Colonialisti in piazza

Se le cose non fossero fin troppo tragiche, ci sarebbe da ridere.

Ci sarebbe da ridere a sentire il governo israeliano - record mondiale assoluto di inadempienza di risoluzioni dell'ONU, comprese quelle (194 e 181) poste a condizione della sua ammissione - che chiede l'espulsione dell'Iran dall'ONU.

Ci sarebbe da ridere a sentire i media imperialisti preoccuparsi della minaccia nucleare iraniana (anche Gennaro Migliore porta il suo piccolo contributo su Liberazione parlando - solo stupidamente? - di "ripresa degli esperimenti nucleari iraniani") quando tutti sanno che la sola potenza nucleare del Medio Oriente è Israele, che non aderisce al Trattato di non- proliferazione (e non parliamo della dottrina USA in materia).

Ci sarebbe da ridere a sentire i commenti inorriditi per l'idea di "cancellare uno stato dalla storia" (pare che Ahmadinejad abbia detto così, dalla storia, non dalla carta geografica, ma fa lo stesso), quando hanno appena finito di cancellare dalla carta geografica l'URSS e la Jugoslavia (a suon di bombardamenti) e stanno allegramente procedendo con l'Iraq. Per non parlare della Palestina: lì sono stati fatti letteralmente sparire dalle carte geografiche, insieme agli abitanti, anche i nomi dei villaggi oggetto della pulizia etnica sionista.

Ci sarebbe da ridere a sentire come ti rigurgitano addosso l'accusa di essere "antisemita" se fai la considerazione - peraltro ovvia - che lo stato di Israele è uno stato coloniale, costruito su presupposti di tipo razzista e una minaccia permanente non solo per le sue vittime immediate, ma anche per tutti i suoi vicini.

Ci sarebbe da ridere a sentire il leghista Calderoli, ministro della Repubblica, invocare lo stato di guerra perchè l'Iran minaccia l'occidente.

Ma, naturalmente, c'è poco da ridere. Nonostante le dosi massicce di propaganda di guerra e disinformazione a cui siamo sottoposti, l'orrore dei bombardamenti e degli squadroni della morte americano-sionisti in Iraq e in Palestina non può rimanere, non rimane nascosto, e anche le reazioni del mondo politico nostrano alle parole (abbastanza scontate e da nessuno fedelmente riprodotte, onde meglio manipolarle) del presidente iraniano ci dicono con la massima chiarezza non solo che siamo governati (e ancora lo saremo anche dopo l'auspicabile fine del berlusconismo) da una masnada di cialtroni, ma anche e soprattutto che SIAMO IN GUERRA.

Calderoli a modo suo ha ragione. Non solo siamo già in guerra in Afganistan e in Iraq, ma siamo anche pronti ad ulteriori passi verso il baratro. Il partito della guerra - nonostante le batoste che sta ricevendo dalla resistenza irachena - è ancora all'offensiva e sta preparando l'allargamento della guerra a Siria e Iran. Può sembrare strano, vista la impossibilità americana di controllare l'Iraq e le difficoltà col fronte interno. Ma è proprio quello che gli USA fecero negli anni '70 di fronte ad analoghe difficoltà in Vietnam, allargando la guerra a Cambogia e Laos. Adesso, con le accuse montate contro la Siria (supertestimone prezzolato e magistrato compiacente già ai tempi dell'attentato di Berlino subito attribuito ai libici) e il caso, ugualmente montato, del nucleare iraniano, la storia si ripete. Per questo suonano sinistre le parole di Rutelli "Ahmadinejad è più pericoloso di Saddam Hussein". Stiamo assistendo a un deja vu: la criminalizzazione del nemico di turno per preparare nuove aggressioni. Il ceto politico dominante, compreso quasi tutto il centro-sinistra, pronto ad arruolarsi nuovamente con Bush, anche perchè la frattura con Francia e Germania sull'Iraq sembra ormai del tutto riassorbita. Per questo sentono il fascino iresistibile dell'agente della CIA Giuliano Ferrara. E nuovamente assistiamo al ruolo nefasto dei "nè nè" (nè con la NATO nè con Milosevic, nè con Bush nè con Saddam, nè con la guerra nè col terrorismo, ecc.), con la bella pensata dei Verdi della manifestazione all'ambasciata iraniana il giorno prima di quella indetta da Ferrara. Che spettacolo: i pacifisti e i non violenti sempre più impegnati al disarmo dei paesi minacciati dall'imperialismo.

Ma c'è anche chi sta dall'altra parte e la guerra la guarda con occhi diversi dai nostri. Non dicono niente le grandi manifestazioni di Damasco e di Teheran di questi giorni? Non dice niente la resistenza irachena, con i colpi che ha portato e porta contro l'imperialismo? E la tenacia palestinese e la forza di Hezbollah e di Hamas? Andate a spiegare alle masse arabe che Israele non è un corpo estraneo di natura coloniale nel Medio Oriente. Andate a dire che bisognava risarcire gli ebrei per l'olocausto (made in Europe).

Già, gli ebrei: hanno fatto un certo effetto le parole di Pacifici, della comunità ebraica di Roma: "Gli ebrei italiani verificheranno attentamente chi parteciperà alla manifestazione [la fiaccolata di Ferrara] e chi no. Non c'è dubbio che chi eviterà di partecipare e non ci sarà, sarà considerato un nemico non solo di Israele ma anche degli ebrei italiani". Non sono solo le parole di un esaltato: da anni chi denuncia i crimini del sionismo e la natura coloniale dello stato di Israele insieme all'accusa infamante di antrisemitismo rischia addirittura conseguenze giudiziarie, come Israel Shamir in Francia. Eppure l'arroganza dei sionisti, con tutte le alleanze potenti di cui dispongono, è anche un sintomo della loro debolezza: la vera natura e il ruolo dello stato di Israele vengono sempre più chiaramente alla ribalta. La favola dei due popoli - due stati si rivela sempre più uno specchietto per le allodole, a meno che non si voglia chiamare "stato" una prigione a cielo aperto, bombardabile a piacimento, come è attualmente Gaza.

E' mai possibile che rivendicare per la Palestina le cose più ovvie in qualsiasi angolo del mondo - come per esempio uguali diritti per tutti, indipendentemente dalla religione o dall'etnia - sia considerato un tabu? Quando i razzisti sudafricani si inventarono i bantustans "indipendenti" per perpetuare il loro dominio assoluto, il mondo intero disse che era un trucco ignobile. Non è lo stesso in Palestina? E' mai possibile che ai profughi palestinesi sia interdetto il rientro mentre si possono far arrivare nuovi coloni da tutto il mondo? E perchè mai uno stato con basi siffatte e con tutti i misfatti compiuti e ancora in atto non dovrebbe essere cancellato dalla storia? Solo la malafede dei sionisti può evocare a questo proposito lo spettro dello sterminio degli ebrei. Cancellare lo stato sionista sta allo sterminio degli ebrei come la cancellazione dello stato pontificio sta allo sterminio dei cattolici. Gli olocausti che si preparano sono ben altri e ben altro è il razzismo che li alimenta.

Paolo Pioppi

3 novembre 2005


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