Nel solco di Pietro l'Eremita

Le bombe esplose a Londra hanno rinfocolato la retorica violenta e guerrafondaia dei "valori" dell'Occidente, ma anche l'odio per il mondo islamico. Uno dei più canaglieschi editoriali l'ha scritto il direttore di Repubblica. "Il vero bersaglio - dice - la vera ossessione dei fanatici siamo noi. Che cosa lega gli uomini e le donne che saltavano giù dalle torri in fiamme, con le vittime insanguinate dei treni pendolari di Madrid, con le persone assassinate dentro il treno a King's Cross? Due cose: erano cittadini, nient'altro che questo. Ed erano cittadini dell'Occidente" Questa retorica sulla presunta superiorità dei "cittadini dell'Occidente" viene poi amorevolmente ripresa in uno sproloquio del pentito Sofri il giorno successivo. Soltanto un poveraccio pakistano di religione islamica, a Londra, ha detto, candidamente, una verità a tutti nota in Occidente ma da tutti vergognosamente nascosta (e probabilmente gliela faranno pagare cara): ma scusate, i civili morti sotto le bombe in Iraq sono forse diversi da quelli morti sul metro e sul bus di Londra?

Pietro l'Eremita, nelle sue infuocate predicazioni sull'indiscutibilità dell'unicità della religione (quella cristiana, ovviamente) dava per scontato che fosse urgente e necessario il massacro degli "infedeli" dell'Oriente barbarico. Gli attuali ideologi dell'indiscutibile unicità del way of life dell'Occidente saranno forse meno ingenui di Pietro l'Eremita, ma sicuramente più doppi: fingono di fare un'ipocrita distinzione fra islamici buoni e cattivi, ma i loro abominevoli, infuocati discorsi aizzano inevitabilmente alla "guerra di civiltà". E l'abominia dei loro discorsi sta tutta nell'omissione consapevole dei crimini dell'imperialismo americano in Iraq oggi, e ieri in Afghanistan e l'altro ieri nel cuore dell'Europa. La rivoltante esaltazione dei "valori" dell'Occidente esplode come un bubbone infetto ogni volta che questo Occidente borghese si appresta a compiere azioni criminali e a spingere l'umanità sull'orlo della catastrofe, come nelle guerre calde e fredde del secolo trascorso. Antisemitismo, anticomunismo, e oggi antiterrorismo.

Non solo - come è ovvio - tutti gli ideologi della borghesia (che fanno il loro sporco mestiere di raccontar balle) ma anche gli ultimi arrivati, gli apostati miserabili come i D'Alema e i Fassino (i più orrendi di tutti) propagandano la grande falsità storica dell'America = grande democrazia, cha magari commette "tragici errori" ma che è pur sempre una grande democrazia. Siamo tutti americani, dissero ieri; siamo tutti londinesi dicono oggi e, avverte il miserabile D'Alema, bisogna difendere i nostri valori "anche con l'uso legittimo della forza"!

L'accumulo di armi termonucleari per il dominio del mondo, la militarizzazione dello spazio, la lista terrorizzante di Stati "canaglia" da colpire preventivamente, il genocidio di Falluja con armi chimiche, Abu Graib e Guantanamo, ecco quali sono i "valori" della "grande democrazia" Usa che sta trasformandosi, sotto gli occhi di tutti in un Quarto Reich di dimensione planetaria.

"Ho molto apprezzato le parole di Bertinotti" ha affermato D'Alema. Infatti il Predicatore di un altro mondo possibile unendosi al coro del "siamo tutti londinesi" ne ha confezionata un'altra delle sue: "Guai a dire che Blair se l'è cercata". Cosicché il bombardamento di Londra, lungi dall'essere un'azione politico-militare in risposta ai crimini perpetrati quotidianamente in Iraq (è stata colpita l'Inghilterra, non la Francia o la Germania), sono un puro e semplice "orrore" prodotto da una inspiegabile categoria metafisica e metastorica originata dalla Pura Irrazionalità, il terrorismo (come se quello praticato da Bush e dal suo stretto compagno d'armi Blair non fosse terrorismo elevato al cubo ma "guerra" che è pur sempre una sciagura, ma niente a che vedere con il terrorismo). "Per me - proclama ridicolmente il sig. Bertinotti - il terrorismo non è conseguenza di niente". E quindi il sangue sparso a Londra non ricade interamente sul governo Blair, anzi, guai a dire una cosa del genere, guai a "stabilire" una "connessione impropria" fra gli attentati di Londra e le imprese dell'esercito inglese in Iraq. "A me piacerebbe che il premier inglese decidesse il ritiro dall'Iraq non perché ha paura ma perché ha deciso di rimeditare sugli equilibri mondiali……" Sarebbe come dire: Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io…

Ma si può essere più suonati di così? Si farà mai avanti qualcuno che deciderà di "rimeditare" sugli "equilibri mentali" del Predicatore?

Amedeo Curatoli

10 luglio


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