Il Movimento è riunito a L'Avana. Un'occasione per rilanciarne il ruolo internazionale
Stella Spinelli
Fonte: www.peacereporter.net
13 settembre 2006
In questi giorni LAvana è teatro del 14esimo vertice del Movimento dei Non allineati, che include 116 paesi, di cui 53 africani, 38 asiatici, 24 latinoamericani e uno solo europeo (la Bielorussia). Cinquanta sono i capi di stato che partecipano al vertice ed è atteso anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
Un'occasione d'oro. Durante la cerimonia inaugurale, a fare da cicerone è stato il ministro cubano Felipe Roque - dato che Fidel Castro è in piena convalescenza. Nel suo discorso dapertura non ha esplicitamente attaccato gli Usa o usato parole severe contro Israele, entrambi leit motiv delle passate edizioni, ma ha enunciato propositi costruttivi e fini ambiziosi. Lintenzione è di rilanciare il ruolo del Movimento in un momento particolarmente caldo della situazione internazionale, senza posizionarsi apertamente contro nessun paese, ma ricercando unidentità e un ruolo attivo. Anche se alzeremo la voce contro le guerre preventive ha precisato Roque il nostro intento è difendere in generale il diritto internazionale. Se dunque il summit è una buona occasione per tutti i non allineati di dimostrare piani e intenti che vadano oltre i pregiudizi verso il potente di turno, per Cuba è letteralmente unopportunità doro, perché, come spiega Gennaro Carotenuto, professore di Storia dellAmerica Latina allUniversità di Macerata ne conferma la svolta dal punto di vista internazionale e ribadisce quello che è sotto gli occhi di tutti: la fine, a 17 anni dal crollo dellUnione Sovietica, dellisolamento di Cuba, disegnato dagli Stati Uniti già dai primissimi anni Sessanta. Isolamento che prosegue Carotenuto - dal punto di vista economico, è stato già spezzato a fine luglio con la firma di un trattato commerciale con il Mercosur, il Mercato dellAmerica del Sud, che ha inserito Cuba in un contesto internazionale per la prima volta dalla fine del Comecon ( il Consiglio di mutua assistenza economica, istituito nel 1949 dai paesi socialisti dell'Europa orientale ndr.).
45 anni. Certo è che, se in occasione dellinaugurazione del vertice Roque ha evitato di attaccare direttamente gli Usa, i suoi silenzi lhanno comunque detta lunga: nessun accenno allanniversario dellattacco alle torri gemelle, nessuna dichiarazione di cordoglio o solidarietà. Della lotta al terrorismo, però, si parlerà nel documento finale, quelle 88 pagine che dovranno essere approvate dai paesi membri, sabato 15, giornata conclusiva del vertice, e che daranno limpronta al futuro del Movimento. "La lotta contro il terrorismo ha spiegato il vice-cancelliere cubano Abelardo Moreno, presidente della Comissione degli Alti Rappresentanti del vertice, anticipando la posizione del Movimento - non può essere dettata dalle date; la lotta contro il terrorismo deve essere dettata dalle attitudini, dalle politiche, dagli atti, dalle azioni, e lo dice il rappresentante di uno dei paesi più colpiti al mondo dal terrorismo, da 45 anni".
Ma il vertice in sé è una scatola vuota? Al di là di tutto, secondo Carotenuto, è comunque un esercizio di multilateralismo, lennesimo in questo periodo in cui i Paesi cosiddetti in via di sviluppo stanno agendo indipendentemente dalle linee occidentali e stringendo accordi commerciali ed energetici gli uni con gli altri, senza dover passare, come accadeva in passato, sempre e comunque da Washington. E il caso di Chavez, che ha appena compiuto un proficuo giro in Asia, dove ha siglato alleanze energetiche e rilanciato il ruolo dellOpec. Esemplare anche il caso della Cina che ha appena investito 100 miliardi di dollari in America Latina, dellIndia, il cui primo ministro, prima di recarsi al vertice dei non allineati, è passato da Brasilia dove ha siglato accordi per la ricerca energetica, contratti con la Petrobras e, un suo rappresentante ha firmato un contratto con la compagnia petrolifera cubana.