnat, che aveva anch'egli votato a favore della legge, espresse indignazione per il fatto che un arabo (che come qualsiasi altro membro della Knesset, era stato eletto democraticamente), col suo voto, stava determinando, su una questione così importante, il futuro di Israele. Ma Livnat era solo uno dei tanti importanti politici appartenenti ad un gruppo di parlamentari di destra che avevano protestato nell'occasione. A causa della rilevanza della posizione di Livnat nel governo, ci fu un piccolo trambusto nei Media israeliani, anche perché aveva fatto affermazioni così sfacciatamente razziste proprio il Ministro della Pubblica Istruzione, cioè la persona che è responsabile di ciò che viene insegnato ai ragazzi nelle scuole. In realtà, nessuno era rimasto sorpreso. Nessuno si fa illusioni sul fatto che Ariel Sharon e il resto dei ministri, a parte – forse – alcuni politici del partito laburista, la pensino in modo diverso da Livnat, anche se essi rimangono più o meno in silenzio su questa faccenda. In ogni normale democrazia «occidentale», una cosa del genere avrebbe fatto scoppiare immediatamente uno scandalo. Posso solo immaginare che, se il Ministro della Pubblica Istruzione tedesco, per esempio, avesse detto qualcosa di lontanamente simile alla dichiarazione di Livnat, riguardo, per esempio, ad un parlamentare ebreo del parlamento tedesco, l'unico problema sarebbe stato allora se quel ministro sarebbe stato licenziato in un tempo minore di quello che ci sarebbe voluto al Ministro degli Esteri Israeliano per emettere una protesta ufficiale”. (Uri Yaakobi, Limor Livnat and the Palestinian «problem», http://electronicintifada.net/v2/article3634.shtml, 23 febbraio, 2005). Ci sono molti altri esempi di tale atteggiamento razzista da parte di, praticamente, tutti i politici per soli ebrei. Opinioni razziste come queste non sono sorprendenti in uno stato razzista. Ciò che è svolgente è il fatto che simili opinioni dovrebbero essere sorprendenti e non lo sono nello SSE. Che non lo siano indica poi quale è la forza nel mondo della propaganda sionista, che presenta lo Stato per Soli Ebrei come società multi-culturale.

Il razzismo non è un atteggiamento prevalente soltanto tra i politici per soli ebrei nello SSE, ma è un atteggiamento molto diffuso tra la maggior parte degli ebrei stessi. Israel Shamir cita Matti Golan, l'ex capo redattore del principale giornale sionista, Ha'aretz e del giornale dell'elite economica ebraica, Globes. “Io ho un problema con la Germania, ma non solo con la Germania. Ho un problema con tutto ciò che è tedesco, ovunque. Io non discuto né mi turbo. Ho semplicemente cancellato la Germania e la sua gente dal globo”. Shamir spiega che, “Golan non è un agitatore; non è uno di quei fanatici religiosi ebraici che negano ai Goyim la discendenza da Adamo. Golan non è un cabalista o un estremista, egli è un influente intellettuale ebraico sano di mente, non-religioso, del genere prevalente. Quando questo articolo venne discusso su IsraelForum.com su internet, una tipica risposta ebraica fu: «Matti Golan è un distinto editorialista e giornalista. Rappresenta un modo di pensare che è quello della maggior parte degli ebrei israeliani su questo argomento, inclusa la mia opinione». Se io fossi tedesco, ci penserei due volte, prima di fornire al paese di Matti Golan i sottomarini capaci di trasportare missili nucleari che la Germania gli ha fornito, perché non gli venga in testa l'idea di 'semplicemente cancellare la Germania e la sua gente dal globo'. Secondo me, Golan ha lanciato un grido di odio razzista e di genocidio”. (Israel Shamir, Children Of A Lesser God, Rense.com http://www.rense.com/general52/children.htm, 1° maggio 2004).

Forse ci sarebbe proprio bisogno di una lobby sionista nello SSE per tenere in piedi la farsa che esso è una società non-razzista e multi-culturale.

Sesso per soli ebrei

“L'impegno sionista per la preservazione della purezza razziale ha portato alla manifestazione, ai più alti livelli della società israeliana, di un fanatismo che genererebbe disprezzo in ambienti rispettabili negli Stati Uniti. Una azienda israeliana ha preteso da migliaia di lavoratori/lavoratrici cinesi che firmassero un contratto secondo il quale essi/esse si impegnavano a non avere relazioni sessuali con israeliani. Un portavoce dell'azienda ha affermato che non c'è nulla di illegale in questo tipo di contratto. La legge israeliana proibisce infatti il matrimonio di un ebreo con un non-ebreo”. (Associated Press, 23 dicembre 2003)”. (Noel Ignatiev, Toward a Single State Solution: Zionism, Anti-Semitism and the People of Palestine, Counterpunch, http://www.counterpunch.org/ignatiev06172004.html, 17 giugno 2004).

Matrimonio per soli ebrei

Attualmente, non esiste una legge per soli ebrei che impedisce agli ebrei di sposare dei non-ebrei. Ci sono leggi però che rendono impossibile ad un/una ebreo/a di vivere insieme a un/una non-ebreo/a. “Una nuova legge, approvata dal parlamento israeliano il 31 luglio 2003 impedisce la riunificazione familiare di israeliani/israeliane che sono sposati con palestinesi nei territori occupati. La legge sulla Cittadinanza e l'Entrata in Israele, discrimina esplicitamente i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Discrimina anche implicitamente i cittadini palestinesi di Israele, i quali costituiscono circa il 20% della popolazione israeliana, e i palestinesi residenti a Gerusalemme, perché sono costoro che di solito sposano palestinesi dei territori occupati. Per questo, la legge istituzionalizza in realtà una forma di discriminazione razziale basata sull'appartenenza ad un'etnia o nazionalità. Il Comitato ONU per l'Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione Razziale ha anch'esso espresso preoccupazione circa questa nuova legge e ha chiesto a Israele di revocarla e di riconsiderare la sua politica allo scopo di facilitare le riunificazioni familiari su una base non discriminatoria. Il Comitato dei Diritti Umani dell'ONU ha, allo stesso modo, chiesto ad Israele di revocare la legge e di riconsiderare la sua politica allo scopo di facilitare la riunificazione familiare di tutti i suoi cittadini e dei suoi residenti permanenti. Non essendo in grado di ottenere la riunificazione familiare con le loro mogli palestinesi, migliaia di cittadini arabi di Israele e residenti di Gerusalemme sono costretti a scegliere tra le seguenti due opzioni: cercare di vivere con le loro mogli illegalmente in Israele oppure trasferirsi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, dove vivrebbero sotto occupazione militare israeliana, in una situazione di conflitto e in cui dovrebbero affrontare quotidianamente incursioni dell'esercito israeliano, bombardamenti, demolizioni di case, coprifuoco, e centinaia di posti di blocco che rendono estremamente difficile spostarsi, lavorare o eseguire attività quotidiane ordinarie. Oltre a ciò, è illegale per gli israeliani e gli abitanti di Gerusalemme recarsi nei territori occupati, per cui coloro che sono sposati con persone residenti nei territori occupati possono far ciò solo in circostanze speciali e con l'obbligo di permessi e sottoposti a severe restrizioni”. “Così, per i dirigenti sionisti, è una cosa terribile se ebrei e non-ebrei in Israele/Palestina vogliono sposarsi. Non sia mai! Ebrei israeliani e palestinesi non-ebrei qualche volta contraggono matrimonio, non in gran numero, in verità, ma, evidentemente, in un numero abbastanza grande da far si che la Knesset israeliana, il 1° agosto 2003, si è sentita costretta a emanare una legge che impedisce ai/alle palestinesi che sposano israeliani/israeliane di diventare cittadini dello stato ebraico o suoi residenti. Quando un/una ebreo/a israeliano/a e un/una israeliano/a non-ebreo/a decidono di sposarsi, si incamminano per una strada che è resa loro deliberatamente molto difficile dai governanti israeliani. Israele, in virtù della Legge sulla Giurisdizione delle Corti Rabbiniche (Matrimonio e Divorzio) del 1953, riconosce soltanto quei matrimoni celebrati dalle corti religiose ufficiali dello stato: le corti Rabbiniche ebraiche ortodosse, le corti della Sharia islamiche e le corti ecclesiastiche cristiane, le quali però non possono celebrare matrimoni «misti». Il matrimonio di una coppia «mista» non è riconosciuto dallo stato di Israele, per cui viene espressamente celebrato fuori da questo stato. Tuttavia, malgrado tutti questi ostacoli, ci sono in Israele coppie formate da un/una arabo/a palestinese non-ebreo/a ed un/una ebreo/a. Ognuno di questi matrimoni dimostra che l'accusa sionista che gli arabi sono congenitamente antisemiti è un'assoluta menzogna.” (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Anti-Semitism Support Israel?, 6 febbraio 2005, http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm )

