Che cos'è il PD?

Nella foga della lotta antiberlusconiana e nella tradizionale divisione dello schieramento tra destra e sinistra ci si dimentica, per opportunismo e buonismo, di porre la domanda: che cosa è il PD?

A ricordarci che questa domanda non può essere elusa è la ricorrente crisi di identità e di coesione interna di questo partito che, nella prospettiva immediata, condiziona il futuro dell'Italia. Sopratutto, però, è l’imminenza di nuove elezioni e la preparazione di una possibile alternativa all’attuale governo di destra che impone una risposta per evitare di cadere nel solito luogo comune del meno peggio.

Intanto bisogna mettere l’accento su un fatto che si è andato consolidando negli ultimi tempi e cioè che il PD non è più, aldilà delle percentuali elettorali, il punto centrale dell’alternativa a Berlusconi, avendo perduto, sul piano strettamente politico, la leadership. Difatti, a guidare lo scontro con Berlusconi, a fronte di un PD balbettante, sono state tendenze culturali e politiche che con il Partito di Bersani hanno poco in comune. La cosiddetta tendenza giustizialista, variamente articolata, ha guidato e con molta efficacia lo scontro. La nascita e l’affermazione del quotidiano IL FATTO ne è la testimonianza concreta.

Anche nel dibattito tra le forze politiche, al centro non sono state le dichiarazioni degli esponenti PD, ma il lavorio delle forze centriste e di destra cosiddetta moderata che hanno dato l’immagine che da lì sarebbe partita l’alternativa.

Ma a ben guardare - e a ricordarcelo sono le dichiarazioni buoniste del segretario del PD che ripete in continuazione il ritornello "Berlusconi venga in parlamento per la verifica" - il punto vero della preparazione dell’alternativa al governo sono le forze confindustriali che si stanno rendendo conto che l’economia italiana sta rischiando di brutto.

Montezemolo, in questi giorni, ha attaccato duramente il leghista Bossi dimostrando che negli ambienti che contano la cialtroneria inconcludente e demagogica della destra non porta lontano. Neppure dove si è tentato di strafare come a L’Aquila e a Napoli.

Il PD dunque attende che la mela sia matura e che qualcuno si decida a cooptarlo dentro un progetto di rinascita nazionale che ci farà rimpiangere Prodi. All’orizzonte non si intravede, sul terreno politico, qualcosa di alternativo, a parte i richiami un po’ folkloristici di Beppe Grillo e le affabulazioni di Niki Vendola che piace molto alla sinistra istituzionale.

Noi intanto ci prepariamo alla campagna astensionista.

Erregi

26 settembre 2010


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