La verità storica del'URSS dell'epoca di Stalin incomincia a riemergere

“Un tripudio di bandiere con falce e martello e di vecchi vessilli dell'Unione Sovietica”: così iniziava la cronaca del Corriere della sera sulla parata del 9 maggio nella Piazza Rossa in occasione del sessantesimo anniversario della vittoria sul nazismo dell'Esercito rosso.

Non è forse lecito ipotizzare che un senso di imbarazzo e inquietudine, magari camuffato da sorrisi di circostanza, avrà pervaso i “potenti della terra” presenti alla sfilata moscovita? Ed erano i soldati che marciavano in divisa dell'epoca ad impugnare le bandiere con falce e martello e i simboli dell'Unione Sovietica ormai scomparsa! In questa giornata dell'orgoglio russo, ci dicono ancora le cronache dei giornali occidentali - ivi compresi il New York Times e il Washington Post consultabili su internet - “sono tornati a Mosca i ritratti di Stalin” e si vedono negozi che espongono questi ritratti, e giovani ragazze in divisa di “pioniere” insieme a migliaia di manifestanti sovrastati da una selva di cartelli con l'effige di Stalin, e i veterani della Grande guerra patriottica che giungono a Mosca con una locomotiva dell'epoca decorata con una gigantografia di Stalin.

Il commentatore borghese sarà pronto a dire che si è trattato di una colossale “strumentalizzazione” di sentimenti patriottici architettata da Putin a scopi di potere. Ma in ciò vi è solo una parte di verità. Putin, come Bush e Blair, attento ai sondaggi d'opinione può aver trovato un rendiconto strumentale nel decidersi finalmente a non tacere più, come vergognosamente hanno fatto finora lui e i suoi predecessori, sulla vittoria antinazista e sul tributo di sangue del popolo sovietico. Ma gli strumentalizzatori, alla stregua dei proverbiali pifferi di montagna, rischiano di essere vittime delle loro stesse strumentalizzazioni. Chi vivrà vedrà.

Qualche giorno prima del 9 maggio un giornalista di Liberazione è andato ad informarsi su che aria tirava a Mosca alla vigilia. Ebbene, secondo i maggiori istituti di sondaggi di opinioni (Vtsiom) “il 19% attribuisce ogni merito (della disfatta nazista) alla guida del condottiero georgiano. Ben il 59% dei russi, tuttavia, è ancora convinto che non si possa separare la vittoria delle masse da quella dei vertici politico-militari". Insomma, il 78% dell'opinione pubblica russa, sia pure con dei distinguo, riconosce i meriti storici di Stalin. “Ben il 64% degli intervistati ha affermato che almeno uno dei suoi parenti stretti è morto durante le operazioni belliche” percentuale nettamente più alta di quella, 39% registrata in Germania da un'indagine realizzata alcuni mesi fa da “Imas International”. “Il giudizio sul leader sovietico - prosegue il direttore di Vtsiom - divide a metà la popolazione”, “gruppi minoritari ma consistenti (si guarda bene dal dare cifre) rimpiangono le garanzie sociali assicurate dal potere sovietico ai tempi di Stalin”. La direttrice di un altro centro di ricerche afferma che “dalla metà degli anni novanta c'è stato un cambiamento nel giudizio sul ruolo della personalità di Stalin”. Finanche lo storico antistalinista Medvedev è costretto ad ammettere che “la nostalgia per il passato, e anche per Stalin, sia diffusa”.

Forse non è neanche azzardato ipotizzare che negli angusti cervelli dogmatici dei sedicenti comunisti anti-ideologici si sia manifestato un barlume di dubbio. La manifestazione moscovita del 9 maggio, così profondamente segnata dall'orgoglio nazionale di un grande popolo, svela inaspettatamente, ad un'opinione pubblica mondiale avvelenata da decenni di propaganda anticomunista (essa sì, autentico oppio dei popoli della nostra era), che la verità storica dell'Unione Sovietica all'epoca di Stalin comincia ad emergere dalla valanga di letame sotto la quale era stata sepolta dai suoi affossatori, a cominciare da Krusciov.

I sionisti e gli imperialisti presentano la strage nazista di 6 milioni di ebrei come un unicum nella storia umana, ed hanno fissato una data per la giornata mondiale della Memoria in ricordo di quell'inaudita atrocità. Tutte le vittime della barbarie hitleriana meritano di essere onorate e ricordate. Ma meritano di essere ricordati anche i genocidi dei popoli precolombiani e quelli perpetrati dai colonialisti d'Occidente in Africa e Asia, olocausti di cui non si sa niente e non se ne parla. Non vi sono nel mondo nè popoli eletti nè, all'opposto, popoli di Untermenschen (sottouomini, come i nazisti chiamavano i russi). Una grave ingiustizia storica è consistita nel fatto che per decenni non si sia mai ricordato in modo altrettanto solenne la strage di 27 milioni di cittadini sovietici caduti per liberare l'intera Europa dal nazismo. Ora, al di là di strumentali calcoli politici, Putin lo ha finalmente ricordato al mondo.

Amedeo Curatoli

10 maggio 2005


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