Il tempo è galantuomo

Pubblichiamo di seguito la nota di Stefano Azzarà su Fosco Giannini, per lungo tempo coordinatore del gruppo dell'Ernesto. E' ben magra soddisfazione poter dire ora che già a partire dagli anni '80 avevamo detto chiaramente che Interstampa prima e l'Ernesto poi, fino al Pdci che ne rappresenta degnamente l'eredità, non sono stati e non sono che un'appendice della cultura tardotogliattiana che ha fatto credere che da quelle esperienze potesse nascere qualcosa di comunista.

Possibile che tutti i compagni e le compagne che nel corso di questi decenni hanno vissuto l'illusione della 'rifondazione' comunista non si siano accorti di quello che Stefano Azzarà scrive a proposito di Fosco Giannini? Più che denunciare il ruolo di Giannini e soci, sarebbe il caso di indagare e di discutere sui comunisti 'italiani'.

Erregi

6 agosto 2012


In memoria dell'area dell'Ernesto

Stefano G. Azzarà

Fonte: Materialismo storico
Link: [qui]
27 luglio 2012


Il sen. Fosco Giannini è notoriamente uno dei massimi campioni nazionali della frase scarlatta. Ed è anche uno dei più cinici, in quanto egli stesso non crede ormai ad una sola parola di ciò che dice, avendo sostenuto ripetutamente, nel corso della sua carriera politica, tutto e il contrario di tutto e avendolo fatto sempre con la stessa enfasi.

Bene, quando il sen. Giannini esordisce dicendo di voler evitare ogni retorica, si salvi chi può: si può star certi che sta per spanderne a piene mani...

E in effetti non difetta di retorica l'ultimo suo intervento diffuso in rete [6 luglio, Milano, Comunisti in festa, qui]. Le rituali circonlocuzioni verbali, tipiche del codice minore del gergo piccista, e il consueto crescendo rossiniano sulle sofferenze del proletariato, per andare poi al sodo della questione politica. E da qualche anno a questa parte il sodo è sempre quello: "è evidente" - come ama dire lui stesso - che il sen. Giannini ha tanta voglia di rientrare in Parlamento alleandosi con il PD per poi votare nuove missioni militari e nuovi tagli al Welfare, come già fece (ma "con la morte nel cuore", sia chiaro...) negli anni ruggenti 2006-08. Non si spiega diversamente una supercazzola così gigantesca come questo discorso, ad un tempo prolisso e demenziale, nel quale si implora il PD affinché si ponga alla testa della rivoluzione antiliberista. O quantomeno affinché guidi un'alternativa... a se stesso.

Che il sen. Giannini, come detto, non creda affatto alle sue stesse parole, è certo. Che egli pensi in tal modo di "fare egemonia" e che qualcuno possa convincersi a votare il suo partito grazie ai formidabili "cunei" da lui inseriti nelle "contraddizioni" del PD, dimostra che un'esperienza è giunta al capolinea.

Se ne valesse la pena, bisognerebbe raccogliere le migliori frasi del sen. Giannini 1, quando era all'opposizione contro Bertinotti all'interno del PRC e cercava di occupare l'ala sinistra di questo partito guidando l'area dell'Ernesto su posizioni antigoverniste e antimoderate. E bisognerebbe metterle a confronto con le migliori frasi del sen. Giannini 2, il quale, entrato nel PdCI, riesce a farsi scavalcare a sinistra persino da Nichi Vendola, da Di Pietro e forse anche da qualche nipote dell'on. Cariglia. Putroppo non ne vale la pena.

L'unica considerazione che viene da fare è questa: venti anni ci sono voluti per costruire un'area politico-culturale con un minimo di serietà; pochi mesi sono bastati per distruggere quest'area e dare una mano a chiudere la questione comunista in Italia. Non c'è che dire: dopo aver allegramente scherzato con decine di compagni, promettendo loro che avrebbero rifondato il PCI e imbarcandoli in un'inutile scissione, il sen. Giannini è riuscito nel vero capolavoro politico della sua vita: da quando sono entrati quelli dell'Ernesto, il PdCI si è spostato ancora più a destra di quanto già non fosse. E non era un obiettivo facile da raggiungere [SGA].

"... unirci, unire la sinistra, chiedendo al PD di non farsi irretire nella trappola del montismo, ma di assumere la responsabilità che gli compete nel delineare e costruire un progetto alternativo al liberismo dell’Ue e alle politiche antioperaie del governo Monti... unire – partendo dalle piazze e dalle lotte, – la FIOM, l’intera CGIL, SEL, l’IDV, i movimenti di lotta, impegnandoci allo spasimo, lottando, affinché il PD non venga sussunto nella nefasta mitologia della Grossa Coalizione, non venga fatto prigioniero da Passera o da Casini, dal montismo o dal berlusconismo “unitario” di ritorno; ma, ricordandogli da dove proviene, quali attese ancora suscita nei suoi iscritti e nel suo elettorato, dia il suo contributo essenziale per voltare pagina... chiamiamo a discutere i dirigenti stessi della FIOM e della CGIL, gli operai, i lavoratori, gli esponenti nazionali, i quadri territoriali e i militanti di SEL, dell’IDV, del PD, dei movimenti di lotta, delle associazioni. Costruendo così, sul campo, dalla base territoriale, quell’unità e quella partecipazione di sinistra e democratica che oggi serve come il pane...".

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