Veltroni e cantiere della sinistra
un'operazione speculare

Il logoramento del centro sinistra ha indotto i componenti della maggioranza al governo a mettere in campo un'operazione di recupero a vasto raggio su tutte le forze interessate a mantenere in piedi il governo. Al centro è stata lanciata l'operazione Veltroni per dare una base di interesse alla formazione di un partito, quello democratico, che rischiava di nascere morto con effetti rovinosi sul destino di Prodi. E' riuscita questa operazione? Dobbiamo constatare che la partenza è stata ben preparata e sopratutto ben accolta dalle forze che contano, a partire da Montezemolo. L'idea è stata semplice, ma ben calibrata nella situazione di stallo in cui si trova la politica italiana: coniugare cioè l'esigenza principale dei poteri forti, che è quella di avere un governo 'riformista', col buonismo verso i deboli che vengono considerati, in un quadro di rafforzamento dell'ordine esistente, soggetti da 'aiutare'. In previsione avremo dunque un governo che con più decisione farà ingoiare i rospi del liberismo in un contesto di persuasione buonista di stampo veltroniano. Il personaggio prescelto, attualmente sindaco di Roma, è stato molto chiaro su questo e la sua linea diventa il punto di sintesi di una prospettiva politica che promette di rafforzarsi.

Da Veltroni passiamo a considerare la questione del famoso 'cantiere'. A parte le considerazioni che si possono fare sulla sua effettiva apertura, date le fluttuazioni di Mussi e le questioni identitarie di settori del PRC, la questione centrale è il carattere dell'operazione che presenta due risvolti. Uno legato, come si è detto, alla crisi di credibilità del centro sinistra e, all'interno di questo, della cosiddetta sinistra radicale. Di fronte a dati elettorali e contestazioni varie si è dovuto constatare che il vento che tira è brutto e quindi, utilizzando la indisponibilità di un settore dei DS a partecipare all'operazione partito democratico, si è subito pensato di utilizzare le circostanze per spandere l'illusione che la nascita di una forza 'unitaria' della sinistra, già quantificata almeno al 15% del corpo elettorale, sia la base per rovesciare i rapporti di forza nel governo e quindi prendersi la rivincita su Padoa-Schioppa. I fatti, con la trattativa sulle pensioni, hanno dimostrato il contrario. Ma la questione principale non è questa e riguarda precisamente la seconda questione dell'operazione cantiere.

Questa operazione, aldilà di alcune questioni di programma, da un punto di vista generale è in realtà portatrice di una definitiva trasformazione della sinistra italiana, che è cominciata con la proposta bertinottiana della sinistra europea. In sostanza si dice basta con il cordone ombelicale, seppure virtuale, col passato comunista e fondiamo una forza socialista europea. Punto.

A sinistra qualcuno dirà che l'avevamo capito da un pezzo. Saranno gli 'altri' a decidere questo percorso, ma noi stiamo da un'altra parte. Questo ragionamento è però un palese imbroglio perchè la sinistra del cantiere comporta anche il coinvolgimento dei 'movimenti' alcuni dei quali si sono già fatti cooptare in piena 'autonomia' in questa prospettiva politica. Dunque qual'è la prospettiva da imboccare? Nell'immediato crediamo che bisogna lavorare per recidere il cordone ombelicale dalle operazioni in corso e approfondire la crisi tra la sinistra e gli architetti del cantiere evitando rivendicazioni di autonomia strumentali a future contrattazioni e prospettando invece la nascita di una sinistra dei 'valori' che si opponga decisamente al quadro del centro sinistra. Senza una scelta di questo tipo, che comporta una dura battaglia politica contro il veltronismo e i cantieristi, ogni opposizione movimentista confermerà la sua subalternità.

Erregi

1 luglio 2007


Ritorna alla prima pagina