Discorso di apertura
del Vicepresidente del Consiglio di Stato di Cuba, Carlos Lage Dàvila,
all’inaugurazione della riunione dei capi di governo
del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL)

Fonte: Granma nacional
14 settembre 2006
Traduzione dallo spagnolo di FR per www.resistenze.org

Eccellenze:

In mezzo a guerre e a minacce di altre guerre ancora, il mondo in cui viviamo è ogni giorno più ingiusto e disuguale. La fine del confronto est - ovest non è stato il principio della pace che molti hanno sognato. La storia reale è stata quella del crescente dominio di una nazione che esercita pressioni economiche e politiche senza scrupoli, che si considera in diritto di invadere qualunque paese per raggiungere i suoi obiettivi e che conduce il pianeta che abitiamo alla sua distruzione.

Bastano pochi esempi per descrivere l’assurda crudeltà dell’attuale ordine internazionale che ci hanno imposto.

Si investono annualmente, in spese militari, più di un milione di milioni di dollari, ed ogni anno muoiono 11 milioni di bambini di malattie che possono essere prevenute o curate.
Si spende un altro milione di milioni di dollari in pubblicità commerciale, mentre 860 milioni di esseri umani nel mondo non sanno leggere né scrivere.
I paesi ricchi destinano 17 mila milioni di dollari, tutti gli anni, per alimenti di animali domestici, e più di 800 milioni di persone si addormentano con la fame.
Noi paesi dell’America Latina formiamo ogni anno un milione e duecentomila laureati con un costo di non meno di 20 mila dollari cadauno, ed il 20 % dei più capaci, 240 mila, vengono “rubati” per andare a lavorare o a condurre ricerche nei paesi ricchi, offrendo loro condizioni che le nostre nazioni non possono garantire, e senza che riceviamo alcuna indennità.
I combustibili fossili si esauriscono. Le riserve provate e probabili di petrolio e gas crescono meno del consumo. Le società ricche non sono state capaci di intraprendere radicali e profondi programmi di risparmio di energia che permettano di guadagnare il tempo necessario per sviluppare nuove tecnologie.

L'ecosistema si deteriora come conseguenza di una società irrazionale che stimola un consumismo estremo che hanno imposto i paesi ricchi a se stessi e a noi.

Migliaia di milioni di persone sono spinte alla disoccupazione, alla povertà, alla fame e alle malattie. Una nuova categoria, quella dei rifiuti umani, è stata creata dal neoliberalismo.

Una vera dittatura mondiale si vuole imporre mediante la guerra ed il potere economico, pretendendo di sfigurare la realtà con un discorso intollerante ed ingannevole.

La democrazia ed i diritti umani, convertiti più in pretesti che in autentici obiettivi, non possono esistere in un mondo disuguale, dove quelle parole non riescono nemmeno ad essere lette né comprese da migliaia di milioni di persone.

I concetti di sovranità limitata, intervento umanitario, guerra preventiva e cambiamento di regime, sono fascisti; non sono teorie moderne per difendere la libertà e combattere il terrorismo. La “sicurezza umana” e la “responsabilità di proteggere” sono concetti che nascondono l’intenzione di violare la sovranità e mutilare l’indipendenza, sia ben chiaro, dei paesi poveri, mai di quelli potenti.

La povertà, in questo mondo di economia globalizzata, è conseguenza di secoli di colonialismo e neocolonialismo e di un ordine economico internazionale ingiusto e criminale, non della corruzione ed incapacità dei nostri governi, come pretendono di farci credere. Più privatizzazione, più deregolamentazione, più libero commercio equivale a più disuguaglianza, più povertà, più emarginazione.

Il narcotraffico e le mafie nascono nella domanda crescente di droghe delle società più ricche, sono il risultato della cultura del consumo e del denaro, come esclusive motivazioni dell'essere umano. Le droghe ed il crimine si moltiplicano per quella domanda crescente e non perché siano insufficienti il numero di poliziotti ed eserciti, e dobbiamo anche comprare carri blindati ed armi sofisticate ai paesi ricchi.

Il terrorismo è conseguenza dell'ingiustizia, della mancanza di educazione e di cultura, della povertà e disuguaglianze, dell'umiliazione rassegnata di nazioni intere, del disprezzo e sottovalutazione di una credenza, della prepotenza, dell'abuso e di crimini. Non è conseguenza di ideologie radicali che debbano essere spazzate via con bombe e missili.

L'ipocrisia ed i doppi fini non si nascondono neppure nel discorso del potente.

La potenza egemonica esige che gli autori di crimini in qualunque parte del pianeta debbano essere giudicati e perfino estradati agli Stati Uniti; e d'altra parte i militari nordamericani, per uguali o peggiori crimini, devono avere immunità. Oppure non ci sono né crediti né aiuti economici.

Si alzano muri nelle frontiere e si creano poliziotti antiimmigrazione, ma non si formano scienziati, medici, infermiere, informatici ed altri professionisti e tecnici di alta qualificazione.

Le potenze dominanti proclamano il libero commercio, ma considerano imprescindibile spendere quasi mille milioni di dollari giornalieri in sussidi agricoli, tre volte quello che destinano come aiuto allo sviluppo.

Non è verso le nostre banche che fluiscono le riserve monetarie del mondo, ma riceviamo ordini che sono un peccato violare: non si possono mettere barriere al flusso di capitali, ed il nostro denaro deve andare a finanziare il deficit dell'economia degli Stati Uniti.

