I comunisti e il 21 gennaio

Qualcuno sosteneva che l'esaltazione dei valori patri è l'ultimo rifugio degli infami. Possiamo dire che il riferimento al 21 gennaio 1921, data di fondazione del PCd'I, quando non è l'unica ancora di salvezza per le schegge emmelliste sopravvissute, rappresenta un tentativo infame di stravolgere i fatti storici per piegarli al moderno opportunismo 'comunista'.

Mi riferisco alla novità rappresentata dalla corsa alla celebrazione della ricorrenza da parte dei rottami della corrente ernestina del PRC che stavolta si presenta all'appuntamento divisa e concorrenziale. Il fatto che questi 'compagni' si ritrovino a Livorno, divisi, per esaltare la nascita del Partito Comunista d'Italia, sezione italiana dell'internazionale comunista fondata da Lenin e dal partito bolscevico, è di per sè sconcertante. Non solo e non tanto perchè questi settori 'comunisti' del PRC hanno mantenuto in questi anni un atteggiamento conniventemente 'critico' verso l'anticomunista Bertinotti e verso questioni cruciali della storia e dell'identità comunista, e ne sostengono ora col voto le scelte governiste, quanto e soprattutto perchè ripropongono l'interpretazione 'italiana' del comunismo che ne è l'esaltazione degenerativa.

Questa interpretazione si basa sul concetto che il Partito Comunista Italiano sia nato su basi diverse dai 21 punti che l'internazionale comunista poneva come condizione per l'adesione. Coerenza vorrebbe che, se ci si richiama al 1921, si richiami anche quella piattaforma. Invece il comunismo 'italiano' assume la veste di un partito demo-laburista che combatte per la democrazia e i diritti dei lavoratori prescindendo dal contesto storico rivoluzionario e dalla linea leninista dell'internazionale comunista.

Questi 'comunisti' fautori del ritorno alle origini scambiano dunque una cosa per un'altra e in definitiva vorrebbero far passare per comunismo le elaborazioni della 'via italiana al socialismo' che poco hanno a che fare con la nascita del PCd'I e molto invece con le tendenze socialdemocratiche che ne hanno segnato la degenerazione.

Il motivo vero, però, del richiamo al 1921 da parte dei rottami ernestini, non è di riaffermazione identitaria, bensì di immagine. Costoro infatti, logarati dalla continua flessibilità dimostrata nei confronti dalla maggioranza bertinottiana del PRC, ora, di fronte alla catastrofe governista, vogliono dimostrare la loro diversità.

Il carattere ignobile di questa operazione sta nel fatto che, mentre si tenta di contrabbandare una nuova coerenza comunista, si continua a stare in un partito anticomunista e in un governo imperialista. L'esempio del partito 'fratello' dei comunisti italiani, che stava al governo quando si bombardava la Jugoslavia, non è bastato?

Erregi

21 gennaio 2008


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