La nostra risposta a Roberto Saviano

Collettivo studentesco "Senzatragua"

Fonte: Senza tregua
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17 dicembre 2010


Caro Roberto,
sappiamo bene cosa vuol dire scrivere questa lettera, ma rispetto al tuo invito non vogliamo sottrarci alla sfida di fare le nostre considerazioni e riflessioni sull'accaduto.

Chi ha lanciato un sasso lo ha fatto contro un sistema, brutale, antidemocratico ed oppressivo, che ogni giorno sfrutta ed opprime lavoratori, precari e studenti. Ogni gesto violento è stato dettato solo dall'esasperazione e dalla rabbia accumulata in anni in cui i palazzi del potere non hanno fatto altro che chiudere occhi ed orecchie alle richieste che venivano dalla gente. I passamontagna, i sampietrini, le vetrine che vanno in frantumi solo il sintomo ma non la causa del problema reale, che è da ricercare nel potere contro cui quella piazza ha protestato.

La retorica dei black blok non ci convince. Quel giorno c'era sicuramente una piazza variegata nelle modalità di protesta, nella composizione e nelle sue azioni. Ma quella piazza non era divisa. Quando una camionetta della guardia di finanza ha iniziato a bruciare, gli studenti sulle gradinate di piazza del popolo hanno gridato tutta la loro approvazione, come se si fosse vinto il mondiale. Giusto, sbagliato?

Chiedetevi piuttosto il perché. Chiedetevi perché una piazza gremita ed enorme non si è dissociata, perché la gente è rimasta lì a manifestare senza andare via, anzi ha applaudito. È questo che non capite. Non esistono studenti buoni e studenti cattivi. Esiste un movimento unito e compatto, che non si fermerà fino a quando questa riforma non sarà bloccata, questo governo non sarà caduto e continuerà a lottare contro un sistema che è fatto solo di precarietà e insicurezza, fino a quando non avrà riconquistato il diritto al nostro futuro, che qualcuno in questi anni ci ha strappato.

Questo non va giù a molti. Non piace a quanti credevano in un movimento a tempo e a comando la cui unica funzione doveva essere quella di spalleggiare la campagna elettorale di questo o quell'altro partito di opposizione. Non funziona così. Il grado di maturazione e consapevolezza a cui questo movimento è arrivato è che non ci sono soluzioni immediate. Quella mattina tutti volevamo la sfiducia di Berlusconi, ma eravamo anche consapevoli che la vera alternativa oggi non passa per quell'aula parlamentare dove, a vari livelli, sono tutti corresponsabili delle politiche portate avanti in questi anni sia dal centro destra che dal centro sinistra.

Sappiamo bene che esiste un tentativo di criminalizzare e di mettere all'angolo la nostra protesta. Una nuova "strategia della tensione" come l'hai giustamente definita. Ma sappiamo anche che questa campagna ha il suo terreno fertile nell'arretramento culturale che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle. Se accendere un fumogeno è un atto terrorista, allora quanti terroristi ci sono in Italia? Se accettiamo che le nostre parole siano cancellate, se accettiamo il linguaggio dell'avversario, le sue modalità d'azione, quale spazio residua per la nostra esistenza?

Le definizioni più disparate che ci sono state affibbiate non ci rappresentano. Non vogliamo essere etichettati come estremisti. Ma se per voi lottare ogni giorno per una scuola ed un'università pubblica, accessibile a tutti, per la sicurezza degli edifici scolastici, per i diritti degli studenti è da estremisti, allora sì, siamo estremisti. Se per voi difendere i diritti dei lavoratori, contestare sindacalisti asserviti alla volontà dei padroni è da estremisti, allora sì, siamo estremisti.

Ma viene da chiederci dove sono finiti tutti gli altri? Quei tanti che hanno lottato negli anni '70 per un mondo migliore, e oggi pensano di esaurire il loro compito guardando Annozero e Ballarò, magari dall'alto di qualche posizione di riguardo raggiunta. Si chiedano loro, cosa erano e cosa sono diventati. Ci dispiace di aver rovinato, come qualche Tg ha sottolineato, lo "spirito natalizio" del centro di Roma, portando nel salotto buono della capitale la nostra rabbia e le nostre speranze.

Perchè tanta ipocrisia? Anche quest'anno il Natale porterà una nuova ondata di cassaintegrazione e licenziamenti per centinaia di migliaia di lavoratori italiani; altrettanti contratti a termine non saranno rinnovati; migliaia di studenti, anche quest'anno abbandoneranno scuole ed università non essendo più in grado di sostenerne i costi; a L'Aquila si preparano a vivere le festività fuori dalle loro case e dalla loro città; in Campania avranno in regalo una nuova discarica, dove giungerà nuovamente tutta la monnezza del Natale (e forse ben altra?). Noi, Roberto, per usare uno slogan a te caro, siamo di quelli che non vanno via. Siamo di quelli che restano, perché è qui che vogliamo il nostro futuro, ed è per questo che vogliamo continuare a lottare.

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