Traduzione dal quotidiano tedesco JUNGE WELT
Non mi piegheranno. Riuscirò ad affrontarli ed a vincerli; queste le ultime dichiarazioni che Slobodan Milosevic ha rilasciato il giorno 10 marzo nel corso di una telefonata con Milorad Vucelic, segretario pro-tempore del Partito Socialista Serbo (SPS). Milosevic, presidente in carica del SPS, aveva telefonato al suo vice per parlare di alcuni problemi interni di partito. In relazione al processo del cosiddetto Tribunale dellAia egli si era limitato ad osservare di aver preparato, congiuntamente a Momir Bulatovic (ex-presidente del Montenegro) che si apprestava a comparire in veste di testimone della difesa, una documentazione che avrebbe costituito per il tribunale il colpo sin qui più duro che mai gli sia stato assestato.
Ma così non è stato. Nel corso di quella stessa notte quello che per lunghi anni fu presidente della Serbia e della Jugoslavia è deceduto nella sua cella. La notizia è stata accolta con costernazione da amici e sostenitori, mentre i suoi avversari allAia e nelle metropoli della NATO, dopo le prime ipocrite reazioni di sorpresa, hanno ripreso a cantare le sperimentate litanie contro il mostro di Belgrado. Non gli hanno mai perdonato di esser stato lultimo governo in Europa a non voler ammainare la bandiera rossa, per aver difeso ad oltranza il diritto allesistenza dello stato jugoslavo federato e multinazionale, e per aver dato sino allultimo del filo da torcere alla Banca Mondiale, al Fondo Monetario Internazionale ed alla NATO. Questa era ed è rimasta la ragione che spiega lodio profondo di questi signori. I loro canali dinformazione hanno ripetuto con convinzione esattamente quelle stesse menzogne che laccusato aveva smontato in modo più che convincente, e cioè la favola del nazionalismo grande-serbo senza scrupoli, della sistematica pulizia etnica, dei massacri consumati in Croazia, Bosnia e Cossovo, degli stupri di massa
Non pochi commentatori respinsero in modo sdegnato laccusa di omicidio che venne sollevata a Belgrado ed altrove. Ma se non di un omicidio, di che cosa mai dovremmo parlare?
Un uomo può venir ucciso in diversi modi; può venir abbattuto a colpi di mazza, oppure fucilato, annegato o strozzato, ma ci sono anche dei metodi più sottili e raffinati per raggiungere lo stesso obiettivo. Slobodan Milosevic, che già durante i criminali bombardamenti della NATO contro il suo paese era stato posto sotto accusa dal tribunale (illegale) internazionale dellAia per presunti crimini contro lumanità, fu arrestato per ordine della NATO dal governo di Djindjic il 1° aprile del 2001, rinchiuso in completo isolamento nella prigione centrale di Belgrado durante 89 giorni, trasferito successivamente e in modo illegale allAia, e lì rinchiuso in una cella per quattro anni e nove mesi. Nella la prima fase del processo, egli venne confrontato durante 250 giorni di dibattimento- con le dichiarazioni dei 300 testi daccusa citati dal pubblico ministero Carla del Ponte, fra i quali spudoratamente brillavano i responsabili per la conduzione della criminale campagna di guerra contro la Jugoslavia: i generali della NATO Wesley Clark e Klaus Naumann, e fu inoltre letteralmente sommerso con oltre un milione di pagine contenenti la trascrizione di nastri e video. Il tribunale approfittò di ogni possibile occasione per tiranneggiarlo: le fasi di riposo e di preparazione della sua autodifesa vennero ristrette oltre ogni limite, si tentò di imporgli dei difensori dufficio di nazionalità britannica, lo si minacciò di vietare le visite della moglie Mira e dei familiari a lui più vicini con lobbiettivo di minare la sua resistenza psichica.
Malgrado questo il tribunale non è riuscito a metterlo in ginocchio. Egli dimostrò in maniera convincente, con atteggiamento sicuro e con cognizione di causa, punto per punto, linconsistenza dellaccusa e la falsità delle testimonianze. Egli accusò con veemenza le ingerenze della NATO, e soprattutto della Germania, tendenti a creare le condizioni per lo scoppio di una guerra civile, il loro sostegno ai terroristi e separatisti del Cossovo ed infine
laggressione brutale ed aperta da parte dellalleanza di guerra.
Persino alcuni osservatori della NATO dovettero riconoscere che Milosevic, da accusato, si era trasformato in accusatore; Carla del Ponte e con lei lintero tribunale insieme ai loro mandanti stavano alla vigilia di una sconfitta .Influenti personalità negli USA dichiararono che bisognava seppellire il tribunale-Frankestein e mandare al diavolo la signora Carla del Ponte. Di fronte a questo pericolo i nemici di Milosevic non esitarono a minare la sua già precaria salute.
Già nel 2002 un cardiologo olandese di fiducia del tribunale aveva diagnosticato una pressione estremamente alta accompagnata da danni organici secondari e dallallargamento dellalveolo cardiaco sinistro. Il suo referto affermava esplicitamente che la pressione psichica del processo comportavano per Milosevic il rischio di ictus, di infarto ed anche di morte.
Ma tribunale la pensava diversamente e non soltanto rifiutò di permettere al suo medico curante di Belgrado di curarlo, ma giunse al punto di proibirgli lassunzione delle medicine che il medico gli aveva prescritto. La totale mancanza di scrupoli di questi signori viene confermata dal rifiuto di permettere al detenuto di sottoporsi alle cure degli specialisti del centro cardiaco Bakuljew, noto a livello internazionale
Poco prima del decesso, egli aveva dichiarato al proprio consigliere legale, Zdenko Tomanovic, che lo si voleva avvelenare (1). Immediatamente Tomanovic avvertì il ministero olandese della giustizia, la polizia e lambasciata russa, cui fu recapitata una lettera autografa di Milosevic per il ministro degli esteri Lawrow. Lautopsia ha confermato questa accusa. Il tentativo del tribunale e dei suoi complici di insinuare il dubbio che fosse stato proprio lincrollabile Milosevic ad aver assunto dei medicinali che avrebbero aumentato il rischio dinfarto dimostra soltanto di quali infami e stupide bassezze questi signori siano capaci. Questo maldestro tentativo completa in certo qual modo limmagine che il tribunale dellAia, ha offerto fin dallinizio di sé e del processo penale che i suoi mandanti gli hanno commissionato contro il presidente del paese da loro aggredito.
Slobodan Milosevic ha avuto sino allultimo ragione: non mi piegheranno aveva affermato recentemente. E in effetti non lo hanno piegato, lo hanno soltanto portato alla morte.
(Ralph Hartmann è stato ambasciatore della Repubblica Democratica Tedesca a Belgrado)
Nota
(1) Già due anni or sono Milosevic aveva denunciato al tribunale di aver casualmente assistito, durante la distribuzione del cibo, ad un frettoloso cambio della pietanza che gli era stata in un primo tempo servita con unaltra, apparentemente del tutto uguale alla prima. (Il tribunale reagì a questa denuncia con sovrana indifferenza)