Contro lo stato sionista

Come succede tutti gli anni, anche quest'anno un’alta personalità iraniana, in questo caso il neo eletto Presidente Ahmadinejad, ha dichiarato al Congresso Mondiale contro il Sionismo, promosso dal governo e dal parlamento iraniani, che il mondo starebbe meglio senza il sionismo e che quindi Israele deve essere cancellato dalla carta geografica.

Queste parole hanno però scatenato, quest’anno, un’enorme polemica. Il sionista Giuliano Ferrara, che ha buon fiuto politico e non ha mancato di registrare la veloce marcia di avvicinamento di Prodi e Fassino alle posizioni della destra in politica estera (ritiro ‘graduale’ dall’Irak, paura di scontentare l’alleato americano, sostegno a Israele) e il loro allontanamento dal bieco antiamericano Zapatero, ha colto al balzo (si fa per dire, vista la stazza del nostro personaggio) le dichiarazioni iraniane per montare un caso e promuovere una manifestazione vergognosa di sostegno a Israele, minacciato dall’integralismo islamico. Ferrara ha oggi preso il posto di Pannella e dei radicali nel venderci Israele come ‘unica democrazia in Medioriente’, ‘avanguardia della civiltà occidentale’, ‘baluardo contro il fanatismo islamico’. Armato (da Berlusconi) di ben altri mezzi di comunicazione e influenza politica, Ferrara agita con più successo del suo predecessore la bandiera del sionismo e dello scontro di civiltà.

A questa manifestazione sionista, si sono affrettati a partecipare, senza vergogna, assieme alla destra, i sinistri Fassino e Rutelli, mentre Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi, e Idv, pur condividendo le ragioni della difesa dell’esistenza di Israele dalla ‘minaccia’ iraniana non si sono uniti a Ferrara, a Forza Italia e Alleanza Nazionale solo perché la manifestazione non era in linea con la posizione, per altro condivisa dal governo italiano, dei ‘due popoli, due stati’. Cosa sarebbe successo se Fassino, Rutelli e soci avessero dichiarato che la loro adesione avveniva anche su questa parola d’ordine, oltre che su quella della difesa ad oltranza dello stato sionista?

Non si può cancellare, han detto tutti, uno Stato riconosciuto dall’ONU. L’ambasciatore israeliano a Roma ha prontamente ringraziato, affermando che la manifestazione “gli riscaldava il cuore”.

Perché questo unanimismo a sostegno di Israele, ultimo esempio di apartheid legalizzata, di discriminazione, di violenza continuata (da oltre 50 anni) sulla popolazione civile palestinese, di espansione e occupazione coloniale, di aggressione a tutti gli stati vicini, di menefreghismo fascista (Me ne frego!) verso le tante condanne dell’Assemblea Generale dell’ONU nei suoi confronti, ecc.?

Le dichiarazioni iraniane sono state presentate come la minaccia di un nuovo Olocausto, inaccettabile ad un Occidente responsabile di quello realmente accaduto. Eppure l’Iran ha chiarito subito che NON intende attaccare Israele. L’Iran, dopo la rivoluzione Komeinista, non ha attaccato nessuno, ha dovuto anzi difendersi da una lunga aggressione del regime di Saddam Hussein appoggiato dalle monarchie del Golfo e dagli Stati Uniti. Ma cosa importa la storia e quello che dicono gli iraniani?

Io aggiungerei che oggi è proprio l’Iran che deve temere un’aggressione, accerchiato com’è dai marines ormai presenti in Irak, in Afghanistan, nel Golfo, in Pakistan, in Turchia ma anche in tutti gli stati ex-sovietici, Azerbaigian, Armenia, Turkmenistan; con inoltre la CIA e il Mossad, da tempo, saldamente operanti in Kurdistan. Ma la propaganda sionista è più forte dei fatti concreti e la retorica di ‘Israele accerchiato’ e del ‘popolo ebraico perennemente perseguitato’ agiscono nel profondo dell’incoscienza delle destre e delle sinistre dell’Occidente.