Lo SSE ha rinnovato la legge nel luglio del 2004. “Sempre domenica, il gabinetto israeliano ha esteso per altri sei mesi la legge che proibisce ai/alle palestinesi che sposano israeliani/e di vivere in Israele. Organizzazioni per i Diritti Umani hanno criticato questa legge. Gli arabi costituiscono circa il 20% della popolazione del paese e molti israeliani sono preoccupati dal loro numero crescente.” (Ibrahim Barzak, Palestinian Authority Offices Burned Down, The Guardian , 18 luglio 2004, http://www.guardian.co.uk/worldlatest/story/0,1280,-4324486,00.html?gursc=ticker-103704) [7]

Naturalizzazione per soli ebrei

“Nel frattempo, una «regolamentazione d'emergenza», approvata nel 2003, limita il diritto dei cittadini arabi di Israele di naturalizzare le loro spose e bambini – un diritto, questo, che appartiene non solo ad ogni ebreo in Israele, ma ad ogni ebreo nel mondo. Questa distinzione è stabilita nelle classificazioni dell'Ufficio Centrale Statistico, il quale divide formalmente i cittadini israeliani in due categorie: «ebrei ed altri» da una parte (cioè: Ebrei, cristiani non-arabi, persone senza appartenenza religiosa); e «popolazione araba» dall'altra (cioè: Musulmani, drusi, arabi cristiani). Questo è il linguaggio della separazione. Questa settimana è giunta la notizia che il governo intende irrigidire le regole che garantiscono la cittadinanza ai non-ebrei, per mezzo di emendamenti alla legge che rendano più difficile ottenere lo status legale ai palestinesi ed ad altri stranieri sposati con cittadini/e israeliani/e. Il primo ministro ha tenuto una seduta speciale sull'argomento, e ha deciso di creare un comitato diretto dal Ministro degli Interni. Il Ministro degli Interni sostiene che circa 55 mila richieste di riunificazione familiare di palestinesi sposati/e con arabi/e israeliani/e sono state inoltrate dal 1968, e che la crescita naturale ha fatto aumentare la popolazione «naturalizzata» di circa 137 000 arabi – cioè circa un decimo dell'intera minoranza araba d'Israele.” (Ytzhak Laor, Israel Makes it Harder for Non-Jews to Become Citizens: Racism by Any Other Name, http://counterpunch.org/laor04072005.html, 7 aprile 2005).

Bombe nucleari per soli ebrei

Lo SSE in Palestina non nega né ammette di possedere armi nucleari. “Ufficialmente, Israele non ammette di avere armi nucleari. Dal 1965 ha rifiutato «di confermare o negare» le voci che esso possiede un arsenale nucleare. Ha però rifiutato di firmare il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare, affermando di non potersi fidare della garanzie internazionali dal momento che esso è in uno stato di guerra permanente con la maggior parte del mondo arabo. Nel 1999 il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti ha classificato Israele al 6° posto della sua lista delle nazioni che possiedono armi nucleari. Il documento sostiene che Israele possiede da 300 a 500 kg di Plutonio atto a produrre armi nucleari, una quantità sufficiente per costruire almeno 250 testate nucleari.” (Ross Dunn, Sharon eyes 'Samson option' against Iraq, 3 novembre 2002, http://news.scotsman.com/international.cfm?id=1223502002) Lo SSE in Palestina crede di dover essere l'unico stato del Medio Oriente in possesso di armi nucleari. Questa è la ragione per cui sta spingendo la sua colonia americana a combattere una guerra sionista per procura contro l'Iran, allo scopo di impedire che quel paese acquisisca armi nucleari.

Terrorismo per soli ebrei

Per molti anni lo SSE si è lamentato incessantemente dei terroristi palestinesi che minacciano di colpire i nazisti ebraici che portano avanti la politica di Lebensraum (Politica dello spazio vitale, ndt) dello SSE in Palestina. Lo SSE non prende mai in considerazione che qualcosa che esso fa possa essere considerato terrorismo. E tuttavia, un po' ipocritamente, Ariel Sharon, forse il più famoso terrorista e criminale di guerra del mondo, ha recentemente deciso di premiare l'eroismo dei suoi propri terroristi ebraici coinvolti nell'Affare Lavon del 1952. “Nell'offrire riconoscimenti ufficiali ai tre sopravvissuti e alle famiglie dei deceduti, il Capo di Stato Maggiore, generale Moshe Ya'alon ha affermato: «questo atto è un atto di giustizia storica per coloro che furono mandati in missione da parte dello stato e divennero vittime di un intricato affare politico». Giustizia? E che ne è della giustizia per le vittime di quelle bombe, le quali esplosero in un ufficio postale, in un paio di cinema, e nella biblioteca americana del Cairo? Immagino che esse non contino”. (Justin Raimondo, Israel Goes Extremist, http://www.antiwar.com/justin/?articleid=5495, 8 aprile 2005). Uno dei terroristi che ricevettero l'onorificenza giunse a chiedere che le sue attività terroristiche fossero insegnate nelle scuole. Lo SSE si dichiara indipendente da tutte le altre nazioni del mondo, e considera che è tenuto a rispettare soltanto la propria moralità per soli ebrei; solo gli ebrei sono autorizzati a praticare il terrorismo. E' interessante notare come i traditori israeliani nell'Amministrazione Bush non abbiano mai condannato il riconoscimento che Sharon ha dato ai terroristi dell'Affare Lavon.

