Roberto Quaglia:
il mito dell’11 settembre
e l’opzione Dottor Stranamore

di Serena Ricci
21 Ottobre 2006
Fonte: www.paginatre.it


Questo è un libro che lascia sgomenti i lettori ad ogni pagina delle 450 di cui si compone. Dire che l’argomento riguarda l’11 settembre 2001 è vero, ma riduttivo. L’autore, che è scrittore di fantascienza, assai più noto all’estero, soprattutto nei paesi dell’est, dove molti dei suoi libri sono pubblicati e dove è considerato maestro di SF alla pari del defunto Robert Sheckley di cui del resto era amico, vanta il primo saggio comparso in Italia che abbia seminato seri dubbi sulla versione ufficiale dell’attentato alle torri gemelle. Quel saggio recava già un curioso titolo, Tutto quello che avresti voluto sapere sull’11 settembre (e su tutto il resto) e non hai osato chiedere e faceva da apertura al libro, divenuto un best seller, Tutto quello che sai è falso.

Ora Roberto Quaglia (www.robertoquaglia.com) ha sviluppato, articolato e caparbiamente documentato quella prima ricerca, fornendoci un libro inchiesta che, con stile brillante e con maestria nell’esercizio del dubbio metodico su ogni rappresentazione istituzionale fornita nel corso di questi cinque anni, ci mostra come le crepe, che si intravedevano celate già all’origine di quell’evento che ha segnato il corso della storia, siano divenute tante e tali da determinare un senso di disfacimento della realtà percepita, che non si accascia nell’angoscia semplicemente per quel senso di distacco, di arguzia e di raffinatissima ironia che l’autore sa magistralmente comunicare al lettore, riuscendo a tenerlo con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.

Ed è proprio questa la caratteristica di Roberto Quaglia come scrittore di fantascienza, che ne fa un eretico di professione nel senso più nobile e profondamente colto del termine. Si percepisce immediatamente che l’autore sa tutto quanto è possibile sapere sui fatti considerati e sui nessi nascosti con altre realtà apparentemente distanti, ma la sua preoccupazione è quella di non forzare il lettore, di conversare con bonarietà, con garbo ed eleganza con lui come tra persone che hanno come unico obiettivo l’esercizio della ragione e del pensiero critico, che mettano al riparo da tesi precostituite e dalla diffusa subalternità al potere massmediatico. Non a caso il lettore potrà trovarvi oltre a quelli che ormai sono gli argomenti più comunemente dibattuti (il crollo delle torri, lo sfondamento del muro del Pentagono, l’abbattimento dell’aereo in Pennsylvania…) anche altri elementi meno dibattuti del puzzle: la questione dell’antrace, la lista dei passeggeri, le stranezze delle telefonate e tante altre, come un’enciclopedia estremamente ponderata e brillante sull’argomento, corredata di numerose illustrazioni in bianco e nero e a colori, tutte commentate e citate nelle fonti.

Da qualche settimana, in concomitanza con numerose trasmissioni televisive (vedi www.report.rai.it), cominciano ad uscire pubblicazioni critiche e qualche documentario sull’11 settembre, anche in Italia. Era ora! Curioso però è il fatto che in tutte queste pubblicazioni, nelle quali spesso ci si imbatte in considerazioni e persino in frasi tratte dal libro di Roberto Quaglia, nessuno si preoccupi di citarne la fonte. Roberto Quaglia, alieno da facili schieramenti e men che mai fanatico delle cospirazioni, è spesso oggetto di pirateria informatica. Il suo primo testo sull’11 settembre e numerosi suoi racconti di fantascienza sono pubblicati da numerosi siti nella rete. Valerio Evangelisti, autore tra l’altro anche della prefazione al testo, definisce quello di Roberto Quaglia “un libro importante e bello”, sostiene che a lui si deve la più stringente, brillante, documentata controinchiesta sugli attentati dell’11 settembre 2001” e “quale che sia stata la vera storia dell’11 settembre, alla fine del libro e delle sue argomentazioni stringenti, si esce con una convinzione: nessuno, quella storia, ce l’ha mai raccontata per intero. Per tentare di ricostruirla, il libro di Quaglia si rivela indispensabile”. Aggiunge anche che leggendo il libro si giunge ad “una sola, obbligata conclusione: la versione degli attentati dell’11 settembre fornita dall’amministrazione Bush non è credibile, se non agli occhi di uno scemo”

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