Mi chiedo, infine, se poi Israele e il sionismo rappresentano veramente tutti gli ebrei? La domanda è scandalosa in se stessa perchè la cosa è data per scontata. Sionismo non è l’equivalente di ebraismo. Prima della II guerra mondiale i sionisti erano un’estrema minoranza tra gli ebrei. Molti erano gli ebrei comunisti, internazionalisti, o umanisti non-nazionalisti. Molti erano gli ebrei assimilazionisti, che cioè intendevano fondersi con il resto della popolazione del loro paese, molti erano gli ebrei convertiti o atei. Dopo la fondazione dello stato di Israele (che non è mai riuscito ad attrarre entro i suoi confini più di un quarto della popolazione ebraica mondiale) e dopo la guerra dei 6 giorni del 1967, molti ebrei hanno buttato alle ortiche la loro precedente fede politica e hanno simpatizzato con il sionismo; molti ebrei americani, ad esempio, hanno abbandonato posizioni critiche verso il capitalismo e gli Stati Uniti d’America, per passare su posizioni di destra e filo-imperialiste perchè gli USA erano nel frattempo diventati i principali sostenitori del sionismo. Oggi, sostenere Israele e sostenere gli Stati Uniti è un tutt’uno come pure è un tutt’uno combattere contro il mondo islamico e sostenere tutte le aggressioni imperialiste in Medioriente a cominciare dall’Irak.

Ma negli ultimi tempi, soprattutto dopo la guerra in Irak (un’aggressione apertamente voluta dal governo di Tel Aviv e dai neoconservatori ebraici americani), sono sempre più numerosi gli ebrei che in Israele e fuori da esso si schierano contro il sionismo, su posizioni marxiste, antimperialiste o semplicemente democratico-umaniste. Costoro mettono in discussione l’esistenza stessa di Israele in quanto stato sionista, cioè razzista, colonialista, espansionista e appendice dell’imperialismo americano. Non mi riferisco ai sionisti soft, come Avnery o Warshawsky o Halper che trovano tanto spazio sui giornali della sinistra alternativa. Costoro non hanno mai rigettato il sionismo e sono contrari ad una società libera e ugualitaria in Palestina dove palestinesi ed ebrei vivano insieme. Mi riferisco agli antisionisti ebrei che sono sulla linea del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina di Ahmed Saadat, oggi rinchiuso nella prigione di Gerico sotto sorveglianza inglese e americana. Parlo di ebrei come lo scrittore Israel Shamir, il musicista e scrittore Gilad Azmon, i registi Eyal Sivan e Roni Brauman, lo scrittore e polemista Norman Finkelstein, autore de L’industria dell’Olocausto, i marxisti Akiva Orr, Moshe Machover, Lenni Brenner, Haim Hanegbi, Meron Benvenisti, Noel Ignatiev, Benjamin Mehrav, lo storico Ilan Pappe, la giornalista Daphna Baram, Antony Loewenstein, lo scienziato Mordechai Vanunu, il rabbino Gedalya Lieberman, ecc. o organizzazioni quali l’Associazione per Un Solo Stato Democratico in Palestina/Israele o l’organizzazione religiosa antisionista di Neturai Karta. Alcuni di costoro vivono ancora in Israele molti non hanno mai pensato di stabilirvisi, altri, pur essendoci nati, hanno preferito andarsene in esilio, altri ancora, come Vanunu, vorrebbero fuggire ma sono tenuti in detenzione in Israele.

Tutti questi coraggiosi militanti antisionisti lottano per far cancellare lo stato sionista di Israele dalla carta geografica e sostituirlo con uno stato democratico, binazionale, egualitario su tutta la Palestina storica dove ebrei e palestinesi vivano in pace. Un uomo un voto, come nel Sud Africa di Mandela.

“Ma” gridano i nostri sionisti e filosionisti di destra e di sinistra “non si può cancellare uno stato. Tra l’altro uno stato che non è solo membro dell’Onu ma è stato fondato dall’Onu”. Più forte di tutti grida il sinistro Fassino.

Non sorprende che la destra si schieri con uno stato razzista per soli ebrei e per dei piccoli Bantustans chiusi dal muro dell’apartheid per i palestinesi. Non sorprende che lo facciano Fassino e Rutelli. Ma cosa fanno Rifondazione, il PcdI, i marxisti italiani e gli antiglobalisti? Perchè non si schierano apertamente con la posizione più coerente? Vogliono seguire la linea di Israele e della borghesia palestinese della dirigenza di Abu Mazen? E’ una linea perdente per i palestinesi (e in ultima analisi per gli stessi ebrei). La Road Map porterà solo ai Bantustan murati di Sharon, “l’uomo di pace” e oggi “l’uomo di centro”. La Road Map non riporterà i quasi 7 milioni di palestinesi del Libano, Siria, Irak ecc, nella patria che hanno dovuto abbandonare nel 1948 e nel 1967. Il loro ritorno modificherebbe la natura ebraico-sionista di Israele e ne farebbe (oh scandalo!) uno stato multietnico, multiculturale e multireligioso, realmente ugualitario e democratico. La Road Map non darà più del 10% della Palestina storica ai 10 milioni di palestinesi (la diaspora forzata e i palestinesi di Gaza e Cisgiordania) e queste ‘riserve palestinesi’ non avranno mai l’esclusivo controllo della loro sicurezza, economia, frontiere, risorse idriche, della loro vita, le quali resteranno nelle mani di Israele con l’avallo del ‘diritto internazionale’ rappresentato dalle grandi potenze e dall’Onu. La ‘soluzione’ della Road Map porterà solo a ulteriori calamità per il Medioriente, a maggiore violenza, a più forti reazioni di quello che viene detto ‘terrorismo islamico’ .

