No Monti, e poi?

Il popolo del NO MONTI - NO DEBITO si è dato appuntamento il 27 per rispettare la tradizione che vede il 'movimento' ritrovarsi almeno una volta l'anno, generalmente in autunno, in una manifestazione a carattere nazionale.

Stavolta la festa non è stata guastata, come invece avvenne la volta precedente, dalla incomoda presenza del cosiddetto black-block che tenne testa alla polizia e di cui alcuni stanno in galera alla pari di un certo numero di NO-TAV. Stavolta ha prevalso il buon senso dei moderati che, a quanto riferiscono le cronache, disponevano anche di un servizio d'ordine di oltre trecento persone.

Inutile ripetere qui le considerazioni fatte alla vigilia. E' bene invece sottolineare, a posteriori, due cose. La prima è che all'interno della manifestazione in alcuni settori più avvezzi ai giochi politici emergeva il proposito di rilanciare una prospettiva elettoralistica. Non è un caso che tra gli aderenti c'era anche il sindaco di Napoli De Magistris che in questi giorni ha rilanciato la proposta della lista arancione. E non è neanche un caso che Ferrero, per conto della Federazione della Sinistra, abbia rilanciato la proposta dichiarandosi entusiasta. Anche dal palco gli oratori hanno fatto accenno a prospettive unitarie.

Siamo dunque passati dai black-block alle liste elettorali? Ma la seconda questione da porre è più sostanziale. Perchè il NO MONTI? Questo slogan, di facile ma superficiale effetto, corrisponde effettivamente agli obiettivi che dovremmo darci in questa situazione? Oppure dovremmo rendere esplicite le vere questioni su cui lo scontro - quello vero - va organizzato? E quanti di quelli presenti alla manifestazione sarebbero d'accordo? Certamente Monti fa parte di queste questioni, ma il centro vero è l'Unione Europea, la sua politica monetaristica, i suoi obiettivi imperialisti, sul piano economico e militare. Quindi se un movimento va organizzato è attorno alla parola d'ordine NO UE DAY che è la radice della situazione attuale di cui Monti è solo una parte. E rispetto all'UE bisogna collegarsi al ruolo della NATO. L'arrivo in Italia, in coincidenza della manifestazione, del 52mo militare ucciso in Afghanistan è un simbolo di questa identità strategica. Quanti dei manifestanti sono scesi in piazza per questo? Quanti si sono mobilitati per la Siria e la Libia? Quanti invece rientrano in quella categoria che noi definiamo sinistra imperialista?

Quindi bisogna cambiare musica e nel momento in cui si pretende di scendere in piazza contro qualcosa aprire una nuova fase di lotta politica che centri l'obiettivo e ne faccia il perno dello scontro. Ovviamente questo cambio di linea non può interessare coloro che vivono di riti e ripetono da decine di anni gli stessi schemi.

Erregi

28 ottobre 2012


Ritorna alla prima pagina