In soccorso degli speculatori

Marco d'Eramo

Il Manifesto, 11 agosto 2007


La crisi delle borse, da tempo annunciata, si è puntualmente verificata. La fragilità del sistema finanziario internazionale, fondata sul castello di sabbia del prestito facile da un lato e della bolla immobiliare dall'altro (due facce della stessa medaglia) è stata descritta tanto bene da economisti così autorevoli come Marcello De Cecco e Joseph Stiglitz che sarebbe presuntuoso e ridondante tornarvi sopra.

È utile invece soffermarsi sulla reazione a questa crisi della Banca centrale europea (Bce). La Bce è mastino inflessibile del debito, quando sono enti pubblici - stati, regioni o comuni - a chiedere soldi in prestito ai mercati. Ogni sforamento provoca latrati ringhiosi del governatore (ora Jean-Claude Trichet) per ricondurre gli improvvidi trasgressori a più miti consigli (a meno che a sforare non siano Francia e Germania: allora l'ululato si trasforma in uggiolio). Ma, miracolo, all'improvviso le vestali dell'ortodossia monetarista pura e rigida si lanciano nella finanza creativa e flessibile.

La stessa Bce che bacchetta sulle mani chiunque osi rivalutare le pensioni più esigue della spaventosa, astronomica cifra di 40 euro al mese, tra ieri e l'altro ieri ha sborsato con commovente sollecitudine la misera somma di 156 miliardi di euro! E perché? Per impedire di fallire a una serie di banche europee che per anni hanno speculato su mutui facili e bolla immobiliare, che su questi due pilastri hanno complessivamente accumulato centinaia di miliardi di plusvalenze, e che ora vanno salvate «a tutti i costi» per «non far crollare tutto il sistema». Ma a chi appartengono questi 156 miliardi di euro sborsati allegramente dalla Bce in due soli giorni? Se il buon senso non inganna, sono soldi pubblici, cioè versati dai contribuenti. Siamo tutti noi, con le nostre tasse, a correre in aiuto agli speculatori troppo speculanti, ora speculati.

In questo caso, quando sono i capitalisti (privati) a bruciare risorse immani, nessuno grida allo scandalo, alla «casta», allo spreco. 156 miliardi di euro passano dalle tasche dei contribuenti europei a un fondo salvezza giocatori d'azzardo (in questo consiste l'attività di borsa) e nessuno protesta, tutti lo trovano naturale. È straordinario come il disservizio, la corruzione, l'inefficienza abbiano solo un bersaglio, quello pubblico. Quando Luca Cordero tuonava contro la casta, nessuno gli ha ricordato che un certo Montezemolo era stato direttore del comitato organizzatore dei campionati di Italia '90, il capolavoro mondiale di spreco e inefficienza, ragion per cui lo stesso Montezemolo aveva solo di poco schivato addebiti (forse era a questo che si riferiva Susanna Agnelli quando lo definì «un uomo fortunato»).

Prendiamo un altro caso, recentissimo: è chiaro a tutti che una parte dei disservizi del recapito bagagli di Fiumicino dipende dall'obsolescenza dei macchinari e dei nastri trasportatori, cioè in ultima istanza da un mancato investimento da parte della società che gestisce l'aeroporto, Aeroporti di Roma (Adr) controllata dalla famiglia Benetton che sembra essersi specializzata nella gestione privata di servizi pubblici di natura monopolistica (come le autostrade). Ma nessuno, tanto meno il sindaco Walter Veltroni, ha protestato contro i Benetton per Fiumicino. Forse i Benetton dovrebbero chiedere aiuto alla Bce, per farsi recapitare (in tempo) una valigia di sussidi.

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