11 settembre, perchè insistiamo?

Ci siamo impegnati, nella sera dell'8 settembre, a organizzare un secondo incontro nazionale del movimento per la verità sull'11 settembre scegliendo una data difficile, ma significativa, che coincideva con la "notte bianca" a Roma. Le cronache ci dicono che durante la notte bianca hanno circolato più di due milioni di persone. Da noi appena duecento.

Avevamo anche dato un titolo un pò provocatorio alla nostra iniziativa, chiamandola: 'ballando sull'11 settembre' e non eravamo lontani dalla verità, se è vero che dopo l'incontro delle duecento persone, nella stessa sede di Villaggio Globale se ne sono radunate ben 6000 ad ascoltare musica. Quindi, la necessità di andare avanti nel lavoro del movimento per la verità sull'11 settembre si è concretamente materializzata e giustifica l'insistenza.

Prima però di arrivare a rispondere all'interrogativo con cui titoliamo questa nota, facciamo un po' di cronaca dell'incontro. Abbiamo ascoltato i contributi di analisi di alcune delle voci più autorevoli che si stanno battendo sulla questione del'11 settembre, da Webster Tarpley a Massimo Mazzucco, da Giulietto Chiesa al coordinatore della marcia prevista per l'indomani a Bruxelles. Una parte rilevante è stata dedicata alla presentazione di quell'importante contributo sull'11 settembre che è il film documentario intitolato Zero, che sarà a breve proiettato nelle sale cinematografiche. Questo film, come hanno ribadito nel corso dell'incontro gli autori, e come hanno sottolineato del resto anche gli altri interventi, vuole riaprire la discussione sull'attentato alle torri di New York presentandolo non solo come la grande mistificazione per giustificare la guerra infinita di Bush, ma anche come risultato di un progetto di largo respiro di provocazione internazionale di cui Al Qaeda è il centro e la cui regia si trova nelle mani dei servizi americani, sionisti e delle loro appendici mediorientali.

La lettura degli avvenimenti sull'11 settembre non sta dunque solo nell'analisi delle menzogne ufficiali sui fatti, ma nel contesto che le inquadra e che ne rappresenta la chiave interpretativa vera. Riuscirà il film a coinvolgere settori ampi della popolazione per sviluppare una coscienza della gravità di quanto è accaduto? Qui andiamo dunque all'interrogativo sul perchè insistiamo.

A tutti i compagni e le compagne deve risultare chiaro che siamo calati in una situazione che non fa corrispondere alle posizioni politiche una consapevolezza adeguata del ruolo che giocano certi fattori a livello di informazione e di interpretazione degli avvenimenti. L'11 settembre è uno degli avvenimenti su cui si è dimostrata la più grande incapacità di capire ciò che stava realmente accadendo e rispetto al quale sono passate le mistificazioni della rete imperialista. Quanti hanno capito che ci trovavamo di fronte ad un autoattentato? Quanti sono andati a verificare il lavoro di un gran numero di persone impegnate sulla verità sull11 settembre?

E, soprattutto, perchè i settori che si dichiarano contro la guerra infinita di Bush continuano a credere alla favoletta di Bin Laden e ignorano i dati di fatto di chi ha messo in luce le menzogne del governo americano e della sua commissione d'inchiesta?

Possiamo dire che, ancora una volta, funziona quella cultura che noi definiamo dell'imperialismo di sinistra che rimuove le ragioni vere che stanno alla base dei tragici eventi in cui siamo calati da circa un decennio e che impedisce un rafforzamento del movimento che tende a denunciarli e soprattutto combatterli. E questa cultura ha distrutto anche quello che è stato un patrimonio degli anni '70, la controinformazione.

Per questo dunque riteniamo che impegnarsi nel movimento sulla verità sull11settembre rappresenta un fatto dirimente per la natura dell'opposizione alla guerra infinita e un passaggio importante per acquisire un modo nuovo di pensare e di agire.

Per questo Aginform, dopo i quaderni sul sionismo, ha pubblicato il fascicolo 11 settembre: l'autoattentato curato da Paolo Pioppi.

Erregi


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