IN MEMORIA DEL COMPAGNO PASTI

Editoriale dal n.13/1992 di MPS - Agenzia di Informazione

Il 21 agosto è morto il compagno Nino Pasti presidente del nostro movimento. Aveva 83 anni e qualcuno potrà pensare, anche in rapporto alle vicende politiche di questi ultimi anni, che un uomo come lui poteva anche considerarsi un pensionato. Ebbene, Pasti non è andato mai in pensione. Fino al limite delle sue possibilità fisiche e quindi fino alla vigilia della morte, ha continuato a lavorare, a pensare politicamente, a partecipare alla vita del Movimento per la Pace e il Socialismo. Per questo la sua morte colpisce e ci ha colpito molto. Aldilà del rispetto e dell'affetto che dieci anni di lavoro comune avevano prodotto.

Per capire questo nostro legame con Nino Pasti, dobbiamo parlare, oltre che del suo lavoro politico, soprattutto dell'uomo, del personaggio che per più di un decennio ha condotto una esemplare e lineare battaglia che partiva dalle sue intime convinzioni e che gli awenimenti e gli opportunismi di molti non hanno scalfito.

Nino Pasti non era un politico tradizionale, anche la sua storia non è una storia di politico; veniva dalla carriera militare che aveva attraversato fino ai gradi più alti: vice capo di stato maggiore dell'aeronautica e, successivamente, vice comandante della Nato per gli affari nucleari. Quando ha scelto di entrare in "politica", accettando la candidatura in Senato come indipendente nelle liste del PCI e dove è stato eletto per due legislature, lo ha fatto in rapporto alla maturazione di una necessità che era l'opposto stesso della logica con cui aveva vissuto negli anni precedenti. E' passato da un lavaro di guerra ad un lavoro di pace con intima necessità di questo passaggio in rapparto agli avvenimenti mondiali e alle prospettive di guerra nucleare che si andavano delineando con la presidenza Reagan. Questo lavoro di pace lo ha svolbo con l'associazione mondiale Generali per la Pace, con il Consiglio Mondiale per la Pace e con la rivista italiana Lotta per la Pace.

E' da questa esperienza che è nato il rapporto tra noi e Nino Pasti e questo rapporto è sopravvissuto e si è rafforzato nel corso degli anni.

A partire da quella battaglia contro i "pentagonisti" della sinistra, come egli amava definirli, che al momento della crisi dei missili, invece di individuare le caratteristiche vere della situazione e del progetto di guerra americano andavano individuando responsabilità inesistenti ad uso e consumo di una prospettiva di govemo che sarebbe dovata necessariamente avvenire sotto l'ombrello Nato. Fu proprio Enrico Berlinguer ad attaccare Pasti per la sua posizione e rimane difficile oggi capire come in nome di una "rifondazione comunista" si possa far riferimento a Berlinguer che fu il primo a parlare esplicitamente di ombrello Nato e con cui Pasti si è scontrato duramente.

Su questa posizione la battaglia è stata dura, soprattutto in Italia dove gran parte della sinistra era schierata su tesi di equidistanza non capendo e non volendo capire la logica degli avvenimenti. Ora ci troviamo di fronte alla rinascita di forze fasciste e alla guerra alla porta di casa. Pasti e il MPS hanno sempre sostenuto che la sconfitta del campo antimperialista e dei paesi socialisti avrebbe significato questo. Si potrebbe parlare di lungimiranza. Molto più semplicemente era solo onestà verso i fatti.

Nel crogiuolo di questo dibattito e di questo scontro nella sinistra e in rapporto anche al prodursi a livello europeo di uno schieramento politico "non equidistante" è nata l'idea e la necessità di un movimento politico in Italia che fosse parte di questo schieramento. Da qui è nata quindi la scelta di fondare, nel 1986, il Movimento per la Pace e il Socialismo.

La svolta gorbacioviana e il crollo del sistena socialista all'Est hanno rimesso in discussione molte cose e creato non poche difficoltà anche all'MPS. In questo contesto Nino Pasti non ha seguito la corrente degli opportunisti, di quella categoria di persone che dopo aver frequentato assiduamente le ambasciate dell'Est hanno poi denunciato gli "orridi regimi" del socialismo reale. L'autonomia di Nino Pasti e dell'MPS ha potuto esprimersi anche in queste circostanze perchè non partiva da subalternità filosovietiche, ma da giudizi precisi e da valutazioni storiche.

A 80 anni passati e, nonostante le difficoltà, Pasti non ha gettato la spugna. Egli ha continuato a tenere vivo assieme a noi il dibattito internazionale sugli avvenimenti, ha perorato la continuità del nostro lavoro e la necessità di mantenere autonoma la nostra posizione nonostante la nascita di Rifondazione comumista. Proprio in questi anni ha visitato la Corea del Nord e stava progettando un suo viaggio a Cuba.

L'ultima battaglia Nino Pasti l'ha condotta in prima persona contro i tentativi di modificare la strategia dell'organizzazione da parte di un gruppo che si è separato dall'MPS.

Il 21 agosto abbiamo perso il nostro presidente. I compagui dell'MPS, pur nel dolore che questa scomparsa determina, hanno maturato l'impegno a rilanciare con più forza il lavoro intrapreso assieme. Nel contesto di questa ripresa, il ruolo e il ricordo di Nino Pasti saranno per tutti noi un elemento di grande forza, politica e morale.

La segreteria dell'MPS
Roma, 22 agosto 1992

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