Gli USA aprono il secondo fronte?

Bisogna innanzitutto dare una corretta interpretazione degli ultimi avvenimenti a partire dall'assalto a Tripoli contro il consolato americano e l'uccisione dell'ambasciatore e dalle manifestazioni in tutto il mondo islamico sulla vicenda del film blasfemo.

In prima battuta la soddisfazione di vedere un grande movimento antiamericano in Medio Oriente, dopo le vicende libiche e siriane, è grande. Però se a questi fatti si collega il progetto di intervento dei marines, anche se in forma ancora limitata, in vari paesi arabi, a partire dalla Libia, qualche dubbio è d'obbligo. E in particolare due. Chi sono coloro che hanno preso d'assalto il consolato americano? Chi ha inscenato la grossolana provocazione del film contro Maometto? Se si tiene conto che l'accusa ai Salafiti coinvolge direttamente l'Arabia Saudita e i gruppi di mercenari che stanno lavorando in Medio Oriente sotto le bandiere americane e NATO i conti non tornano ed è bene pensarci.

Anche perchè gli USA in questi giorni stanno materializzando il progetto di contenimento della Cina appoggiando la provocazione giapponese sulle isole contese. L'americano Panetta ha già dichiarato che Giappone e Stati Uniti su questa questione hanno un patto di solidarietà. Come i francesi e gli inglesi in Polonia nel '39? L'impressione che si ricava da queste vicende è che nei progetti americani si stia facendo largo l'idea che per uscire dalla crisi bisogna alzare il tiro. Agli USA mancano ormai quelli che Hitler definiva 'spazi vitali', cioè il terreno su cui mantenere con successo il dominio imperialista.

La stagnazione economica, la perdita costante di egemonia, rendono plausibile ali occhi degli americani l'idea che dalla crisi si può uscire spezzando le reni all'avversario. Di qui il sogno di uscire dalle paludi delle guerre mirate e affrontare lo scontro in campo aperto. Ma il progetto, in Medio Oriente come in Asia, somiglia alla vicenda della grande illusione di chi pensava di arrivare a Mosca dopo aver vinto sul fronte occidentale. E gli USA affrontano la partita in condizioni ancora più complesse.

Erregi

17 settembre 2012


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