Scusate, ma quello non è Ferrero?

Seguendo la cronaca televisiva della manifestazione del 'sindacalismo di base' di venerdi 17, subito dopo lo striscione di apertura, si è intravista la figura del segretario del PRC Ferrero, proprio dietro il leader dei Cobas Piero Bernocchi. Dalle cronache de Il Manifesto si è appreso poi che a seguire il corteo c'erano tutti gli esponenti dell'aAcobaleno.

Noi avevamo anticipato con la nota 'il 17 si replica' il commento alla manifestazione. Ora precisiamo anche che facevamo riferimento non ai partecipanti, che erano una autentica rappresentanza di lavoratori e di gente incazzata per come stanno andando le cose nei posti di lavoro, ma ai manovratori di questo tipo di manifestazioni.

Ci eravamo sbagliati? Assolutamente no. Anzi, abbiamo avuto la conferma che il ciclo delle manifestazioni autunnali ha seguito il suo corso naturale, rilanciando sulla linea antiberlusconista sia il ruolo del PD che il tentativo della sinistra alternativa di rientrare in gioco.

Sul sindacalismo di base abbiamo da tempo espresso il nostro parere sulla trasformazione istituzionale in sindacato tout court che pone seri problemi di interpretazione del ruolo effettivo che può svolgere. Ci troviamo di fronte, nei fatti, ad una nuova versione non elettoralistica, ma sindacale, di quella ambiguità che ha dato vita al forchettonismo rosso. Non si tratta solamente di una degenerazione trasformista sul terreno specifico, ma l’apparizione di Ferrero dietro lo striscione anticipa le grandi manovre delle elezioni europee in cui tutti, ma proprio tutti, si giocano il loro ruolo di rientro istituzionale, in previsione di una nuova relazione dialettica e subalterna al PD.

Per ora il congresso di Rifondazione appare lontano e senza quella violenta contrapposizione che annunciava sfracelli. Meglio farsi i conti prima di sparire definitivamente. E in questi conti c’entra anche l’apporto del sindacalismo di base. Dall’acchiappavoti all’acchiappatessere.

Erregi

20 ottobre 2008


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