Ebrei contro Israele

L'ipocrisia della sinistra sulla vicenda palestinese riemerge continuamente, al punto che anche il macellaio Sharon viene presentato ora come un moderato realista.

Ci dovremmo interrogare sul perchè la sinistra è dentro fino al collo nella logica dei due popoli e due stati, quando è evidente che questa ipotesi significa solamente la capitolazione dei palestinesi.

Per riaprire il dibattito su tale questione intanto diamo la parola agli ebrei antisionisti che hanno senz'altro più chiaro di tanti 'sostenitori' dei palestinesi i termini della questione e non hanno paura di parlare di sionismo come degenerazione della cultura e del pensiero ebraico.

Perchè stiamo con i palestinesi?
Perchè siamo ebrei!

Qualcuno ci domanda come mai stiamo con i palestinesi.

"Perchè issate la bandiera palestinese. Perchè sostenete la causa palestinese?" "Siete ebrei" - ci dicono - "Che state facendo?"

La nostra risposta è molto semplice:

E' proprio perchè siamo ebrei che stiamo con i palestinesi e issiamo la loro bandiera. E' proprio perchè siamo ebrei che esigiamo la restituzione ai palestinesi delle loro case e di tutti i loro beni.

Sì, la nostra Torah ci impone di essere giusti. Siamo chiamati a camminare sulla via della giustizia. Ma cosa c'è di più ingiusto del tentativo, vecchio di un secolo, del movimento sionista di invadere il paese di un altro popolo, espellerlo e impadronirsi dei suoi beni? I primi sionisti parlavano di un popolo senza terra che sarebbe andato in una terra senza un popolo. Parole che sembrano innocenti. Ma sono completamente false.

La Palestina era un paese abitato da un popolo. Un popolo che aveva sviluppato una coscienza nazionale. Se dei rifugiati ebrei fossero arrivati in Palestina senza l'intenzione di dominare, di creare uno stato ebraico, di espropriare i palestinesi e privarli dei loro diritti fndamentali, sarebbero stati accolti - ne siamo assolutamente certi - con la stessa ospitalità che i popoli musulmani hanno riservato agli ebrei nel corso della storia. Avremmo vissuto insieme come altre volte, in pace e armonia.

Amici musulmani e palestinesi di tutto il mondo, per favore ascoltate il nostro messaggio. Ci sono ebrei che sostengono la vostra causa. Quando diciamo di sostenerla, non pensiamo a una qualche proposta di partizione, come quella del 1947 presentata dall'ONU, che non aveva nessun diritto di farlo. Non pensiamo a uno spezzettamento della Cisgiordania, come quello proposto da Barak a Camp David, che al massimo avrebbe reso giustizia al 10% dei rifugiati palestinesi. Noi sosteniamo la restituzione alla sovranità palestinese di tutto il territorio, compresa Gerusalemme.

Quando verrà il momento, giustizia vorrà che sia il popolo palestinese a decidere se gli ebrei potranno restare sul suo territorio e in che numero. Questa è la sola via che possa portare a una vera riconciliazione.

Ma noi vogliamo di più. La restituzione del territorio ai suoi legittimi proprietari non sarà sufficiente. Bisognerà che chiediamo perdono al popolo palestinese in modo chiaro e preciso: il sionismo vi ha fatto del male, ha rubato le vostre case, ha rubato il vostro paese.

In questo modo proclamiamo di fronte al mondo che siamo il popolo della Torah, che la nostra fede ci impone di essere onesti, giusti e buoni.

Abbiamo preso parte a centinaia di assemblee palestinesi negli ultimi anni. Dappertutto i dirigenti e il pubblico ci hanno accolto col calore dell'ospitalità mediorientale. Che menzogna quando si sente dire che i palestinesi in particolare o i musulmani in generale detestano gli ebrei. Quello che detestano è l'ingiustizia, non gli ebrei.

Non abbiate paura, amici. Il male non potrà trionfare per molto tempo. L'incubo sionista è arrivato alla fine. E' esaurito. Le sue più recenti brutalità sono l'ultimo disperato sussulto di un agonizzante. Noi vedremo insieme il giorno in cui ebrei e palestinesi si abbracceranno in pace sotto la bandiera palestinese a Gerusalemme.

E alla fine, quando il redentore dell'umanità verrà, le sofferenze del presente saranno sommerse da tempo tra le benedizioni del futuro.

Rabbi Mordechi Weberman


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