Lettera aperta di Sergio Manes a Bruno Steri

Caro Bruno Steri,

ho letto l’intervista apparsa “on line” sul sito de “l’Ernesto” e, dopo tanti anni che ci conosciamo, ho scoperto di poter essere da te, a pieno titolo, considerato parte del “piccolo gruppo di imbecilli” che nelle manifestazioni antimperialiste va gridando slogans del tipo: “10, 100, 1.000 Nassiria”!

Forse, anzi, sono il più “imbecille” di tutti dal momento che, già all’indomani del “massacro” operato dai “terroristi” iraqeni, in un’iniziativa pubblica dichiarai di essere tra coloro che erano lieti di apprendere dai “media” notizie dei successi della resistenza in Iraq, e, francamente, me ne infischiavo se le vittime militari avessero passaporto statunitense, britannico o italiano, perché tutti erano strumento (professionale, consapevole e ben remunerato) dell’invasione, dell’occupazione e dell’oppressione di quel popolo, il quale aveva tutto il diritto (e, perfino, il dovere, per molti aspetti) di ribellarsi, resistere e combattere le truppe nemiche. Quando dicevo queste “imbecillità” non ero suggestionato dalla folla altrettanto “imbecille” di una manifestazione: debbo ritenere, allora, che la mia “idiozia” sia stata e sia ancora maggiore, se non altro perché “lucida” e assolutamente consapevole.

Caro Bruno Steri,

poiché faccio parte dello “sparuto gruppo” di idioti (ma sei sicuro che sia così “sparuto”?!?) che pensa che la guerra contro truppe di invasione del proprio paese (o contro un oppressore interno) non si possa fare mettendo fiori nei cannoni e nei fucili, vorrei che mi spiegassi come si fa, nello stesso tempo, a “sostenere la resistenza” di un popolo e a considerare imbecilli quelli che ne auspicano i successi militari. So bene che la coerenza è stata da tempo bandita dalla politica corrente in omaggio a “opportunità” e convenienza, ma, poiché non mi intendo di ipocrisie, il dubbio mi resta. Anche perché non riesco a scordarmi quei civili iraqeni “annichiliti” da quei “bravi ragazzi” in divisa che in Iraq stanno rinnovando i fasti di etiopica e libica memoria degli “italiani, brava gente”.

Permettimi anche un’altra domanda: se – come dice un altro tuo compagno di “area” – bisogna essere “i primi a sentire il cordoglio per le vittime” di Nassiria, non si deve, per caso, sentire lo stesso cordoglio per le “vittime” tedesche uccise dai partigiani e dai combattenti dei GAP? Non è che, di questo passo, finiremo per accettare che Carla Capponi o Giovanni Pesce o i combattenti delle formazioni partigiane erano tutti “terroristi” e “assassini”?

Temo che a furia di essere “responsabili”, di avere “senso dell’opportunità”, di avere “buon senso tattico” qualcuno sia finito nella stessa scivolosa deriva che ha portato altri a bombardare la Serbia o ad essere molto teneri verso i “ragazzi di Salò”. Qualcuno è in grado di spiegare a noi poveri “idioti” che differenza c’è tra i farabutti che dovunque, in ogni epoca e in ogni luogo – anche oggi in Iraq, ad esempio – sparano sui civili e li ammazzano? La differenza può essere il passaporto che hanno in tasca? E non venirmi a dire che si tratta di poveri cristi: è ovvio che i veri e maggiori responsabili sono i mandanti, ma la storia trabocca di “poveri cristi” che hanno fatto da strumenti o, addirittura, da sicari.

Caro Bruno Steri,

permettimi di avere una grande nostalgia dei tempi in cui valutavamo tutto questo in base ad altre categorie (di classe, non patriottarde né dettate dalla furbizia “tattica”): erano i tempi in cui eravamo tutti “imbecilli” e gridavamo le stesse cose “idiote” di oggi e che, allora, però non erano condizionate da suggestioni di governo e riguardavano altri posti e altre guerre (il Vietnam, ad esempio, dove però non c’erano italiani, per nostra fortuna!). Ed erano anche i tempi in cui noi – insieme con un numero incredibile di “imbecilli” come noi, in tutto il mondo – bruciavamo la bandiera americana. Oggi tu sei diventato saggio e questi stessi gesti da te vengono considerati “idioti” e da altri sono ritenuti reato. Non posso fare a meno di pensare – nella mia persistente e ossificata “idiozia” – che questo nuovo modo di intendere quei gesti da parte della “politica”, dei “media” e della magistratura sia anche il frutto della vostra intervenuta saggezza.

Del resto in “democrazia” tutti hanno il diritto di diventare “saggi” e di scegliersi, di conseguenza, nuovi amici e nuovi compagni di strada. Mi chiedo come si sta in compagnia di Casini e di Cicchitto. Per parte mia, io preferisco gli “imbecilli” di ieri e di oggi che, in tutto il mondo, continuano a gridare slogans “idioti” o a fare cose “imbecilli” e disdicevoli o criminose (come bruciare i simboli dell’imperialismo e del sionismo). Quegli stessi che – a proposito di internazionalismo – non si adattano alla convenienza del momento o ai desideri di avversari, amici e alleati adattandosi “opportunamente” a soluzioni che – guarda un po’ – sono proposte dal nemico e condivise e sostenute da tutti: è il caso dei “due popoli-due stati” come soluzione “condivisa” e “soddisfacente” della questione palestinese.

Sappiamo che anche Berlusconi la pensa così: chissà cosa ne pensano Hamas (che ha vinto le elezioni) e i palestinesi (che l’hanno votato).

Ma questa è un’altra storia di “idiozia” (nostra) e di “saggezza” (vostra) e ne parleremo un’altra volta.

Un saluto.

Sergio Manes


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