Siamo tutti iracheni

Lo slogan con cui in occidente si è reagito agli attentati di Londra è stato, com'è noto: siamo tutti londinesi. A partire dal sindaco di Roma, che ormai ha consolidato la sua funzione di "pontefice vicario" che esercita in Campidoglio in parallelo a piazza S.Pietro. Se una parte di coloro che condividono questo slogan lo accettano per pietà, comprensibile, verso i morti, gli ideatori ne fanno invece un elemento di solidarietà politica con l'occidente, minacciato dagli attentati e convogliano questa solidarietà verso coloro che 'fermamente' e con rinnovate misure repressive combattono la rete degli attentatori.

Che i governi occidentali si attrezzino per prevenire gli attacchi su quello che si può definire il suolo metropolitano è cosa ovvia, quello che però non è affatto ovvio è che si voglia capovolgere la situazione scambiando l'effetto per la causa. Quando leggiamo le dichiarazioni e i comunicati, non solo di chi ha provocato le guerre in atto, ma anche di coloro che, almeno a parole, si dichiarano contro queste guerre, e vi troviamo parole di condanna contro l'efferatezza degli attentati senza collegarli alla dinamica bellica, dobbiamo solo pensare che si tratta di propaganda tesa a giustificare l'operato dei guerrafondai occidentali.

Chi subisce gli attacchi delle truppe di occupazione, in Iraq come in Afghanistan e in Palestina, attacchi peraltro diretti maggiormente contro la popolazione civile, cosa dovrebbe fare se non organizzare una resistenza che colpisca l'avversario per far capire che la guerra è guerra, ma per tutti e non solo per i super-uomini occidentali? Se vogliamo fare un parallelo con i comportamenti degli occidentali in guerra, possiamo riferirci ai bombardamenti contro la popolazione civile nella seconda guerra mondiale, da Dresda a Hiroshima, passando per le città italiane bombardate dagli angloamericani e rase al suolo. Che differenza c'è tra un attentato e un bombardamento aereo su obiettivi civili? La differenza sta solo nel numero dei morti e certamente non a vantaggio degli autori degli attentati. Come ciascuno di noi, di fronte alle carneficine, si ribella perchè come comunisti siamo per la vita e certamente non per la morte, altrettando rafforziamo la nostra indignazione perchè a causa delle guerre provocate dagli occidentali - da Bush, alla NATO a Israele - muoiono molti innocenti.

Quello che ci sconvolge di più è che a piangere questi morti, ipocritamente, ci siano i carnefici.

Roberto Gabriele

11 luglio 2005


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