Prerogative per soli ebrei nella Legalità Internazionale

Esistono delle prerogative per soli ebrei al livello internazionale non diversamente da quelle che esistono nello stato per soli ebrei. La principale prerogativa per soli ebrei è che lo SSE non è tenuto a rispettare le Risoluzioni delle Nazioni Unite. Ci sono varie stime del numero di Risoluzioni che lo SSE ha sbeffeggiato. Ma peggiore del rifiuto dello SSE di rispettare queste Risoluzioni, è il rifiuto del mondo occidentale di insistere affinché lo SSE si attenga ai suoi obblighi internazionali. Per tutti gli anni '90 il governo americano e britannico hanno richiesto incessantemente che Saddam Hussein rispettasse le Risoluzioni dell'ONU, ma non hanno mai chiesto, nemmeno una sola volta, che lo SSE in Palestina facesse la stessa cosa. Entrambi i governi hanno anche incessantemente richiesto che Saddam Hussein eliminasse le sue (non esistenti) armi di distruzione di massa ma non hanno mai chiesto allo SSE in Palestina di eliminare le sue molto reali armi di distruzione di massa. Cosa ancora peggiore di questa è che i soli paesi a cui il mondo occidentale chiede di rispettare le Risoluzioni dell'ONU sono proprio i paese nemici dello SSE. Peggiore di qualsiasi altra cosa, comunque, è che l'America e la Gran Bretagna scatenino una guerra contro l'Iraq, senza autorizzazione delle Nazioni Unite, allo scopo di sostenere lo SSE in Palestina. In altre parole, dopo aver chiesto incessantemente per 15 anni che alcuni paesi applicassero le risoluzioni dell'ONU, essi entrano in guerra nell'interesse dello SSE, senza una risoluzione dell'ONU. Il fatto che lo SSE si rifiuti di applicare le Risoluzioni dell'ONU indica chiaramente la sua convinzione nella unicità ebraica, la convinzione cioè che gli ebrei sono un popolo speciale, eletto, superiore a tutte le altre razze. La gente che aderisce alla religione per soli ebrei si rifiuta di vivere secondo le leggi fatte dall'uomo. Questa gente rispetterà solo le leggi che il Dio per soli ebrei ha trasmesso loro e che sono scritte nei loro libri religiosi per soli ebrei. Ma questo non è il solo aspetto della legalità Internazionale per soli ebrei. “Il 13 dicembre 2004 il Consiglio dell'Unione Europea per gli Affari Generali e le Relazioni Estere ha approvato il Piano d'Azione UE-Israele, come parte della Nuova Politica di Vicinato dell'Unione Europea – il Piano d'Azione è solo un gradino più in basso dell'adesione completa all'Unione Europea. Secondo il Piano d'Azione UE-Israele: “La UE e Israele sono più vicini di quanto lo siano mai stati prima e, in quanto stretti vicini, rafforzeranno la loro interdipendenza politico-economica. L'allargamento offre l'opportunità per l'UE e per Israele di sviluppare una relazione sempre più stretta, che vada oltre la cooperazione, che porti a un grado significativo di integrazione economica e di rafforzamento della cooperazione politica”. Malgrado le posizioni esplicite dell'Unione Europea che affermano gli obblighi di Israele nei confronti della Legalità Internazionale, e condannano il rigetto da parte sua di questi obblighi, e nonostante la pagella sconvolgente di Israele nel campo dei diritti umani, il Piano d'Azione UE-Israele dichiara che «L'UE e Israele condividono gli stessi valori di democrazia, rispetto dei diritti umani e sovranità della legge e delle libertà fondamentali.» Peggio, il Piano d'Azione UE-Israele potrebbe addirittura portare ad una situazione in cui Israele decide sulle stesse politiche dell'Unione Europea. Infatti esso stabilisce «la possibilità per Israele di prendere parte progressivamente in aspetti determinanti delle politiche e dei programmi dell'Unione Europea». Il Piano prevede «un approfondimento negli obiettivi e nelle intensità della cooperazione politica». Sono previsti passi concreti, tra cui uno che prevede che «l'UE continuerà i suoi sforzi per assicurare che la condanna dell'antisemitismo diventi parte delle norme internazionali attraverso, inter alia, risoluzioni ONU appropriate»; considerando il fatto che la politica di Israele equipara l'antisemitismo a qualsiasi critica dei comportamenti dello stato israeliano nei riguardi dei civili palestinesi, la scelta dell'UE significa che essa praticherà un'auto-censura quando si tratterà di affrontare le violazioni dei diritti umani da parte di Israele. Il Piano d'Azione UE-Israele ha formalmente dato forma all'agevolazione delle violazioni dei diritti umani da parte di Israele e all'agevolazione delle sue violazioni della legalità umanitaria mondiale, proteggendo così Israele da qualsiasi responsabilità legale e politica, e aiutandolo a sfuggire alle condanne di norma e ai costi che risulterebbero di norma da queste violazioni». (Arjan El Fassed, The Electronic Intifada, In bed with Israel: EU's close relationship with Israel supports abuse, http://electronicintifada.net/v2/article3600.shtml, 11 marzo 2005)

Il massacro nazista di soli ebrei

Il senso di supremazia, il senso di essere gente speciale, il popolo eletto, al di sopra degli altri popoli, nazioni e razze, diventa evidente quando si analizzano le opinioni ebraiche su ciò che accadde durante l'ascesa del totalitarismo e nella la 2° Guerra Mondiale. Sebbene i nazisti abbiano mandato nei campi di sterminio ebrei, comunisti, prigionieri di guerra, vecchi, malati, omosessuali, avventisti del settimo giorno, slavi, serbi, cechi, italiani, polacchi, ucraini, zingari, ecc., molti ebrei credono che i nazisti abbiano sterminato solo ebrei. “La centralità dell'Olocausto nella coscienza ebraica ha fatto in modo che gli ebrei insistano sulla sua assoluta esclusività. Noi siamo indignati e ci infuriamo quando qualcuno cerca di ricordarci che i nazisti hanno sterminato anche altre comunità, come gli zingari, gli omosessuali e i malati mentali. Ci arrabbiamo molto quando qualcuno si permette di paragonare il «nostro» Olocausto ad altri genocidi: gli armeni, i cambogiani, i tutsi in Rwanda ed altri. Veramente! Come si può fare un simile paragone.” (Uri Avnery, Memory of the Holocaust - from Jewish property into human possession, 19 marzo 2005, http://www.gush-shalom.org/archieves.html#articles).

Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'unico Olocausto avvenuto è quello dei soli ebrei

Si è calcolato che durante l'ascesa del totalitarismo e la Seconda Guerra Mondiale sono morte oltre 50 milioni di persone; che i nazisti hanno sterminato 21 milioni di persone durante il loro regno di terrore; e che circa 20 milioni di russi furono uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale. Eppure per gli ebrei questo massacro colossale è stato ridotto a un'unica realtà – il cosiddetto Olocausto ebraico, cioè l'Olocausto dei soli ebrei, nel quale evidentemente l'unico popolo a morire furono gli ebrei o forse ciò che essi intendono è che solo la morte degli ebrei conta. Qualunque siano le cifre reali che riguardano i morti russi ed ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, è sicuro che morirono molti più russi che ebrei. E tuttavia quante commemorazioni ci sono, al di fuori della Russia, che ricordano il massacro dei russi? Dalla ridicola propaganda che si fa dell'Olocausto per soli ebrei è impossibile capire che persone diverse dagli ebrei morirono durante l'ascesa del totalitarismo e la Seconda Guerra Mondiale. Il termine Olocausto dei soli ebrei riassume tutto il razzismo ebraico.

Compenso per soli ebrei per l'Olocausto dei soli ebrei

Un altro esempio dei privilegi per soli ebrei che va oltre lo SSE in Palestina consiste nel fatto che si rivendica il compenso per i soli ebrei. L'industria dell'Olocausto dei soli ebrei è stata costruita per ottenere un compenso per i soli ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento e sterminio nazisti. La bancarotta morale dell'industria dell'Olocausto dei soli ebrei risulta evidente dal fatto che essa si è battuta per un compenso esclusivo per il suo popolo – e non per qualsiasi altro gruppo sociale che ha pure sofferto sotto i nazisti. Gli ebrei americani hanno usato il sostanzioso peso politico ed economico dell'America per costringere, in primo luogo i governi europei, affinché pagassero un compenso agli ebrei che hanno sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale e, in secondo luogo le banche europee, perché restituissero i beni ebraici depositati durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa campagna di risarcimento è degenerata in ciò che Norman Finkelstein ha descritto come un «racket dell'estorsione». Anche Abba Eban, un politico sionista, ha affermato con derisione riguardo all'industria dell'Olocausto dei soli ebrei: “Non c'è business migliore, del business della Shoah”. (Shoah è la parola ebraica per Olocausto). Chi avrebbe mai potuto credere che gli ebrei avrebbero finito per sfruttare il più grande disastro della loro storia? E', senza alcun dubbio, uno degli episodi più disgustosi di depravazione morale nella storia umana. Ancora più doloroso è il fatto che se, da una parte, l'industria dell'Olocausto dei soli ebrei esige compensi per la perdita di proprietà patita dagli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, dall'altra, questi stessi ebrei si rifiutano di compensare i palestinesi le cui case sono state demolite e la cui terra è stata rubata dallo Stato per Soli Ebrei in Palestina. In altre parole, mentre gli ebrei esigevano compensi dai governi e dalle banche europee, essi stessi rifiutavano simili compensi alla gente che essi stavano e stanno espropriando. Questa è Chutzpah (faccia tosta, ndt) tipicamente ebraica.

Bugie esclusive dei soli ebrei

E' stato già sottolineato come lo SSE ha eretto una montagna di bugie per proteggere i suoi interessi. Queste bugie sono diffuse, virtualmente, da tutti gli ebrei, sia che vivano nello SSE, sia all'estero. Forse la meglio conosciuta di queste bugie è che prima della Seconda Guerra Mondiale, quando gli ebrei stavano pensando di trasferirsi in Palestina per stabilirvi uno SSE, sostenevano spesso che nessuno viveva su quelle terre. “L'affermazione di Israel Zangwill, del 1901, che «la Palestina è una terra senza un popolo, gli ebrei sono un popolo senza terra» mira a creare una terra interamente liberata da gentili, una Arabia Deserta nella quale i bambini ebrei possono ridere e giocare in una terra disabitata chiamata Pace”. (Michael Neumann, What is Antisemitism?, http://ww.ukar.org/neuman/neuman01.html, 4 giugno 2002).

Un'altra bugia esclusiva dei soli ebrei è quella che nel 1948 gli ebrei non cacciarono i palestinesi dalla Palestina – ma che questi andarono via di loro volontà. “Il Sig. Ben-Gurion affermò fin dall'inizio che l'esodo arabo dalla Palestina era stato provocato da direttive dei dirigenti degli stati arabi vicini; ma è stato dimostrato, da ricerche storiche schiaccianti, che questa affermazione è falsa”. (William Martin, Who is Pushing Whom into the Sea?, http://www.couterpunch.org/martin03112005.html, 11 marzo 2005). “Wiesel non riesce nemmeno a convincersi di dire la verità sulle cause della diaspora palestinese. Egli continua a diffondere uno dei miti più insidiosi del sionismo, affermando: «incitati dai loro dirigenti, 600 000 palestinesi lasciarono il paese convinti che, una volta sconfitto Israele, sarebbero potuti tornare a casa». Wiesel sa benissimo che i dirigenti arabi non dissero affatto alla loro gente di partire; questa bugia è stata completamente smontata dagli storici, ormai da diversi anni. In secondo luogo egli sa che le stime più precise parlano di 750 000 palestinesi fuggiti nel 1948. (Si noti la furia di Wiesel ed altri quando qualcuno osa discutere il numero di 6 milioni di ebrei uccisi nell'Olocausto). E in terzo luogo, egli sa che questi primi rifugiati palestinesi non è vero che se ne andarono semplicemente; essi furono cacciati, spesso da quegli stessi terroristi per i quali Wiesel va tanto fiero di aver lavorato. Il massacro di Deir Yassin è emblematico di questo fatto storico”. (Lettera di Daniel A. McGowan, direttore, Deir Yassin Remembered, 26 febbraio 2005).

La terza importante bugia esclusiva dei soli ebrei è che malgrado il fatto di essere stati cacciati dalla Palestina, i palestinesi minacciavano gli ebrei di buttarli a mare. “L'11 ottobre 1961, il primo ministro israeliano, David Ben-Gurion dichiarò alla Knesset: «la partenza degli arabi dalla Palestina dalle regioni attribuite allo stato ebraico ... iniziò immediatamente dopo la risoluzione dell'ONU. Abbiamo documenti espliciti che provano che i palestinesi partirono seguendo le istruzioni dei dirigenti arabi, con il Mufti alla loro testa, secondo la convinzione che l'invasione degli eserciti arabi alla fine del Mandato britannico avrebbe distrutto lo stato ebraico e sospinto tutti gli ebrei a mare, vivi o morti». La frase «spingere tutti gli ebrei in mare, vivi o morti» ha acquisito una vita propria e viene invocata dai sostenitori sionisti quotidianamente per giustificare sia le scelte aggressive di Israele, sia la sua ostinazione a continuare l'occupazione dei palestinesi della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est. Si tratta di una frase altamente emotiva che evoca immagini dell'Olocausto, sebbene adattate ad uno scenario mediterraneo. Il sig. Ben Gurion non attribuisce la frase a nessuno in particolare, né afferma che si tratta di una citazione da una fonte araba. Usa la frase come se si trattasse della sua personale congettura riguardo alle intenzioni degli eserciti arabi. Dai sostenitori sionisti la frase è stata attribuita a vari personaggi, Yasser Arafat, Gamel Abdul Nasser, o qualsiasi altro nemico di Israele; ma nessuno dei sostenitori di Israele che io ho sfidato a portare le prove è stato in grado di fornirle o proporre documenti a sostegno, compreso il Parlamentare americano Henry Waxman che fece questa affermazione in una lettera a me indirizzata, attribuendo la frase a Nasser. Il discorso del 1961 è stato certamente pronunciato prima dell'assunzione della dirigenza dell'OLP da parte di Arafat, che avvenne nel 1968. La frase è però fortemente radicata nel modo di pensare dei sostenitori di Israele ed è da essi considerata un dato di fatto che dimostra l'intenzione araba di commettere un genocidio e i pericoli potenziali che corrono gli israeliani. E' il discorso del 1961 del sig. Ben-Gurion che sembra quindi essere all'origine della frase. Essa ha, dunque, un'origine ebraica e non araba. Con ogni probabilità è proprio Ben-Gurion, l'autore della frase”. (William Martin, Who is Pushing Whom into the Sea?, 11 marzo 2005, http://www.couterpunch.org/martin03112005.html)

