MONUMENTO A ITALO BALBO:
RITIRARLO AL PIU' PRESTO.

Roma, 6 giugno 1996

Comunicato stampa di Falco Accame

I dirigenti dell'Aeronautica Militare dovrebbero ritirare al più presto il busto di Italo Balbo. Se avessero avuto una sufficiente cultura storica non avrebbero preso questa iniziativa. E' bene dunque che il Ministro della Difesa provveda a che nelle scuole militari si insegni la storia. I meriti di organizzatore di Italo Balbo non possono essere certo scissi da valutazioni etiche. Un capo militare degno del suo ruolo non può accettare violazioni delle convenzioni del diritto internazionale di guerra. Nelle nostre colonie fu violata la convenzione di Ginevra e furono attaccate popolazioni inermi anche con l'uso dell'iprite.

Bastava che i dirigenti dell'Aeronautica si fossero riletti ad esempio il libro "Ali nel deserto" di Vincenzo Biani presentato in termini elogiativi proprio da Italo Balbo, dove si menziona appunto l'uso di gas tossici in Libia e si leggono frasi come questa che si riferisce ad una incursione aerea italiana su Gifa: "Quando le bombe furono esaurite gli aerei scesero più bassi per provare le mitragliatrici. Funzionavano benissimo. Nessuno voleva essere il primo ad andarsene perché ognuno aveva preso gusto a quel gioco nuovo e divertentissimo. E quando finalmente rientrammo a Sirte il battesimo del fuoco fu festeggiato con parecchie bottiglie di spumante, mentre si preparavano ali apparecchi per un'altra spedizione. Ci si dava il cambio nelle diverse missioni. Alcuni andavano in ricognizione portandosi sempre un po' di bombe con le quali davano un primo regalo ai ribelli scoperti e poi il resto arrivava poche ore dopo. In tutto il vasto territorio compreso tra El Machina, Nufilia e Gifa i più fortunati furono gli sciacalli che trovarono pasti abbondanti alla loro fame".

Può un capo dell'Aeronautica approvare simili nefandezze con cui si getta nella pattumiera il cosiddetto "onore militare"? Vicende come queste devono essere ben conosciute e restare come un monito per una corretta condotta dei militari in guerra. Il capo negli anni 30 in Libia ere il generale Graziani, vice governatore. Non vogliamo nessun nuovo "abbraccio di Arcinazzo"! Suggerirei ai dirigenti della Aeronautica Militare il libro di Eric Salerno "Genocidio in Libia", SugarCo Ed. e in particolare quanto è scritto a pag. 117-118 nel riportare le parole dello storico Giorgio Rochat: ''L'Aeroanautica Militare fece la sua prima apparizione in Libia e dopo una prima fase in cui i piloti scaraventavano giù bombe di modeste proporzioni che più che altro spaventavano, si passò all'uso in misura considerevole dei gas velenosi proibiti dalla convenzione di Ginevra e da tutti gli altri accordi internazionali in materia di guerra chimica. Furono bombardamenti "sperimentali", avevano due scopi: da una parte uccidere e terrorizzare la popolazione civile all'interno del paese; dall'altra fornire allo Stato Maggiore italiano elementi di valutazione con cui decidere se utilizzare i gas nella grande avventura coloniale a venire: la conquista dell'impero di Adis Abeba. I risultati conseguiti in Libia dovevano essere veramente confortanti se i militari fascisti in Etiopia decisero di far largo uso di bombe all'iprite. Interi villaggi furono distrutti, migliaia di persone uccise o menomate".

Chi ha approvato simili vicende ignobili è da SCORDARE, non da RICORDARE.

Falco Accame
ex presidente Commissione Difesa

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