I pontieri, ovvero la seconda linea dei governisti

Le cronache della manifestazione contro la discarica di Chiaiano ci dicono che alcuni esponenti della sinistra governista hanno tentato di mettersi in mostra, ma sono stati emarginati. E' un buon segno. Significa che l'onda lunga delle elezioni del 13 aprile che ha cancellato l'arcobaleno ancora resiste e che i tentativi di ritornare a galla e accaparrare voti stentano a decollare. Il resto lo vedremo a luglio quando lo spezzatino della sinistra definita radicale arriverà alla resa dei conti. La nostra posizione è nota: continuare a bastonare il cane caduto in acqua e costruire una muraglia cinese contro la sinistra governista. La quale, peraltro, continua nelle situazioni locali a governare imperterrita sotto il controllo di un Partito Democratico che aiuta Berlusconi a gestire l'interesse 'nazionale'.

A proposito di questa connivenza PD-rottami della sinistra radicale, si parla poco in giro di quesi inciuci locali e sembra che la questione non mena scandalo come dovrebbe, anche se è la conferma di una vocazione che stride con tutte le autocritiche in corso d'opera.

Nel frattempo però stanno entrando in campo i pontieri della sinistra movimentista. Chi sono costoro? In buona sostanza possiamo definirli quelli che non si sporcano le mani e appaiono come cavalieri senza macchia che puntualmente danno mano al calendario delle scadenze movimentiste. Da settembre a giugno costoro indicono manifestazioni rituali per ricordarci i mali del mondo e salvarsi non solo la coscienza, ma sopratutto creare una base di consenso multiuso che supplisce la vocazione al governismo quando questo diventa insostenibile.

Finora i pontieri hanno giocato di sponda. Quando il bertinottismo era in auge costoro recitavano la parte dei ragazzi terribili, ma in fondo presentabili politicamente, che servivano ad alimentare una falsa dialettica che non aveva mai le caratteristiche della lotta politica. I motivi di questa messiscena erano abbastanza chiari. Il bertinottismo aveva bisogno di dialogare col movimento per avere credibilità a sinistra e quindi i pontieri supplivano alla bisogna guadagnandosi la stima degli istituzionali.

Ora il giocattolo si è rotto e bisogna cambiare la musica. Non è più possibile giocare di sponda, quando questa è franata. Ed ecco dunque i pontieri lanciare un movimento unitario su luoghi comuni che tenti di fare la respirazione bocca a bocca ad una sinistra esangue. Per fare questo, i pontieri imbarcano porci e cani, dando credibilità a partiti come il PdCI che hanno più volte fatto parte di gabinetti di guerra per conto degli americani. Questo accade per una manifestazione rituale come quella dell'11 giugno per la venuta di Bush a Roma. Non sarà il caso di mettere in chiaro il ruolo dei pontieri che operano in mezzo al guado e capire a che sponda fanno riferimento?

Erregi

2 giugno 2008


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