E' tabù criticare lo Stato per Soli Ebrei

C'è da chiedersi quanto durerà ancora questa tendenza esclusivista ebraica? In America, i sionisti hanno creato un tabù politico che riguarda le critiche allo SSE. “Sebbene la critica di specifiche politiche israeliane è permessa negli Stati Uniti, è più o meno proibito esprimere critiche fondamentali allo stato sionista, alla fondamentale politica americana di sostegno a Israele, o alla presa ebraico-sionista sui media americani o sulla vita politica e accademica americana. (La cosa strana è che tutto ciò è in contrasto con la situazione esistente nello stesso Israele, dove cittadini ebrei e addirittura cittadini arabi dello stato sionista hanno una libertà molto più grande degli americani di criticare pubblicamente la politica sionista e israeliana). Personalità importanti che osano violare questa proibizione vengono immediatamente castigate con l'accusa di essere «antisemite» (cioè anti-ebraiche), e devono pagare un caro prezzo in termini di danni alla loro reputazione o carriera. I politici che si pronunciano pubblicamente contro il sostegno americano al sionismo, rischiano quasi certamente la loro rovina politica. Tra le personalità politiche o di governo le cui carriere sono state distrutte perché hanno violato questo potente tabù, vi sono i senatori William Fulbright, Adlai Stevenson III, Charles Percy, i deputati Paul McCloskey e Paul Findley, e infine il vice-Segretario George Ball”. (Abdullah Mohammad Sindi, How the Jewish-Zionist Grip on American Film and Television Promotes Bias Against Arabs and Muslims, Istitute for Historical Review, http://www.ihr.org/jhr/v17/v17n5p-2_Sindi.html, c1999).

La Legislazione Globale Anti-Discriminazione per soli ebrei

Ma il tabù americano non basta ai sionisti. Vogliono far passare in America una legislazione che, in primo luogo, equipara la critica dello SSE in Palestina all'antisemitismo, e, in secondo luogo, mette quest'ultimo fuori legge – in questo modo, fa diventare cosa illegale ogni critica allo SSE. Gli americani sarebbero subito pronti ad applicare questa legge contro qualsiasi individuo nel mondo. Non c'è altro popolo al mondo, oltre gli israeliani, che insiste tanto perché il suo governo sia protetto da qualsiasi critica. Una simile legislazione voluta dai sionisti in America creerà l'unico stato al di sopra di ogni critica anche se esso rappresenta la società più razzista della terra. “Per combinazione, il giorno seguente, apparve una lettera al direttore scritta dal medesimo rabbino. Era dello stesso tenore; sostenendo che le lettere di critica (a Israele) scritte al direttore gli avevano fatto perdere il suo sentimento di appartenenza alla comunità di Santa Fé (USA), concludeva che noi dobbiamo tener sempre in mente i due millenni di persecuzione degli ebrei quando si analizzano le azioni di Israele, che non abbiamo il diritto di parlare del conflitto perché non viviamo in quella regione, e che, a conclusione di tutto, «la cosa più ragionevole è di non esprimere alcuna opinione su questo complicato e doloroso conflitto». L'argomento che nessuno può criticare Israele se non vive nella regione è una via di fuga frequente per gente di questa fatta. Questi stessi personaggi non si fanno mai alcun problema a criticare i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza sebbene nemmeno loro vivono in quella regione”. (Kathleen Christison, American Jewish sensitivites to criticism of Israel, http://sf.indymedia.org/news/2004/02/1676420.php, 7 febbraio 2004)

I Media americani per soli ebrei e la politica americana per soli ebrei

In America, il dominio sionista sui media è così grande che questi sono quasi sul punto di diventare una industria «per soli ebrei». Nella politica americana i sionisti stanno prendendo il controllo di sempre più Dipartimenti (Ministeri, ndt) dello stato. “I neo-conservatori sono la più grande minaccia con cui l'America si è mai confrontata. Essi controllano l'Ufficio del Presidente, l'Ufficio del Vice-Presidente, il Dipartimento di Stato (Ministero degli Esteri, ndt), il Dipartimento della Difesa e l'apparato poliziesco di Stato, conosciuto come «Homeland Security» (Sicurezza Interna, ndt). (Paul Craig Roberts, Outfoxed by Bin Laden, http://www.antiwar.com/roberts/?articleid=4898, 21 febbraio 2005). Wayne Madsen ritiene che essi puntino al controllo della super-segreta National Security Agency (NSA) – la principale struttura di sorveglianza elettronica d'America. “Ciò che preoccupa alcuni dirigenti della NSA è che con i neo-conservatori pro-israeliani ormai ben radicati nella CIA, nella Defense Intelligence Agency (DIA), nel Dipartimento di Stato e nel National Security Council (Comitato di Sicurezza Nazionale, controlla e orienta i servizi di sicurezza,ndt), la NSA è ora matura per essere infiltrata dai servizi segreti israeliani. Siccome oggi dei contractors esterni lavorano per la NSA, e siccome una importante operazione di spionaggio israeliana è stata recentemente scoperta nel Pentagono, ancora una volta, c'è preoccupazione nella NSA che servizi segreti stranieri, come il Mossad, possano compiere un altro tentativo di infiltrare quello che virtualmente è il «Fort Knox» dei tesori e dei segreti dell'Intelligence americani”. (Wayne Madsen, The neocon power grab at NSA and an attempt to stifle the press, http://www.onlinejournal.com/Special_Reports/052405madsen.html, 24 maggio 2005). Le possibilità che un musulmano o un arabo ottengano un posto di lavoro in una delle amministrazioni americane sono virtualmente ridotte a zero. Se le tendenze attuali continuano, allora vuol dire che stiamo navigando verso uno stato americano nell'interesse dei soli ebrei in cui gli unici non-ebrei che possono entrare saranno gli shabbat goys che sostengono qualsiasi cosa faccia Ariel Sharon. [8]

L'espressione «per soli ebrei» è forse razzista?

