Verso le elezioni del 9-10 aprile

Ai collaboratori stabili di Aginform è stato chiesto, dalla Redazione, di esprimere la propria posizione sulle prossime elezioni politiche in Italia, di fare una sorta di dichiarazione di voto. Ma prima di entrare in argomento sarà opportuno svolgere, preliminarmente, alcune considerazioni.

Nella valutazione delle scelte da compiere in uno scenario politico dato, icomunisti, che sono i primi a schierarsi contro le forze della reazione, cercano sempre di definire una tattica fondata sulla differenziazione del fronte avversario. Naturalmente non è semplice, per il fatto di essere o sentirsi “comunisti”,avere sempre a portata di mano la risposta giusta al momento opportuno. Tuttavia, la forza che ha contraddistinto i partiti comunisti storici (il russo e il cinese - per citare i più importanti) è consistita nel fatto che essi non si sono mai discostati dal terreno rivoluzionario, hanno avuto costantemente nel loro orizzonte strategico l'obiettivo della conquista del potere politico attraverso il rivolgimento violento, insurrezionale, armato, in risposta alla inevitabile violenza degli 'espropriati', sulla cui propensione a lasciarsi mettere da parte pacificamente non hanno mai nutrito, nel modo più assoluto, alcun dubbio. Per cui, gli inevitabili errori tattici di estremismo o di opportunismo capitolazionista commessi in questo o in quel tornante della strada lunga e tortuosa della conquista del potere (e anche, successivamente, dell'edificazione dello Stato socialista) furono via via superati. Lo studio della storia della lotta armata più che trentennale diretta dal Partito comunista cinese, per esempio, dimostra come sia stato possibile correggere errori tattici e di linea politica (errori che pure portarono a gravissime perdite in vite umane) poiché quel partito mantenne ferma la prospettiva della conquista del potere su scala nazionale.

Di tattica non si muore, di strategia sì. Intendiamo dire che quando si abbandona il principio marxista della conquista del potere attraverso un atto insurrezionale, i partiti comunisti vanno incontro alla rovina. E' ciò che è accaduto al Partito comunista italiano quando Togliatti teorizzò (in seguito alla 'destalinizzazione' kruscioviana) che sarebbe stata possibile una strategia di via italiana al socialismo, dove però via italiana non significava che occorreva tener conto delle peculiarità storiche dell'Italia (cosa ovvia per tutti i comunisti di tutti i paesi), ma che si erano determinate condizionitali da permettere una via pacifica al socialismo.

In Italia, i due partiti parlamentari che si richiamano (forse con crescente disagio) al comunismo, hanno da sempre abbandonato - in conformità con la tradizione togliattiana della via italiana - il principio marxista di una radicale alternativa di sistema fondata su un rivolgimento rivoluzionario. Anzi, il partito guidato da Bertinotti si è spinto ben oltre il togliattismo, apportando 'innovazioni' di un'audacia tale da trasformare il comunismo in una dottrina di pacifismo e di rigetto della conquista del potere. Se non ci fosse stata la svolta revisionista di Togliatti e il Pci si fosse mantenuto fedele alle tradizioni storiche e teoriche del comunismo, lasituazione politica nel nostro paese sarebbe evoluta (impossibile dire il come e il quando) verso il socialismo, e certamente la nostra repubblica nata dalla Resistenza non sarebbe approdata (cosa che deve aver fatto rivoltare nella tomba Togliattiil quale ha sempre fatto pesare la straordinaria forza del Pci per difendere - quanto meno - la democrazia) al fascismo nella versione post-moderna Berlusconi-Fini-Bossi. L'attuale governo italiano rappresenta uno scandalo agli occhi di molti paesi europei e finanche di gran parte dell'opinione pubblica americana. Tra il pantano del centro-sinistra da una parte, e Berlusconi, il fascismo e il razzismo xenofobo di ministri teppisti e provocatori dall'altra, un antifascista (prima ancora che un comunista) non ha esitazione: sceglie il pantano, per quanto putride siano le acque che lo compongono. Dunque andiamo a votare, esercitiamo questo diritto civile in considerazione, se non altro, delle guerre e delle rivoluzioni che ci hanno consentito, in passato, di strappare il suffragio universale. Ma poi?

La quotidianità della politica italiana non deve appassionare più di tanto un rivoluzionario. Soltanto l' aspettativa di un altro mondo possibile (senza guerre, senza catastrofi, senza rivoluzioni) può ingenerare illusioni sul centro-sinistra e il suo “programma” di 250 o 500 o 5000 pagine. Sono tutte chiacchiere. In Italia non cambierà nulla, qualsiasi coalizione di governo non avrà mai la capacità e il coraggio di mettere in discussionela sciagurata (e pericolosissima per il nostro paese, deposito di bombe atomiche Usa) “fedeltà atlantica”. Il centro-sinistra è l'altra faccia del dominio borghese del grande capitale in tutte le sue varianti sulla stragrande maggioranza della popolazione espropriata, immiserita e oppressa. Se dessimo un solo milligrammo di credito ai Prodi-Rutelli-Dalema saremmo falliti come rivoluzionari. Stare alla larga dal teatrino dell'attuale politica sarebbe molto salutare perché concentreremmo le energie nel lavoro di costruzione di una forza marxista leninista sufficientemente estesa a livello nazionale e che domani potrebbe diventare un partito. Ecco quello per cui noi dovremmo lavorare. Non è né un'aspirazione “gruppettara” né un'attesa messianica. Il messianesimo è estraneo al marxismo, il messianesimo è l'eterna attesa di un altro mondo possibile, è l'eterna illusione del riformismo in tutte le sue varianti storiche e ideologiche, dalle “riforme di struttura” che predicavano “un'economia del lavoro contro l'economia dei monopoli” (era il titolo di un opuscolo della Cgil dell'epoca di Di Vittorio del 1956) giù giù fino alle attuali varianti cossuttiane e bertinottiane.

Gli Stati Uniti d'America, il peggior nemico del genere umano (definiti “una grande democrazia” anche dalla sinistra del centro-sinistra) che sta sospingendo il mondo verso il baratro, minaccia apertamente una nuova aggressione, questa volta all'Iran. Continuano gli abusi fascisti sui prigionieri di guerra di Abu Graib, vengono ora documentate le conseguenze dei bombardamenti con proiettili all'uranio impoverito le cui radiazioni stanno producendo morti per cancro e orrende malformazioni nei neonati. Di tutto ciò sulla stampa borghese non c'è quasi traccia, si leggono in prima pagina solo titoli cubitali a nove colonne che narrano di “duelli” mancati tra un “Cavaliere” e un “Professore”. Ma si può star dietro a questa ignominia, a questo schifo?

Dovremmo darci da fare per un confronto fra comunisti, per definire una piattaforma di idee che ci accomunano, tentare di allargare un'area rivoluzionaria che riesca a conquistare un minimo di autorevolezza capace di attrarre alla lotta i tanti comunisti sfiduciati, senza insulsi proclami. Potremmo fallire, come è accaduto in passato, ma poi ritentare. E' certo comunque che la gravità della crisi internazionale ci spingerà, noi o i più giovani di noi, a imboccare questa strada.

Amedeo Curatoli

9 marzo 2006


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