Rifondazione continua

"Rifondazione continua", così si potrebbe definire il lavorio interno al campo degli alternativi. Con la vittoria di Ferrero all'ultimo congresso del PRC e con l'alleanza di ferro col partito di Diliberto, alle prese quest'ultimo con l'accusa di frequentazioni piduiste, sembrava che finalmente prendesse corpo una nuova formazione 'bolscevica', che rompesse con la tradizione bertinottiana.

L'intervento di Fosco Giannini al CPN del PRC del 12-13 settembre
suona come una conferma di quanto andiamo dicendo

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Diciamo pure che nessuno di noi credeva in un tale miracolo. Lo scontro Ferrero-Vendola atteneva più a questioni di potere, se si può parlare in questi termini per un mini partito, che non a vere questioni di strategia politica. E poi, chi poteva credere veramente che ex ministri del governo Prodi, elaboratori del suo programma e coinvolti nelle guerre di Afganistan e di Jugoslavia, potessero rappresentare il nuovo volto del comunismo italiano? Già in partenza si capiva come sarebbe andata a finire.

Intanto però, questi nuovi 'bolscevichi' hanno subito dimostrato sul quotidiano Liberazione come ci si adegua ai clichès di politica internazionale su una serie di questioni critiche su cui l'imperialismo batte per far passare la sua linea. A partire dalle vicende cinesi. Poi, sulle questioni storiche del movimento comunista, il PRC ha messo in evidenza di che pasta è fatto il suo ancoraggio. E' nota la vicenda della recensione del libro di Domenico Losurdo su Stalin, al quale si negò il diritto di replica, poi modificato in un dibattito-calderone di matrice trotskoide. Ora, per la ricorrenza dell'inizio della guerra, si è aperta una valanga di critiche, sempre su Liberazione, contro Burgio per un suo articolo sulla vicenda del patto Molotov-Ribbentrop a cui gli anticomunisti fanno risalire l'origine della seconda guerra mondiale.

Niente di nuovo dunque sotto il cielo della rifondazione rifondata. Ma la sostanza di questa vicenda non sta nei fondamenti teorici o nei richiami storici. La questione è più banale. Si tratta di come presentarsi agli elettori di sinistra per estorcere il voto. Ed ecco dunque che, dopo tanto parlare di comunismo, esce fuori la federazione della sinistra alternativa, che altro non è che il tentativo di mettere assieme i cocci della precedente esperienza elettorale sconfitta pesantemente alle elezioni politiche. Quei furbacchioni della rifondazione comunista sanno bene che per ritornare nel salotto buono della politica bisogna adeguarsi ed essere accettati. Quindi bisogna muoversi secondo i canoni che una certa cultura della sinistra anticomunista impone. Di qui il nome contorto di federazione della sinistra alternativa, di qui la presa di distanza dal comunismo reale. Per andare dove? E' dubbio che l'operazione abbia successo. La dinamica politica italiana si sviluppa su binari diversi dalla stanca riproposizione di una logora identità di 'sinistra'.

Erregi

14 settembre 2009


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