Si potrebbe sostenere che le critiche, sopra espresse, allo Stato per Soli Ebrei, con la sua religione per soli ebrei, diritti politici per soli ebrei, diritti legali per soli ebrei, cultura per soli ebrei, confini stabiliti dai soli ebrei, posti di lavoro per soli ebrei, proprietà terriera per soli ebrei, leggi edilizie per soli ebrei, strade per soli ebrei per raggiungere città, cittadine, villaggi e colonie per soli ebrei, immigrazione per soli ebrei, cimiteri per soli ebrei, razzisti soli ebrei (politici ebrei apertamente razzisti), matrimoni per soli ebrei, prerogative della legalità internazionale per soli ebrei, massacro nazista di soli ebrei, Olocausto di soli ebrei, compenso per soli ebrei per l'Olocausto di soli ebrei, favole per soli ebrei, tabù per soli ebrei, stato per soli ebrei unico esente da critiche, ecc.potrebbero avere qualche merito, ma che il tutto viene sminuito dalla parola «ebreo», la quale fa pensare che tali critiche sono in ultima analisi antisemite se non proprio razziste. Kathleen e Bill Christison cercano di evitare l'accusa di antisemitismo o di razzismo parlando di «colonie per soli israeliani e strade per soli israeliani». (Kathleen & Bill Christison, On Israel/Palestine An Exchange with Bennie Morris, http://counterpunch.org/christison10022004.html, 2 marzo 2004). Ma com'è stato suggerito prima, questo non è tecnicamente corretto. Sebbene i cittadini palestinesi di Israele possano, teoricamente, essere autorizzati a viaggiare su queste strade, in pratica, non è possibile perché le strade collegano città, cittadine, villaggi e colonie per soli ebrei ad altre, sempre per soli ebrei. E' molto più corretto dire che si tratti di strade per soli ebrei che collegano colonie per soli ebrei. John Spritzler concorda sul fatto che: “Questa è la ragione per cui Israele imprigiona i palestinesi all'interno di campi profughi e all'interno di zone circondate da posti di blocco militari, questa è la ragione per cui lo stato ebraico li assoggetta a duri coprifuoco, li esclude dalle strade per soli ebrei...” (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Anti-Semitism Support Israel?, 6 febbraio 2005, http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm ).

Certamente, qualcuno potrebbe obbiettare che l'uso della frase «per soli ebrei» è sbagliata perché implica che una tale politica è sostenuta da tutti gli ebrei in Palestina mentre ne sono responsabili solo le Elites sioniste. E' stato sottolineato tuttavia che: “Integrando tutti gli ebrei di Israele in una società che è interamente basata su principi razzisti – e cioè che gli ebrei debbano vivere sulla terra rubata ai non-ebrei, che i villaggi arabi debbano essere demoliti e fatti scomparire senza traccia, che lo stato debba essere «uno stato per gli ebrei», piuttosto che per tutta la gente e che le persone non ebraiche debbano essere identificate come un «problema» solo perché non-ebraiche (specialmente se c'è possibilità che diventino maggioranza!) – il progetto sionista fa in modo che i civili ebrei appaiano a molti palestinesi, comprensibilmente, colpevoli dell'oppressione dei palestinesi allo stesso modo di quanto lo sono i soldati israeliani che operano con violenza e terrorismo. Secondo un articolo apparso nell'ottobre 2002 sulla rivista Outpost (pubblicata da americani per un Israele sicuro), «un sondaggio recente ha mostrato che più di un terzo degli israeliani è favorevole al trasferimento degli arabi dalla Giudea, Samaria e Gaza, [cioè i territori occupati, nda] nei paesi arabi confinanti. Questa cifra può salire o scendere in relazione a specifici avvenimenti nei mesi a venire, ma una cosa è indubbiamente chiara: la soluzione del trasferimento è una proposta seria che non può essere più ignorata». Un'altra fonte riporta che «un sondaggio realizzato in Israele nel febbraio 2002 evidenzia che il 46% degli intervistati sosteneva il trasferimento degli arabi dalla Giudea, Samaria e da Gaza, mentre il 60% era favorevole al trasferimento degli arabi dallo stesso Israele»”. (John Spritzler, Should People Opposed to Bigotry and Anti-Semitism Support Israel?, http://newdemocracyworld.org/War/Should-People.htm, 6 febbraio 2005).

Qualcuno potrebbe obbiettare che l'uso della frase «per soli ebrei» è sbagliata anche perché implica la condanna di tutto il popolo ebraico per ciò che lo SSE in Palestina fa in suo nome. Non sono forse queste critiche «per soli ebrei» manifestamente sbagliate dal momento che non hanno niente a che fare con gli ebrei che vivono fuori dallo SSE in Palestina? E' evidente, a questo punto, che due cose vanno chiarite. Prima di tutto, alcuni dei fenomeni di soli ebrei, presentati sopra, si riferiscono agli ebrei che vivono fuori dallo SSE. Per esempio, tali sono i fatti relativi al compenso riservato ai soli ebrei per l'Olocausto, i fatti relativi alle bugie dei soli ebrei, per i tabù a vantaggio dei soli ebrei, il fatto che essi difendano da ogni critica lo SSE, il fatto che controllino i Media americani a vantaggio dei soli ebrei, che usino il sistema politico americano a vantaggio dei soli ebrei.

In secondo luogo, con qualche notevole eccezione per coloro che sono considerati estremisti di sinistra, è importante notare che nessuna organizzazione ebraica dominante ha mai richiesto, in nessuna parte del mondo, la fine dello SSE: ha criticato lo SSE per le sue politiche a favore dei soli ebrei; si è opposto alla possibilità che razzisti solo ebrei entrassero in governi per soli ebrei; ha insistito perché lo SSE applicasse le risoluzioni dell'ONU; o ha chiesto che lo SSE rinunciasse alle sue armi di distruzione di massa, allo stesso modo in cui si richiedeva che Saddam lo facesse. “Le organizzazioni filo-israeliane dominanti negli USA hanno energicamente rifiutato di condannare Ariel Sharon per l'inclusione nel suo nuovo governo dei partiti dell'alleanza denominata Unione Nazionale, i cui dirigenti si sono presentati alle elezioni su una piattaforma che sosteneva apertamente il «tranfer» o pulizia etnica dei palestinesi. L'Unione Nazionale è composta da tre partiti, Moledet, Tekuma e Israel Beidenu, ed essa ha conquistato 7 seggi alle elezioni. La Anti-Defamation League (ADL, Lega Anti-Diffamazione), che si vanta di «90 anni di lotta contro l'antisemitismo, l'integralismo e l'estremismo», è anch'essa rimasta silenziosa. La stessa, enorme tolleranza che Foxman manifesta per le idee razziste e potenzialmente genocide degli israeliani, non vale in altri casi, molto meno gravi. Per esempio, quando il partito di destra austriaco, il Partito della Libertà, vide crescere i sostegni nell'elezioni austriache del 2000 a causa della sua piattaforma anti-immigrazione, il nostro Foxman subito dichiarò pubblicamente: «sbalordisce che una significativa parte della popolazione austriaca è pronta ad abbracciare un partito e una dirigenza che propongono posizioni e dichiarazioni xenofobe e innativiste» (ADL press release, 1 febbraio 2000).” (Ali Abunimah, The Electronic Intifada, 3 marzo 2003, http://electronicintifada.net/v2/article1210.shtml).

