Pietro Ancona
Fonte: medioevosociale-pietro.blogspot.com
8 marzo 2010
La batteria massmediatica mondiale ha ricevuto il suo input, la sua
velina, dal direttore di Orchestra che siede a Washington o a
Gerusalemme. La soffiata insufflata ai giornali ed alle radiotv del mondo
è questa: Avete visto? Ha fatto bene Bush ad invadere l'Iraq. Vi abbiamo
esportato la democrazia. Ieri la gente è andata a votare senza lasciarsi
scoraggiare dai terroristi. Nei prossimi giorni si eleggerà per la
seconda volta il Parlamento... Questa vulgata delle elezioni irakene
giunge in Italia con gli editoriali di due grandissimi esperti di
politica estera, il signor Venturini del Corriere della Sera ed il signor
Valli di Repubblica. I due giornali magari litigano tutti i giorni su
Berlusconi e sono schierati l'uno con il centro-destra e l'altro con il
centro-sinistra. Ma in politica estera vanno d'accordo che di più non si
può. Non possono
scrivere cose diverse da quelle del NYT o del Washington post. La ventina
di giornali che informano l'opinione pubblica occidentale ha un rigore
ideologico che spesso sfocia in settarismo e non esita a scomunicare
subito coloro che si permettono di avanzare magari qualche dubbio sugli
affari che trattano. Chi non è rigorosamente atlantista e liberista è
comunista! Non ci sono vie di mezzo!
C'è da dire sulle elezioni irakene che non ne sappiamo quasi niente
tranne le scarne notizie diramate dalle agenzie. Dal momento
dell'occupazione ad oggi tutti i giornalisti free sono stati allontanati
o convertiti alla causa dell'invasione come è successo a qualcuno di
quelli arabi. Circa quattrocento giornalisti sono stati uccisi dal 2003
e non potranno mai raccontarci che cosa hanno visto. La carneficina è
iniziata con la cannonata di un carroarmato Usa al decimo piano
dell'Albergo Palestine di Bagdad. Sappiamo bene che i giornali sono
considerati fumo negli occhi dai generali americani
che, con metodi che definire brutali e spicci è dir poco, hanno imposto il
filtro del loro ufficio informazioni e censurato preventivamente ogni
corrispondenza. Sono accettati soltanto gli embedded. Non è da escludere
che la morte di Baldoni ed il tentato omicidio di Giuliana Sgrena siano
stati momenti di intimidazione e di vero e proprio terrorismo per
scoraggiare la presenza di giornalisti. Inoltre è stato reso
difficilissimo e pericoloso l'accesso ai vari teatri di guerra.
Quello che
si è saputo sul bombardamento all'uranio ed al fosforo di Falluja che
oltre ad avere provocato migliaia di morti sta popolando la città di
bambini-mostri per le terribili alterazioni genetiche della popolazione, è
riuscito a filtrare quasi per caso. Chissà quante Falluja ci sono state in
questi terribili sette anni di Apocalisse di cui non sapremo mai niente.
Del resto, dal De Bello Gallico di Giulio Cesare ad oggi la storia è
scritta dai vincitori e quasi niente sappiamo dei vinti.
Non sappiamo niente delle stragi quasi quotidiane che devastano Bagdad e
l'Irak attribuite alla fantomatica AlQaeda alla quale fingono di credere
Venturini e Valli e l'esercito di pennivendoli che
ne ricevono l'imbeccata. L'Iraq è occupato dagli eserciti della Nato ma
anche da un numero sterminato di contractors della Blackwater e da altre
multinazionali delle armi. Chi ci garantisce che sulla base della enorme
esperienza fatta in America Latina non siano squadroni della morte degli
invasori a provocare le stragi per tenere viva la tensione tra sunniti e
sciiti? Negroponte esperto in questo genere di guerra è stato a lungo in
Iraq. Come mai nelle regioni in cui c'è una forte presenza kurda non si
verificano stragi? La risposta non può essere che questa: qui le stragi
non servono perchè c'è una strategia diversa da perseguire.
