Astensionismo e opportunismo

Per le elezioni del 13 e 14 aprile abbiamo dato l'indicazione di astenersi dal voto e di preparare una grande assemblea di tutti i gruppi che ritengono necessario rifiutarsi di votare sia per la ‘cosa rossa’ che per le liste improvvisate dei ‘rivoluzionari’ che vivono di squallido protagonismo contro ogni considerazione politica.

Non è però affatto scontato che si riesca a essere veramente incisivi. C'è bisogno di un serio lavoro e in varie direzioni.

Il primo ostacolo da superare è il solito richiamo della foresta: tapparsi il naso e andare a votare, come fanno in molti a sinistra. L’origine di questa scelta è duplice.

Da una parte si avanza il ragionamento del meno peggio, insomma, in mancanza di alternative valide, converrebbe almeno dare il voto a ‘sinistra’. E’ giusto questo ragionamento? E’ accreditabile l’idea che coloro che non voteranno farebbero parte di nicchie ideologiche ‘impolitiche’? Questo tenteranno di di far credere i fautori del voto ’rosso’ ed è questo il principale argomento da smontare. La tesi che dobbiamo sostenere è, al contrario, che il voto a ‘sinistra’ non è affatto utile. Dopo la vicenda della sinistra governista e il successivo ricollocarsi delle forze del centro sinistra, e dopo la nascita dell’arcobaleno come ala sinistra del sistema di potere attuale, rafforzare i governisti della ‘Cosa rossa’ vorrebbe dire rafforzare coloro che non solo ci hanno portato alla sconfitta dopo la spinta antiberlusconiana che ha fatto perdere il potere alla destra, ma imbrogliano sulle questioni centrali dello scontro di classe e della lotta antimperialista. Molti compagni e molte compagne, molti elettori di sinistra, lo hanno capito bene, ma esitano a trarne le dovute conseguenze. Verso questi settori bisogna portare avanti, senza settarismi, un’opera di convinzione. Dobbiamo saper fare una campagna elettorale alla rovescia, quella del non voto.

Nel corso di questo lavoro avremo però modo di constatare che le resistenze all’astensione fanno parte del retaggio culturale di una certa sinistra che cerca sempre di risolvere le contraddizioni con l’uso formale della politica, senza mai sciogliere i nodi che la situazione presenta. Il nodo oggi è la sconfitta della falsa sinistra e la costruzione della famosa 'muraglia cinese' tra noi e l’opportunismo. Senza di questo non c’è ripresa possibile.

Il nostro invito a lavorare per la sconfitta della ‘Cosa’ rossa implica infine anche lo smascheramento delle false alternative e delle ambiguità movimentiste. Queste ultime, come sappiamo, sono sempre contigue alla sinistra governista, da cui ricavano favori e protezione e dove poi spesso si sciolgono. La campagna astensionista deve far comprendere il significato delle ambiguità movimentiste e denunciare il loro chiamarsi fuori dalle scelte politiche vere.

In questo contesto in cui la situazione oggettiva ci impone di misurarci, bisogna collocare anche il rifiuto delle liste alternative che è dovuto non solo al loro carattere di improvvisazioni politiche e di strumentalizzazioni da parte di persone che fino all’ultimo hanno giocato alla politica coi governisti, ma anche e soprattutto al fatto che bisogna far crescere un distacco di massa dalle istituzioni per riconquistare autonomia politica e pratica di lotta.

Erregi

18 febbraio 2008


Ritorna alla prima pagina