Gaza: l'imperialismo dal fiato corto

Avendone le possibilità tecnologiche di fronte ad una popolazione chiusa in gabbia, il nazisionismo sfoga la sua rabbia sui palestinesi di Gaza, ma c’è qualcosa che non quadra nella logica israeliana. Una guerra, anche la più distruttiva, deve avere una strategia e soprattutto una strategia politica, oltre che militare. L’avventura di Gaza sembra un’operazione cieca, destinata a produrre per i suoi promotori risultati negativi nel lungo periodo. Sicuramente i danni umani e materiali saranno enormi. Ma chi vincerà la sfida?

Molti si sono domandati come mai Hamas abbia osato rispondere con i razzi alle sanguinose provocazioni e all'assedio del gigante, pur sapendo di essere inferiore sul piano militare e sapendo anche che la rappresaglia sarebbe stata pesante. Qualcuno ha parlato di un rapporto di cento a uno, ma in realtà la proporzione è ancora maggiore. I governanti dello stato fantoccio di Israele hanno mostrato di non avere tentennamenti e di volere arrivare fino in fondo. Il fatto stesso che vengano fatte dichiarazioni in questo senso dimostra che la posta in gioco è considerata alta e di valore strategico.

Nessuno però è disposto a giurare che Hamas sarà liquidata, non solo perchè resiste, ma perchè ha riaperto una grossa ferita nell’equilibrio politico mediorientale che coinvolge tutta l’area. Gli Israeliani non possono dormire sonno tranquilli. Sì è vero, esistono i Quisling arabi del calibro di Abu Mazen e di Mubarak, ma Hamas è nato anche contro questi personaggi e l’attuale guerra è anche contro di loro ed è un problema di tutto il movimento islamico.

Anche noi abbiamo da gestire la nostra Intifada. L’occasione è venuta perché gli ‘amici dei palestinesi’ vengano messi nella condizione di non nuocere e si riapra la battaglia vera contro l’anello italiano della complicità occidentale con lo stato criminale israeliano. La richiesta della tregua è un velo che si vuole ancora una volta stendere sul genocidio palestinese. La Palestina non ha bisogno di tregue. La Palestina ha bisogno di un movimento internazionale capace di incidere nella lotta contro il sionismo, e non solo quello israeliano, e di condurre campagne contro la criminalità organizzata che viene gestita dalla ‘comunità internazionale’. Finchè la Palestina subirà il trattamento che conosciamo vorrà dire che siamo lontani dal risultato. Su questo bisogna insistere e su questo non bisogna fare sconti a nessuno. A partire dal nostro presidente sionista Napolitano.

Erregi

6 gennaio 2009


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