La squallida farsa delle elezioni di ieri svoltesi senza alcun controllo
internazionale e sotto la rigida regia degli occupanti e dei loro
quisling è servita soltanto a dare ad Obama una qualche pezza di appoggio
per dichiarare vinta una guerra che invece è stata persa. Pare che la
scheda elettorale fosse
piena di numeri come la carta di una tombola. Ad ognuno dei seicento
candidati corrispondeva un numero. I votanti dovevano segnare con il dito
intinto nell'inchiostro il numero o i numeri da votare.
Non si sa quanti giorni o settimane passeranno per potere sapere i
risultati di questo grandioso evento di democrazia. A giudicare dal tono
gongolante della stampa occidentale è probabile che siano già stati
designati i circa trecento eletti. Forse c'è già stato un accordo a
tavolino.Qualcuno dichiarerà subito validi i risultati magari per non
ripetere la grottesca farsa delle elezioni in Afghanistan dove nonostante
i rilievi negativi degli osservatori esteri alla fine si è steso un velo
sulle vergogne di elezioni truccate e sulla riconferma di Karzay noto
mafioso membro di una famiglia di trafficanti di droga. Naturalmente c'è
democrazia e democrazia.
E' democratica questa elezione ma non quella che
diede la vittoria ad Hamas in Palestina seppur certificata a livello
internazionale. Gli eletti di quella votazione furono subito arrestati o
uccisi da Israele definita da Venturini la "più grande democrazia" del
Mediooriente. La vittoria di Ahmadinjed in Iran viene considerata
truffaldina perchè non gradita agli occidentali ed a Mousavi e a quanti
in Iran vorrebbero accaparrarsi e spartire con le multinazionali i
proventi del petrolio, oggo destinati alla popolazione che gode di un
servizio sanitario tra i migliori del mondo e di un ottimo welfare.
Insomma, la democrazia c'è se vincono gli USA o Israele. Altrimenti è una
truffa per la quale esistono già collaudate tecniche di lotta con le
rivoluzioni colored come abbiamo visto in Ucraina ed in tanti altri posti
appetiti dagli USA.
Ieri sera, mentre i telegiornali erano in piena euforia per la giornata
"storica" della neodemocrazia irakena, un servizio di Rai Uno si
occupava della terribile devastazione di beni unici dell'umanità come i
reperti storici e i libri millenari, preziosissimi per documentare le
origini della cultura. Nei primi giorni di occupazione di Bagdad la
città è stata abbandonata al saccheggio. Gli americani si sono
installati soltanto nei Ministeri a cominciare da quello del petrolio ed
hanno lasciato che il Museo e le opere d'arte di cui era ricca la città
fossero depredati da una folla di ladroni. Magari moltissime opere si
trovano ora nelle ville dei miliardari texani per dare un tocco
"culturale" alle loro ricchezze. Inoltre si è fatto scempio delle
testimonianze archeologiche. Sui resti dei templi di Babilonia
si è steso l'immenso campo di cemento di una pista per elicotteri. Il
centro di Bagdad è stato sventrato per costruirvi una città proibita nella
quale giganteggia una enorme ambasciata USA, la più grande del mondo,
circondata da una base militare nucleare che resterà a presidiare la
"democrazia" che ieri ha dato il suo festino elettorale.
Una cosa è certa: l'Iraq di Sadam Hussein era assai più civile e prospero
di quello di oggi. Vantava un altissimo numero di ingegneri, scienziati,
professori, università. Una grande tolleranza testimoniata dalla presenza
di una comunità di un milione di cristiani copti oggi decimata e
terrorizzata e dalla sua rappresentanza al potere del grande ministro
degli esteri Terek Aziz. Oggi l'Irak è una nazione avvelenata
dall'uranio e dal fosforo che darà generazioni di malformati e di
mostriciattoli. Il suo patrimonio è usato per finanziare la presenza
americana e, per accordi-capestro in futuro sarà incamerato in gran
parte dagli USA. L'Iraq non rialzerà mai più la testa. Basta guardare
Haiti per comprendere quale destino spetta alle nazioni che hanno la
disgrazia di cadere sotto il tallone della Casa Bianca.