La sinistra e la rivoluzione giacobina

Presi da un immotivato senso di superiorità gli ex ex ex comunisti del PD non si sono neppure accorti che lo scontro politico modificava i paradigmi di sempre, quelli che davano agli eredi del PCI e ai loro raccogliticci alleati la leadership dell'opposizione a Berlusconi. Vincente o no, questa opposizione veniva considerata l'alternativa. Ora, tutti possono constatare che la punta vera dell'opposizione a Berlusconi è un'altra. Ha incominciato Di Pietro che si è sottratto al controllo del PD, ma poi è emersa, dietro a lui, una realtà più vasta e articolata fatta di giornali, associazioni e aree politiche che hanno capito quello che il PD nel suo degrado non era in grado di decifrare. La criminalità del potere, che D'Alema e soci si ostinano a trattare col metro della politica, il sovvertimento del patto costituzionale, l'avvento del regime mediatico berlusconiano, la pagliacciata del buonismo presidenziale.

Con questo si è determinata ed è emersa una realtà nuova che rifiuta il mediocre politicismo del PD e l'accettazione delle istituzioni tout court senza indagarne la sostanza. Con il quotidiano IL FATTO che ha superato le centomila copie di tiratura si è aperta una nuova stagione politica, a metà tra tradizione azionista e giacobinismo politico. Non è in ballo la ghigliottina, ma per i poteri consolidati il futuro è burrascoso. Anche perchè l'artiglieria della contestazione ormai comprende il vendolismo che tende a raggruppare a sinistra l'area democratica del PD e i rottami di quella che fu la sinistra di alternativa dandogli i connotati di un'opposizione istituzionale.

Parlare di alternativa all'alternativa è ormai un gioco relegato a gruppi politicamente clandestini che non hanno capito che la rendita è finita. All'ultimo CP nazionale di Rifondanzione l'aria era quella del si salvi chi può, mentre i duri dell'Ernesto raccoglievano cinque voti sulla loro mozione. Ovviamente il sarcasmo non è un rimedio. Bisogna che anche noi adeguiamo i nostri paradigmi, e difatti abbiamo già posto in discussione il progetto del movimento astensionista, su cui ritorneremo presto augurandoci una interlocuzione ampia.

Erregi

20 luglio 2010


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