In America pochissimi ebrei si oppongono al razzismo dello SSE in Palestina, e così sembra giustificato ritenere che essi probabilmente sostengono ciò che accade. Le posizioni razziste estremiste di David Horowitz sono probabilmente condivise nella comunità ebraica in America. La maggior parte degli ebrei sostengono quella che Gilad Atzmond chiama la “visione «lacrimosa» della storia ebraica: la inevitabilità della sofferenza ebraica per mano dei non-ebrei.” Dato che una visione così razzista è alla base dello SSE in Palestina, questo fatto fa pensare che virtualmente tutti gli ebrei sostengono lo SSE e il suo razzismo. Abbiamo notato prima che tutti gli ebrei nel mondo sono autorizzati legalmente ad emigrare in Palestina e diventare cittadini dello SSE. La loro indisponibilità a rinunciare alla cittadinanza de jure dello SSE dimostra il loro sostegno per quest'ultimo. Il numero di ebrei fuori dallo SSE che hanno osato criticare la politica dello SSE è così piccolo da essere politicamente irrilevante. In altre parole, virtualmente, tutti gli ebrei del mondo sostengono lo SSE in Palestina, il suo razzismo e il suo farsi beffe della legalità internazionale.

Kathleen Christison dipinge un quadro accurato del sostegno ebraico su vasta scala per lo SSE in Palestina. Inizia a parlarci delle opinioni dello storico ebreo Benny Morris. “Questo avvenne un giorno o due dopo che questo esempio di erudizione spassionata israeliana aveva esposto in un intervista pubblicato su Ha'aretz i benefici (per gli ebrei) della pulizia etnica, aveva dissertato sul grave errore commesso da David Ben-Gurion per non avere completato la pulizia etnica totale della Palestina, dal Mediterraneo al fiume Giordano, nel 1948, quando ne aveva avuto l'opportunità, ed aveva blaterato sulla barbarie della cultura araba e musulmana. «Il mondo arabo, così com'è oggi, è barbarico», aveva dichiarato Morris. La cultura islamica e musulmana è «un mondo in cui la vita umana non ha lo stesso valore che in Occidente», in cui la libertà e la democrazia sono concetti alieni, in cui non ci sono «inibizioni morali». Stava parlando in termini sprezzanti di intere culture, dell'intera massa degli individui che compongono il mondo arabo e il mondo musulmano, e non soltanto di governi che sono oppressivi e non-democratici. I palestinesi in particolare, Morris ritiene, sono barbari, «una società molto malata», e dovrebbero essere trattati «nel modo in cui noi trattiamo i serial killers... Per loro si deve costruire una specie di gabbia».” (Kathleen Christison, American Jewish sensitivities to criticism of Israel, http://sf.indymedia.org/news/2004/02/1676420.php, 7 febbraio 2004)

I commenti di Morris sono sfacciatamente anti-palestinesi e razzisti, e tuttavia egli si considera ancora un uomo di sinistra. Se un ebreo di sinistra difende simili opinioni, allora potete ben immaginare le opinioni degli uomini di destra. Christison conclude: “Benny Morris – che si considera ancora un uomo di sinistra e vede con favore la nascita di uno stato palestinese su una parte della Palestina, che continua ad esporre le atrocità israeliane contro i palestinesi nei suoi studi sui primi anni di storia di Israele – è, tutto sommato, una di quelle persone descritte da Meir Kahane, ed è uno di quelli che parla per un ampio numero di suoi concittadini israeliani e di suoi simili ebrei in tutto il mondo. L'ottusa sparata di Morris ha sollevato l'ultimo ostacolo alla spudorata espressione del crudo odio anti-arabo. Ci si sarebbe aspettato una gigantesca protesta o disgusto per questa confessione di profondo integralismo, ma non accadde nulla. Se si fa eccezione per poche lettere al direttore di Ha'aretz da parte di ebrei americani, l'intervista ha suscitato poca attenzione presso la comunità ebraico-americana: non c'è stata nessuna denuncia, nessun orrore, poca o nessuna discussione su i siti ebraici più progressivi. Si deve concludere che, per quanto possa essere imbarazzante il linguaggio brutale di Morris, le sue posizioni sono quelle di un'ampia parte degli ebrei americani che dicono di opporsi all'occupazione, dicono di odiare Sharon, dicono di odiare l'oppressione che Israele esercita sui palestinesi, ma poi non fanno niente al riguardo e che in ultima analisi non verserebbero lacrime, né sui palestinesi né sull'anima ebraica, qualora Israele spazzasse via i palestinesi dalla carta geografica”. (Kathleen Christison, American Jewish sensitivities to criticism of Israel, 7 febbraio 2004, http://sf.indymedia.org/news/2004/02/1676420.php).

Michael Neumann giunge a conclusioni simili a quelle di Christison, ma da un punto di vista filosofico. “Ma veramente vogliamo dire che è antisemitismo accusare, non solo gli israeliani, ma in generale gli ebrei di essere complici di questi crimini contro l'umanità? Lo dico di nuovo, forse no, perché c'è un insieme di ragioni per simili affermazioni. Si paragoni, per esempio, quest'accusa a quella rivolta ai tedeschi in generale, di essere stati cioè complici dei crimini del nazismo. Ciò non ha mai significato che tutti i tedeschi, fino all'ultimo uomo o donna, l'ultimo idiota o bambino, erano colpevoli. Significa solo che la maggior parte dei tedeschi lo era. La loro colpa, naturalmente, non consisteva nell'aver spinto prigionieri nudi nelle camere a gas. Consisteva nel sostegno che essi davano a gente che pianificava simili azioni, o – come troverete in molti testi ebraici intricati e moralistici – nel negare gli orrori che avvenivano intorno a loro, nel non aver parlato, non aver resistito e nell'aver accettato passivamente. Si noti che qui, non si considera scusante sufficiente l'estremo pericolo di qualsiasi tipo di resistenza attiva al nazismo. Ebbene, virtualmente nessun ebreo corre alcun tipo di pericolo se oggi parla contro lo SSE. Ed è proprio questo tipo di resistenza che sarebbe necessaria oggi. Se molti ebrei parlassero, ciò avrebbe un enorme effetto. Ma la stragrande maggioranza degli ebrei non lo fa, e nella enorme maggioranza dei casi, ciò avviene perché essi sostengono Israele. Forse l'intera idea di responsabilità collettiva dovrebbe essere scartata. Forse qualche intelligente ci convincerà proprio di questo. Attualmente, si da il caso che l'accusa di complicità ebraica sembra molto più ragionevole dell'accusa di complicità rivolta ai tedeschi. Così, se non è razzismo, ed è anzi ragionevole, dire che i tedeschi furono complici dei crimini contro l'umanità, allora non è razzismo, ed è del tutto ragionevole dire lo stesso degli ebrei, e anche se l'idea di responsabilità collettiva dovesse essere scartata, sarebbe ancora cosa ragionevole dire che molti, forse la maggior parte degli ebrei adulti sostengono uno stato che commette crimini di guerra, e sarebbe ragionevole perché è del tutto vero. Così, se dire queste cose è antisemitismo, allora può essere ragionevole essere antisemita. In breve, il vero scandalo oggi non è l'antisemitismo, ma è l'importanza che gli si da. Israele ha commesso crimini di guerra. Ha coinvolto gli ebrei in generale in questi crimini, e gli ebrei in generale si sono affrettati ad implicarsi da soli. Questo ha provocato odio contro gli ebrei. E' naturale, no? Parte di quest'odio è razzista, parte non lo è, ma cosa importa? Perché mai dovremmo preoccuparci tanto di questo problema problema?” (Michael Neumann, What is Antisemitism?, 4 giugno 2002, http://ww.ukar.org/neuman/neuman01.html).

