Chi sono gli orfani della rivoluzione d'ottobre?

In questo mese di novembre c'è stata la ripresa celebrativa della ricorrenza della rivoluzione d'ottobre, la più tradizionale delle quali è stata l'assemblea 'marxista leninista' a Roma, in cui sono confluiti spezzoni, meglio definirle schegge, di quel residualismo ideologico che non fa notizia nè è capace di mettere in moto un dibattito utile a contrastare l'anticomunismo di sinistra.

A smuovere un pò le acque è invece stata la rincorsa identitaria di frazioni interne al PRC che, è bene ricordare, all'epoca della feroce campagna anticomunista di Bertinotti contro la 'tragedia' bolscevica del novecento, hanno saputo solo farfugliare qualcosa. Costoro, ben piazzati nella casta di partito, non potevano permettersi di parlare chiaro. Ora che la tempesta è passata, i rottami dell'Ernesto e i loro collaboratori esterni hanno ripreso coraggio e, fuori però dal tempo massimo, cercano di rifarsi una verginità rivoluzionaria parlando del 7 novembre. Qualche conciliatore potrebbe dire: "meglio tardi che mai". Però non è questa la questione.

La critica che ci sentiamo di fare non è sul ritardo, ma sui contenuti. Limitandoci ai 'bolscevichi' dell'Ernesto, in particolare all'articolo di Fosco Giannini, apparso su Liberazione, dobbiamo constatare il taglio retorico della commemorazione che non è dovuto all'assenza di particolari apporti scientifici, quanto alle solite omissioni di questo rappresentante del 'comunismo' italiano.

Dire che la rivoluzione d'Ottobre ha segnato un'epoca è pura banalità. Quali storici e commentatori politici potrebbero dire altrimenti? Ai comunisti, o almeno quelli che si ritengono tali, corre l'obbligo di andare un po' più a fondo e prendere in considerazioni le ragioni che hanno resa storica la rivoluzione d'ottobre e il suo ruolo internazionale.

Per far questo, quando si parla del 7 novembre, non si possono omettere tre questioni:

- Il peso di Lenin nelle scelte del movimento rivoluzionario russo. Per intenderci non il suo incontestabile ruolo personale, ma il contenuto teorico del suo pensiero che ha resa pratica l'idea del comunismo.
- i metodi di azione del partito bolscevico e in particolare il concetto di 'democrazia' nella fase rivoluzionaria.
- il ruolo di Stalin nel consolidamento dei risultati dell'Ottobre e nell'estensione del peso dell'URSS sulla scena internazionale.

Il comunismo 'all'italiana' ci ha abituati per molto tempo a parlare del 7 novembre senza spiegare realmente il perché del suo peso nella storia. In questo modo si fa solo un'operazione nostalgica che serve, come si è detto all'inizio, a dare una copertura identitaria utile a consolidare certe posizioni di gruppo.

Come si usa dire, con questi galli a cantare non si fa mai giorno.

Erregi

25 novembre 2007


Ritorna alla prima pagina