Ma è necessario dare una risposta ancora più puntuale ai nostri sinistri e ai nostri signor tentenna dell’ala alternativa.

Prima di tutto: si può cancellare uno stato dalla carta geografica? Non solo si può ma si fa tutti i giorni e spesso per il bene della democrazia e della libertà degli uomini. Non si è forse cancellato lo stato dell’aparheid in Sudafrica con i suoi bantustans, i suoi ghetti, le barriere di filo spinato? Tutti hanno salutato questo con gioia. Non si è forse cancellato dalla carta il III Reich, eppure era un membro della società delle nazioni? Lo stato nazista è stato sostituito dalla Germania ridimensionata e divisa, ha perso le sue terre ad est, passate a Unione Sovietica e Polonia. Non è stato forse tolto il seggio all’Onu ad un suo membro fondatore, la Cina Nazionalista di Chang Kai Chek e dato alla Cina comunista? La Cina Nazionalista è oggi limitata a Taiwan, una minuscola frazione di quello che era al momento della fondazione dell’Onu, difesa dalla flotta statunitense. E se un giorno Taiwan tornerà alla madrepatria cosa diranno i nostri sinistri? Tutti questi sconvolgimenti sono avvenuti senza che nessuno avesse nulla da ridire e senza che la popolazione di questi paesi fosse spazzata via dalla faccia della terra. E cosa è successo prima che sorgesse il ‘diritto internazionale’? Solo per limitarsi all’Italia: dove è oggi la Repubblica di Venezia, cancellata da Napoleone con un tratto di penna a Campoformio? Dov’è lo Stato della Chiesa? Qualcuno lo rimpiange? Eppure fu cancellato con un’operazione militare (si direbbe un’invasione). Dov’è il Regno delle due Sicilie? E’ forse un peccato che sia scomparso? Eppure fu eliminato senza tanti complimenti da una spedizione militare rivoluzionaria!

Per non parlare dello Stato sovietico, scomparso in quattro e quattrotto per essere stato costretto dall’aggressività dell’Occidente ad una insostenibile corsa agli armamenti. E dov’è la Yugoslavia, prima creata dall’intervento dell’America di Wilson (1918), poi riconosciuta dalla Società dalle Nazioni e infine spartita e umiliata col concorso dei bombardamenti Nato. Il tutto fuori dall’Onu ma in seguito con la sua benedizione e con le truppe europee sotto la sua egida.

Se poi c’è uno Stato che è le grandi potenze son riuscite a far sparire nel nulla è proprio la Palestina. Dov’è lo stato palestinese previsto dalla spartizione Onu del 1947? Dov’è, 58 anni dopo? Ma esaminiamola un po’ questa faccenda Onu della spartizione della Palestina e della nascita dello stato di Israele. Lo stato di Israele lo hanno deciso i sionisti e il Foreign Office di sua Maestà britannica nel 1917 con la famigerata Dichiarazione Balfour (al di fuori di qualsiasi ‘legalità internazionale’). Nel 1947 l’Onu ha dato una parvenza di legalità a questa imposizione sionistico-britannica. E cosa era l’Onu nel 1947?

Come ho avuto modo di scrivere in un mio precedente articolo, quel voto sciagurato del 1947 non può essere considerato affatto democratico, nè in termini numerici (l’Onu era allora costituito da 56 stati, contro gli attuali 191), nè in termini di rappresentatività (meno del 20% della popolazione mondiale di allora), nè in termini di democrazia (quanto valevano i voti della dittature sudamericane asservite agli Stati Uniti? e quello del regime nazionalista della Cina di Ciang Kai Chek che un anno dopo sarebbe crollato sotto i colpi della rivoluzione cinese? E quello dei paesi d’Europa, grati agli Stati Uniti per la loro recente liberazione dal nazismo?). La nascita di Israele fu un’operazione sionistico-imperialista in cui i due compari miravano ad obiettivi in parte coincidenti, in parte divergenti. Le potenze imperialiste occidentali miravano a colpire il nascente nazionalismo arabo e difendere i loro interessi (Canale di Suez e soprattutto il petrolio).