Le mine antiuomo devono essere eliminate; le armi chimiche e nucleari no; nessuno può più possederle, lo ordina l'unico paese che ne ha usate due contro la popolazione civile.

Questo è il mondo che ci ha regalato il Consenso di Washington. Questo è il mondo che ci ha regalato il neoliberalismo. Questo è il mondo che ci hanno regalato le multinazionali, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, il Governo degli Stati Uniti ed i paesi poderosi.

E quest’ordine o disordine mondiale economico e politico che alimenta le disuguaglianze e conduce al caos, e pretende di perpetuarsi perché fa bene a poche nazioni, nemmeno a tutti.

È necessario, urgente e possibile un altro mondo e non mancano certo le guerre per conquistarlo.

Se prendiamo coscienza, se ci uniamo, se ci disponiamo a difesa con le idee e coi nostri diritti, possiamo farcela.

È essenziale il ruolo che il nostro Movimento deve svolgere nella ricerca di un nuovo sistema di relazioni internazionali. Siamo non allineati alle guerre, non allineati al terrorismo, non allineati all'ingiustizia, alle disuguaglianze. Allineati con la pace e la giustizia.

Dobbiamo lottare per un mondo in cui sia impensabile l'aggressione e l’occupazione di nessun paese per raggiungere vantaggi materiali o geopolitici, nel quale non si permettano le aggressioni come quella che soffre oggi il popolo libanese o le atrocità di Israele contro il popolo palestinese.

Che non si cerchi di proibire che una nazione sovrana acceda all'energia nucleare con fini pacifici mentre si aiuta un'altra ad accumulare arsenali nucleari.

È necessario lottare per la concezione di un nuovo ordine economico mondiale più giusto ed equo, nel quale prevalga il trattamento speciale e differenziato per i paesi del Terzo Mondo.

Le attuali organizzazioni finanziarie internazionali sono malfamate ed inabili a comprendere e a dare risposta ai nostri problemi. Devono essere abolite e devono crearsi altre organizzazioni che desiderino farla finita con la fame, e non con gli affamati.

Le Nazioni Unite devono essere riformate e convertite in un vero strumento di cooperazione e di pace, in un'organizzazione che possa compiere i principi rettori plasmati nella sua Carta.

Il Consiglio di Sicurezza deve ampliare la sua appartenenza, modificare i suoi metodi di lavoro, fare trasparenti le sue delibere e sradicare l'ingiusto ed umiliante privilegio del veto.

Sappiamo che non sono facili questi obiettivi, ma l'unica maniera di raggiungerli è lottando per essi.

Per molti era impossibile concepire la fine del colonialismo, la sconfitta del fascismo, la vittoria del Viet Nam, la sparizione dell'Apartheid. La cosa migliore della storia dell'uomo è la realizzazione dei sogni che una volta sembravano impossibili.

Signore e signori:

Questi giorni all'Avana, saranno giorni di lavoro ed ottimismo; mentre il Movimento dei Paesi Non Allineati si fortifica, Fidel si rimette in salute.

Esprimiamo il nostro riconoscimento al Governo della Malesia per il suo lavoro come Presidente del Movimento, e a tutti per essere presenti, a dispetto delle pressioni e presagi catastrofici, e per contribuire con posizioni ed idee che coincidenti o no, si propongano un futuro migliore per i nostri popoli.

Molti di voi ci hanno già visitati in precedenza. Altri, lo fanno per la prima volta. Nei minuti che possano rimanere liberi, conosceranno delle nostre realtà e dello spirito di un paese che ha deciso già 47 anni fa di prendere le redini del suo destino e di costruire una società giusta e solidale, affrontando tutti i rischi, le minacce, le aggressioni ed un blocco tanto criminale e prolungato, quanto ridicolo.

Quando sparì l'URSS ed il campo socialista europeo, rimanemmo praticamente soli, afferrati alla nostra bandiera e al Socialismo. Il governo degli Stati Uniti incrementò il blocco con nuove leggi, emendamenti e controemendamenti, rinnovò gli atti terroristici e scatenò contro la Rivoluzione Cubana un'offensiva diplomatica e mediatica internazionale senza precedenti. Tutto l'odio di un impero moralmente decadente si riversò contro la nostra piccola Isola.

La fine della Rivoluzione sembrò inevitabile, perfino per molti amici. Tuttavia, la Rivoluzione poté resistere, perché aveva realizzato un'immensa opera di equità e benessere.

La Rivoluzione poté resistere perché aveva realizzato un'opera, ancora maggiore, di giustizia e dignità.

Perché la Rivoluzione non ha mai mentito al suo popolo, perché la verità e l'etica hanno preceduto ogni azione, perché abbiamo difeso l'unità come la pupilla dei nostri occhi, perché i canti di sirena qui non sono stati ascoltati, e ci rifiutiamo di credere che devono essere la competenza, il denaro, la vanità, l'egoismo, ciò che muove gli uomini e non il senso dell'onore e la solidarietà.

Forse negli anni novanta la Rivoluzione Cubana visse gli anni più duri e difficili della sua storia, e forse oggi viviamo il più sicuro e promettente momento della Rivoluzione.

Quello che è successo potrebbe sembrare un miracolo, ma non lo è, è l'impresa di tutto un popolo, abnegato, eroico, stoico, e nel suo nome dò il benvenuto alla Patria di Martí e di Fidel.

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