La Costituzione Europea e la Guerra

Dal sito del giornalista belga Michel Collon (www.michelcollon.info) riprendiamo un articolo di Diana Johnston sulla costituzione europea e la guerra

La Costituzione che viene proposta è colma di espressioni di buona volontà di nessun impegno, accompagnate da obblighi che vanno in senso opposto. Esempio significativo: secondo l'Articolo I-3, l'Unione "ha come obbiettivo di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli." La pace è l'obbiettivo proclamato da tutti i guerrieri.

Dopo questo pietoso augurio, in termini pratici non vengono previste misure per promuovere la pace : ad esempio, una politica internazionale in favore di un disarmo generale progressivo, specialmente di tipo nucleare, o la formulazione di nuove disposizioni in grado di fornire una risoluzione pacifica dei conflitti.

D'altro canto :

La politica estera è fin dall'inizio definita come "la politica estera e di sicurezza comune". Non come "la politica estera e di pace internazionale". Questo preoccuparsi della sicurezza, già dominante, viene rinforzato dalla prima frase dell'Articolo I-41 : "La politica di sicurezza e di difesa comune fa parte integrante della politica estera e di sicurezza comune."

E questa politica si colloca sotto l'influenza della NATO, e dunque degli USA. L'Articolo I-41 precisa che la politica dell'Unione "rispetta gli obblighi derivati dal Trattato del Nord Atlantico per alcuni Stati membri che considerano la loro difesa comune realizzata nel quadro dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico e questa difesa è compatibile con la politica comune di sicurezza e di difesa vincolata in questo quadro."

Il paragrafo 3 di questo Articolo I-41, fondamentale, esclude effettivamente qualsiasi politica di disarmo: "Gli Stati membri si impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari." Una «Agenzia europea di difesa» metterà in opera "tutte le misure utili per rinforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa."

E quali saranno gli sbocchi di questi miglioramenti delle capacità militari ? Non si tratta della «difesa», nel senso classico del termine. Al posto di un impegno a correre in aiuto di un vicino aggredito, si trova questa curiosa "Clausola di solidarietà", l'Articolo I-43, che individua il nemico potenziale nel «terrorismo»: "L'Unione e i suoi Stati membri operano congiuntamente in uno spirito di solidarietà, se uno Stato membro è l'oggetto di un attacco terroristico o la vittima di una catastrofe naturale o di origine umana.
Quindi l'Unione mobilita tutti gli strumenti a sua disposizione, ivi compresi i mezzi militari messi a sua disposizione dagli Stati membri, per:
- prevenire la minaccia terroristica sul territorio degli Stati membri;
- proteggere le istituzioni democratiche e la popolazione civile da un eventuale attacco terroristico;
- portare assistenza ad uno Stato membro sul suo territorio, a richiesta delle sue autorità politiche, nel caso di un attacco terroristico o di catastrofi naturali."

Nella Parte III della Costituzione, rispetto alle politiche e al funzionamento dell'Unione, si ritorna sulla minaccia terroristica nell'Articolo III-309, che enumera le missioni nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune che «includono le azioni congiunte in materia di disarmo, le missioni umanitarie e di evacuazione, le missioni di consiglio e di assistenza in materia militare, le missioni di prevenzione dei conflitti e di mantenimento della pace, le missioni di forze di combattimento per la gestione delle crisi, comprese le missioni di ristabilimento della pace e le operazione di stabilizzazione al termine dei conflitti. Tutte queste missioni possono contribuire alla lotta contro il terrorismo, compreso il sostegno apportato ai Paesi terzi per combattere il terrorismo sul loro territorio.»

Sicuramente viene citato il disarmo, ma il contesto indica che si tratta del disarmo degli altri e non di un disarmo generale. In effetti si tratta di tutte missioni «fuori zona», in paesi più o meno lontani, considerati come fonti dei conflitti e del "terrorismo".

Quando si considera che l'Articolo I-41 vincola l'Unione, attraverso la NATO, alla politica di sicurezza e di difesa degli Stati Uniti, diventa chiaro che questa Costituzione sottoscrive la paranoia internazionale di Washington che militarizza «il terrorismo» come pretesto per l'intervento in tutte le direzioni. Gli autori di questo testo sembrano voler fare dell'Unione Europea "il buon poliziotto" a fianco del "poliziotto cattivo" americano nella crociata militare per una mondializzazione neoliberista.

Questa mondializzazione neoliberista è implicita nell'Articolo III-292, che promette un'azione tendente a «promuovere nel resto del mondo» i suoi valori, e fra l'altro «di incoraggiare l'integrazione di tutti i paesi nell'economia mondiale, attraverso anche la progressiva soppressione degli ostacoli al commercio internazionale.» In pratica, questo significa privare i paesi poveri delle misure di protezione per le giovani industrie e dei servizi pubblici senza i quali non è possibile alcuno sviluppo indipendente.

Da notare che nella Costituzione non esiste alcuna procedura per una dichiarazione di guerra. Quindi questa Europa segue la pratica degli Stati Uniti dove l'esecutivo non domanda più al Senato, come è stabilito nella loro Costituzione, di dichiarare la guerra, ma si permette di portare la guerra un po' dappertutto, sotto il pretesto dei "valori" o della "lotta al terrorismo". Comunque, al Congresso americano, si può sempre, se lo si desidera, condurre un vero dibattito sulla politica estera in qualsiasi momento. Secondo questa Costituzione (Articolo III- 304), il Parlamento europeo "procede due volte all'anno ad un dibattito sui progressi realizzati nella messa in opera della politica estera e della comune sicurezza, compresa la politica di sicurezza e di difesa comune." Questo è particolarmente ridicolo quando si sa che al Parlamento europeo non avviene mai un vero dibattito, ma piuttosto il dibattito consiste in una serie di interventi preparati in anticipo e accuratamente contingentati nel tempo, normalmente di due o tre minuti, a seconda dell'importanza di ciascun gruppo politico, e tenuti nella lingua nazionale dell'oratore a vantaggio del pubblico del proprio paese.

È perfettamente logico che questa Commissione, demolendo completamente le protezioni sociali, per favorire la «concorrenza libera e non falsata» e un «mercato altamente competitivo» (Articolo I-3 et alia), tenta di inquadrare l'Europa nella schiavitù di una politica di aumenti degli armamenti e degli interventi militari, per promuovere l'estensione al mondo intero dei "suoi valori e dei suoi interessi", sull'esempio degli Stati Uniti.

La grande differenza con gli Stati Uniti è che le politiche sociali retrograde e le politiche aggressive militari non sono iscritte nella Costituzione degli Stati Uniti come invece saranno iscritte in quella Europea.

Per giunta, contrariamente alle procedure più o meno chiare per emendare le altre Costituzioni, in questo caso la procedura di emendamento è particolarmente contorta (Articolo IV-443) : il Consiglio convoca una Convenzione che può adottare per consenso una raccomandazione per una Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri che può "assumere di comune accordo le modifiche da apportare al presente Trattato". Poi le modifiche dovranno essere "ratificate da tutti gli Stati membri". In breve, questa Costituzione non può essere emendata, se non dall'unanimità di tutti gli stati membri, vale a dire cosa impossibile.

Diana Johnstone

Fonte: http://www.michelcollon.info/
Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova


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