Stalin il rivoluzionario
Il significato della battaglia contro gli antistalinisti

A proposito del libro di Ludo Martens "Stalin: un altro punto di vista", edito da Zambon

Nel corso degli ultimi tempi abbiamo sentito più volte l’esigenza di rispondere in maniera organizzata alla campagna anticomunista condotta non solo dalla destra, ma anche dalla sinistra anticomunista decisa a liquidare il novecento comunista, a partire da Stalin, inglobandoci gli ‘errori e orrori’ di tutti i protagonisti dell’epoca.

Purtroppo, come è già accaduto con gli avvenimenti del 1989 e seguenti, il terreno su cui viene seminato l’anticomunismo era stato ben arato e non solo dalla propaganda borghese, ma da quel radicalismo di sinistra che anticipa, da Trotskj in poi, le controrivoluzioni.

Ricordate Solidarnosc e gli esiti della vicenda polacca fino all'elezione di Giovanni Paolo secondo? E la rivoluzione di ‘velluto’ in Cecoslovacchia che ha portato al dissolvimento dello stato unitario e al governo di Havel? E i vari movimenti arancione sostenuti da Bush in nome della democrazia, che hanno allargato l’area di influenza dell’imperialismo USA nel mondo, in particolare ad est e in Asia centrale? Negare oggi il nesso tra certe critiche di ‘sinistra’ e campagne anticomuniste pilotate dall’imperialismo diventa sempre più difficile, anche se l’enorme apparato propagandistico e culturale dell’occidente capitalistico cerca di nascondere costantemente i fatti e rendere confusi i contorni di questi nessi.

Seppure con un certo ritardo sui tempi ‘italiani’ della discussione, ci si ripresenta l’occasione di replicare alle più recenti campagne anticomuniste con l’uscita del libro del compagno Ludo Martens, Stalin un altro punto di vista, edito in Italia da Zambon con la prefazione di Adriana Chiaia.

Il libro di cui stiamo parlando non è un libro’storico’ sull’epoca di Stalin, magari più benevolo degli altri, bensì un libro politico che mette in luce le questioni essenziali su cui fino ad oggi è basata la campagna anticomunista e le capovolge dandone, appunto, un altro punto di vista.

Fino ad oggi l’offensiva della borghesia e della sinistra anticomunista ha costretto i compagni a rifugiarsi in nicchie nostalgiche dalle quali non si è partiti quasi mai per una controffensiva politicamente forte e capace di imporsi nel dibattito. L’elogio emotivo di Stalin, da una parte, e la timida ammissione controcorrente che in fondo c’era del buono anche nell’URSS di Stalin dall’altra, non potevano sbloccare la situazione e riavviare un serio dibattito.

Il libro di Ludo Martens sblocca questa situazione, impone subito una scelta di campo basata sui fatti e offre al lettore un’ipotesi su cui muoversi nello scontro con l’anticomunismo di sinistra. Le questioni scabrose, quelle su cui in genere si stende un velo anche da parte dei più volonterosi difensori del movimento comunista, vengono rilanciate non come ‘orrori’, ma come meriti di Stalin e della sua linea rivoluzionaria. Una tesi questa che prenderà allo stomaco le ‘anime belle’ e le scandalizzerà al punto di produrre magari qualche conato di vomito.

Ma come, Ludo Martens riprende la tesi del connubio Trotskj-nazisti? Come, in questo suo libro si esalta la collettivizzazione delle campagne e il socialismo in un solo paese? Possibile che la storia di Bucharin sia ricondotta a cospirazione e tentativo di restaurare il capitalismo nell’URSS? E la grande purga che ha preceduto l’attacco dei nazisti è davvero una scelta obbligata per serrare le file? Infine la grande guerra patriottica è stata o no una grande affermazione dell’URSS di Stalin e della sua capacità di direzione politica e militare?

Il filo rosso che lega tutti questi interrogativi dà il senso all’epoca di Stalin e la definisce come un grande tentativo rivoluzionario per consolidare la Rivoluzione d’Ottobre e darle una prospettiva mondiale. Le ragioni per cui questo tentativo si è interrotto sono oggetto di discussione, ma non ne inficiano la validità, come il bonapartismo e la restaurazione non possono mettere in discussione la grande rivoluzione francese. Questo spiega perché da decenni va avanti con tanto accanimento l’attacco e la demolizione a Stalin e in questo attacco svolge la sua opera l’anticomunismo di sinistra, in modo che ne sia dimostrata l’'oggettività’. Se destra e sinistra sono d’accordo chi può contestare il giudizio su Stalin?

Avvertiamo i compagni e le compagne che il libro di Ludo Martens non è un libro facile, nonostante la sua chiarezza e semplicità di esposizione. La lettura di questo libro presuppone che ci si sappia orientare su che cos’è un processo rivoluzionario e sui mezzi con cui una rivoluzione si possa portare avanti. E in questo bisogna utilizzare le categorie di Marx e di Lenin e non la ciarlataneria bertinottiana. Ovviamente questo si contrappone sia alle tesi evoluzionistiche e parlamentariste della sinistra riformista sia ai sogni rivoluzionari dei radikalen piccolo borghesi. La rivoluzione comunista è scontro di classe e trasformazione rivoluzionaria. Questo la borghesia e l’imperialismo l’hanno perfettamente compreso. La sinistra no!

I compagni e le compagne che hanno di fronte l’odierna campagna contro l’impero del male possono fare un parallelo tra passato e presente e rendersi conto del perché va avanti la canea antistalinista. Noi non intendiamo fare apologie, ma collocare l’era di Stalin nella sua dimensione storica e rivoluzionaria. Marx ha scritto, a proposito della Comune di Parigi, che essa vive nel grande cuore della classe operaia. Così noi dobbiamo affermare che l’esperienza sovietica sotto la direzione di Stalin il rivoluzionario è saldamente impiantata nel cuore dei comunisti.

R.G.


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