Gilad Atzmon ha affermato: “Oggigiorno, sapendo che la vasta maggioranza degli israeliani sostengono la pulizia etnica dei palestinesi, che la maggior parte degli israeliani sostengono il recente genocidio di Sharon di palestinesi innocenti, che lo «stato ebraico» è la prima «democrazia» che porta avanti una pulizia etnica entro i suoi stessi confini, che 100 000 ebrei francesi sono scesi in piazza a Parigi per dichiarare il loro sostegno a Sharon, non dovremmo forse chiederci che cos'è il sionismo? Che cosa significa il moderno giudaismo?” (Gilad Atzmon, On Blindness, http://www.gilad.co.uk/html%20files/blindness.html, maggio 2005). Jeff Blankfort ha concluso: “La distinzione che noi sempre cautamente facciamo tra l'essere ebreo e l'essere sionista è essenzialmente ingannevole e che se è vero che tutti gli ebrei non sono sionisti, è pur vero anche che le comunità ebraiche organizzate in tutto il mondo, malgrado le differenze che possono avere, sono totalmente dietro il progetto sionista. Pretendere che queste organizzazioni non parlano per la comunità ebraica mondiale, una comunità che senza alcun dubbio sostiene Israele in quanto stato ebraico, è pura illusione” (Citato in John Spritzler, Do Jews Really Rule the World?, 6 dicembre 2003, http://newdemocracyworld.org/War/Do%20Jews%20Rule_1.htm).

Paul Eisen è certo che la maggior parte degli ebrei sono complici dei crimini dello SSE in Palestina. “E' sicuro che quasi tutto l'intero ed organizzato establishment ebraico in tutto il mondo, in Israele, in Europa e in Nord America ha usato il suo potere, la sua influenza e, ciò che è ancora più importante, il suo prestigio morale per sostenere Israele nei suoi tentativi di soggiogare i palestinesi. E non solo ha offerto il suo sostegno a questi crimini; ma l'establishment ebraico e i singoli ebrei continuano a dire al resto del mondo che quello che accade, non sta realmente accadendo, che Israele non è l'aggressore, che Israele non sta cercando di distruggere il popolo palestinese, che il nero non è nero, ma bianco. E non solo negano questa realtà, essi marchiano di antisemitismo ed escludono dalla società chiunque osi dire il contrario”. (Paul Eisen, In Sight of Yad Vashem....Jews and Deir Yassin Remembrance, gennaio 2003). Egli sottolinea il pericolo di una simile posizione. “Il crimine contro il popolo palestinese viene commesso da uno Stato Ebraico, con soldati ebrei, che usano armi con sopra stampati simboli religiosi ebraici, e con il pieno sostegno e la piena complicità della stragrande massa delle organizzazioni ebraiche nel mondo. Eppure sembra una cosa impossibile dire che gli ebrei sono responsabili di questo crimine. Troppo terribile è il passato. Tutti noi conosciamo l'odio e la violenza a cui le accuse contro gli ebrei hanno portato nel passato. Inoltre, se veramente dovessimo esaminare con severità il ruolo degli ebrei in questo conflitto, ci viene da chiederci cosa ne sarebbe di noi e della nostra lotta? Non saremmo forse definiti antisemiti e non perderemmo forse gran parte del sostegno che tanto abbiamo faticato per conquistare?” (Paul Eisen, Jewish Power, http://www.righteousjews.org/article10.html, 19 agosto 2004). Come disse una volta Hannah Arendt: “Se non dissenti, allora acconsenti”. [9]

Lo SSE in Palestina e la sua politica razzista sono la manifestazione della perenne convinzione religiosa degli ebrei del loro essere gli eletti di Dio, del fatto che, in quanto popolo del libro, essi sono tenuti a rispettare solo le leggi che il loro dio per soli ebrei gli ha trasmesso, e della loro superiorità divina rispetto a tutte le altre razze della terra. Anche gli ebrei non religiosi conservano la controparte non religiosa di simili atteggiamenti di supremazia, in quanto credono nello SSE in Palestina, nella sua politica razzista e nel fatto che lo SSE in Palestina deve diventare l'unico stato al mondo puro dal punto di vista razziale. Tutte le società occidentali a la maggior parte delle altre società sulla terra stanno diventando sempre più multi-culturali. Soltanto lo SSE si muove nella direzione opposta, quella cioè di ripulire etnicamente la popolazione al suo interno per produrre uno stato puro dal punto di vista razziale.

Note

[1] "E" sta per ebrei. Il testo inglese porta la lettera 'J' che sta per 'Jews'. [indietro]
[2] Questo stato di cose appare tanto più vergognoso se si tiene conto che il milione di cittadini palestinesi sono tenuti a pagare le tasse come i 6 milioni di ebrei. Immaginate se succedesse una cosa del genere in un paese democratico. In Italia, per esempio, cosa direbbero i cittadini del nord (e la Lega) se dovessero pagare le tasse come tutti ma il governo spendesse 30 volte di più per le città meridionali? (Ndt). [indietro]
[3] Vale la pena tradurre il titolo dell'articolo per chi non conosce l'inglese: 'Basta! presenta l'ultima linea di prodotti della Estee Massacro per il giorno di San Valentino'. Il gioco di parole è tra Lauder (il nome dell'azienda ebraico-israeliana di prodotti di bellezza) e Slaughter (massacro). [indietro]
[4] Sull'argomento 'Polizia per soli ebrei', si legga l'articolo di Jonathan Cook, Solo per gli arabi:la Legge e l'Ordine Israeliani, Counterpunch, 14 giugno 2006. [indietro]
[5] Su questo argomento, tra i tanti casi dalla realtà in Palestina, abbiamo scelto un articolo recente. Vedi Fareed Taamallah, La sete d'acqua della Cisgiordania, 9 giugno 2006 (versione elettronica di The Nation). [indietro]
[6] Poi avvenuto nel corso dell'estate 2005 (ndt). [indietro]
[7] Leggere a questo riguardo l'articolo: Jonathan Cook, Non c'è posto per i non-ebrei nella Fortezza Israele, Counterpunch, 19 maggio 2006. [indietro]
[8] Shabbat goys sono i non-ebrei che vengono usati dagli ebrei ortodossi per accendere la luce durante lo Shabbat. [indietro]
[9] Michael Neumann, Gilad Azmon e Paul Eisen sono ebrei antisionisti. [indietro]

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