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La lettera di Piero Bernocchi
Un commento di Aldo Bernardini alla risposta attribuibile al direttore di "Liberazione" Piero Sansonetti
La replica (non pubblicata) di Piero Bernocchi a Liberazione
Non capisco, Piero, cosa ci sia di male nel dichiarare il proprio dolore, e il lutto, per la morte di alcuni soldati italiani. Casomai si può protestare perché la stampa, lopinione pubblica, la società politica sono troppo distratti nei confronti di altre tragedie, e cioè, ad esempio, per le cento morti al giorno nella guerra dellIraq, o per le stragi vere e proprie che avvengono sul lavoro, anche qui in Italia. Però non mi sembra che questo possa spingerci a nascondere il dolore per i soldati uccisi in un attentato, a Nassiriya, e tantomeno credo che debba autorizzarci e prendere in giro quei morti, o a valutare col bilancino il valore o il non valore della loro missione allestero. Una cosa è essere contrari, fermamente contrari, alle scelte del governo italiano di partecipare, in posizione per di più subalterna a quella degli Stati Uniti (paese aggressore) alla spedizione militare in Iraq, unaltra cosa è sindacare sul diritto di alcuni soldati italiani di presentarsi volontari per partecipare a quella operazione. Non credo che nessuno possa arrogarsi questo potere di giudizio. Nessuno, proprio nessuno ne ha titolo.
Così come - te lo dico francamente, Piero - mi lascia molto freddo, anzi mi infastidisce un po, quella disquisizione di Cossiga, che tu trascrivi, su chi è eroe e chi no. Non ho mai sopportato i comitati che assegnano le medaglie doro al valore. Non ho mai sopportato le medaglie doro al valore. Dubito che esistano gli eroi, e sono sicuro, comunque, che in un mondo civile non dovrebbero esistere.
Tu dici che è in corso una operazione di stravolgimento del significato delle parole, che ci porta a chiamare pace quello che in realtà è guerra. Bene, hai ragione. Non è neanche una novità. Però tu fai la stessa operazione, se ti rifiuti di provare orrore per gli attentati: anche quelli contro i soldati italiani, e non solo per la stragi compiute dagli americani e dai terroristi del Mar Rosso. Non sarebbe più semplice dire a voce alta che un morto è un morto, è un morto, e che noi - noi pacifisti, dico - vogliamo che in Iraq finisca la strage, e quindi vogliamo che il governo ritiri le nostre truppe, e quindi vogliamo che finisca anche loccupazione delle truppe anglo-americane? E per fare questo non sarebbe meglio usare toni più pacati di quelli che usi tu, e più rispettosi per chi ha perso la vita?
pi. sa.