Ci dobbiamo chiedere se sarebbe mai stata accettata la spartizione della colonia palestinese solo qualche anno dopo il 1947, da un’organizazzione più rappresentativa di tutti i paesi del mondo, soprattutto di quei paesi che nel 1947 erano ancora colonie e non avevano voce in capitolo?

“Lo stato di Israele” afferma lo storico sionista Jacob L. Talmon ”è stato costituito in un periodo in cui il processo di decolonizzazione era già in pieno sviluppo (in effetti il ritiro degli inglesi dalla Palestina nel 1948 era modellato sul loro ritiro dall’India avvenuto l’anno precedente). E’ estremamente dubbio che la maggioranza necessaria per la risoluzione dell’Onu sulla spartizione della Palestina avrebbe potuto essere ottenuta qualche anno più tardi. Pochi o nessuno - dei nuovi stati africani e asiatici che dopo breve tempo sarebbero stati ammessi all’Onu (...) - sarebbero stati preparati allora a votare per la costituzione di uno stato ebraico (...).”

Ricordiamo queste cose ai nostri sinistri del ‘centro-sinistra’ e ai sostenitori inconsapevoli del sionismo nella sinistra alternativa. A questi ultimi vogliamo chiedere chiaramente: con chi vi schierate? Con i sionisti e con la borghesia palestinese di Abu Mazen, per una spartizione 90% contro 10% o con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e con i sempre più numerosi ebrei antisionisti che vogliono uno stato democratico multiraziale come ne esiste oggi uno nel Sud Africa di Mandela? In questa brutale epoca di nazionalismi aggressivi, abbiamo il dovere di ribadire i nostri principi internazionalisti e antirazzisti e non comportarci diversamente da come ci siamo comportati riguardo al Sud Africa, alla Bosnia, alla Macedonia o al Kosovo dove abbiamo rivendicato e rivendichiamo una democrazia per serbi, bosniaci, croati, macedoni o albanesi, senza distinzione di razza, religione, lingua o cultura. Lasciamo ai sionisti, ai nazionalisti, ai leghisti di ogni risma, ai fascisti dichiarati o camuffati la rivendicazione di stati etnicamente puri, razzisti, aggressivi e colonialisti.

Tutto il rumore sionista e imperialista su ‘Israele minacciato’, tutto il chiasso sull’Iran che “vuole spazzare via Israele e fare un nuovo olocausto” non devono farci perdere la calma. E’ solo propaganda sionista e imperialista che non deve abbindolare le persone serie. Le verità sono altre.

Una è che Israele non sarà spazzato via dagli iraniani ma scomparirà sotto i colpi dei palestinesi e degli ebrei antisionisti, sostenuti dai democratici e dai rivoluzionari del mondo intero. Così è crollato il regime dell’apartheid del Sud Africa! Ma ricordiamo che allora chi lottava contro l’apartheid non si fece influenzare dai sostenitori del razzismo bianco. Non è così per Israele, perché i sostenitori del sionismo sono nei partiti di destra e di sinistra; vi sono sionisti ebrei e sionisti cristiani che operano, apertamente o sotto copertura, in America, in Russia e in Europa. In Italia, sionisti o filosionisti sono forti nella stampa di destra e ancor più in quella di sinistra, come La Repubblica di De Benedetti per esempio.

L’altra verità è che oggi, dopo l’occupazione dell’Irak, il fuoco sionista è diretto contro l’Iran. Si sta cercando un pretesto per attaccarlo. Non si vuole che questo paese diventi forte e si costruisca armi nucleari. Israele ha armi nucleari e potrà fare quello che vuole in Medioriente (compreso scatenare un ‘aggressione atomica) finchè sarà il solo a poter disporre di questi armamenti. Se un giorno anche l’Iran avrà queste armi, non scoppierà nessuna guerra, come non è scoppiata nessuna guerra tra USA e URSS dal momento che entrambi i contendenti potevano distruggere l’avversario. Eventuali armi atomiche iraniane possono solo portare alla denuclearizzazione del Medioriente e a trattative proficue per i popoli della regione. L’Occidente minaccia l’Iran ma tace sulle bombe nucleari e all’idrogeno di Israele (alla cui costruzione ha collaborato). Se si vuole sinceramente impedire la nuclearizzazione del Medioriente si cominci da Israele. Questo è il problema vero.

Io sostengo senza riserve la dichiarazione del presidente dell’Iran e continuerò a battermi per uno stato democratico, non razzista, egualitario in tutta la Palestina.

Mauro Manno


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