Libia. Bugie di guerra (aggiornamenti)

Tripoli, Abu Slim, 25 settembre
Un buco con alcune ossa animali diventa fossa comune con oltre 1.200 corpi (o forse 1.700). Il CNT alla fine deve ammettere: "Ossa troppo grandi per essere umane. Forse è qualcos'altro", ma molti media non se ne accorgono.

Marinella Correggia

Fonte: Il dialogo
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28 settembre


Avevano già funzionato benissimo a febbraio le false fosse comuni sul mare di Tripoli: un video e delle foto, il sito americano One day on Earth aveva spacciato per tali il rifacimento di un cimitero avvenuto nell’agosto scorso. Il mondo credette, e anche se in pochi giorni il trucco fu svelato, chi se n’è accorto? Nell’immaginario rimanevano a pesare le “fosse scavate in fretta dai miliziani di Gheddafi” per nascondere parte dei “diecimila morti e 50mila feriti fra i manifestanti”, cifre sparate da un twitter della saudita Al Arabiya il 22 febbraio, fonte un sedicente membro libico del Tribunale penale internazionale, il quale ultimo lo sconfessava il giorno dopo, ma sempre invano.

Come ha insegnato la propaganda nazista, dire menzogne enormi e ripeterle come un disco rotto paga; le smentite non saranno udite. Adesso, forse poiché non ancora tutti i membri belligeranti della Nato hanno deciso il rinnovo dell’adesione alla Operazione Unified Protector, quella sì già rinnovata dalla Nato per gli ultimi tre mesi di quest’anno, era forse utile un’altra notizia della serie “demonizza il nemico per giustificare la presenza umanitaria internazionle e legittimare ulteriormente il nuovo regime libico”. Ed ecco che domenica 25, tal Salem Fergani membro del Tnc di Abdel Jalil (dal lontano febbraio autonominatosi “unico rappresentante del popolo libico”, poi via via riconosciuto da vari paesi), tira fuori dal cappello di prestigiatore (in dotazione a tutti i membri del Cnt, pare) un altro orrore: una fossa comune di prigionieri uccisi.

La prima forse a riferire con gioia è al Jazeera che senza alcun dubbio titola nella versione inglese “Mass grave of Libyan prisoners found”. Il pezzo sul sito annuncia/denuncia: “Trovata una fossa comune con i resti di 1.700 prigionieri uccisi. La notizia è arrivata domenica mentre centinaia di combattenti del Cnt entrano a Sirte, che gli aerei Nato hanno bombardato due volte nella giornata”. Ovviamente Al Jazeera non si fa alcun problema per la città assediata, centrata dai Grad (quando li lanciavano i lealisti, la Nato li bombardava a tutto spiano perché sono un’arma indiscriminata e dunque “minaccia ai civili”), Sirte e le altre città bombardate e piene di civili. E sulla fossa prosegue: “Khalid Sharif, portavoce del consiglio militare del Cnt, dice: ‘abbiamo trovato il luogo dove tutti quei martiri sono sepolti’ aggiungendo che è ‘la prova degli atti criminali del regime di Gheddafi’”. Una prova necessaria.

E Salim Al Ferjani, membro del Comitato nominato dal Cnt per identificare i resti, precisa: “Hanno infierito con l’acido sui corpi, per eliminare le tracce”. Non è male evocare una crudeltà ulteriore. Poi il Cnt pensa bene di portare i giornalisti sul posto, ma ecco cosa vede la Cnn, non certo filo-Gheddafi: non le ossa di migliaia di persone ma alcune ossa di animali senza nessuno scavo. La prima versione dell’articolo della Cnn, visibile fino a lunedì mattina, riferiva la dichiarazione del Cnt ma poi aggiungeva: “Non è chiaro se il sito sia una fossa comune, perché non ci sono stati scavi. Hanno mostrato ossa ai media, ma dei medici lì presenti con lo staff della Cnn hanno sostenuto che non sono ossa umane”. Poi questa frase, nell’articolo di cui al link http://www.cnn.com/ toglie il riferimento ai medici ma lascia i dubbi e diventa: “Il Cnt sospetta si tratti di una fossa comune, benché non ci siano stati scavi e non siano stati trovati resti umani. Un team della Cnn è stato portato sul posto, un campo fangoso, con altri media, e ha trovato solo ossa apparentemente animali”.

Non finisce qui: la Cnn precisa che secondo i “rivoluzionari” di Abdel Jalil il sito è stato individuato il 20 agosto. Allora perché la notizia fa scalpore adesso?

Ma il più bello deve ancora venire. Dopo qualche ora la Cnn aggiorna lo stesso link e si può leggere questo: “Il Cnt ha spiegato ai reporter che alcune ossa trovate sono in effetti troppo grandi per essere umane. Per il Cnt, Jamal Ben Noor ammette penosamente che “il sito potrebbe essere qualcos’altro, stiamo investigando”.

Aspettiamo il prossimo colpo di scena.

Eppure ore dopo questa penosa smentita, Repubblica ancora manteneva sul suo sito (http://www.repubblica.it/) quanto tratto il giorno prima da Al Jazeera, come fonte sacra: “Una fossa comune con 1200 cadaveri è stata trovata nei pressi della prigione di Abu Salim. Lo riporta la tv qatariota (dal sito definita “panaraba”) Al Jazeera, confermando la notizia senza però fornire ulteriori dettagli”. (Il corsivo è nostro!). Poi Repubblica.it aggiunge di suo che fra i cadaveri ci sarebbero non solo i prigionieri del 1996 ma anche gli insorti di adesso.

Repubblica cartaceo dedica tutta la pagina 17 del 26 settembre, a firma Renato Caprile da Tripoli, alla triste scoperta: ”1.700 cadaveri” (come se ogni cadavere fosse già lì, in evidenza sotto l’occhio del reporter), “una delle più agghiaccianti fosse comuni mai scoperte”. Il giornalista è portato sul posto a vedere il “cimitero senza lapidi” che “attivisti del Cnt” (attivisti, una bella definizione, non come mercenari o miliziani) hanno portato “ieri” alla luce. “La prova di un massacro”: un’altra delle pistole fumanti così ecessarie a questa guerra. Ed ecco, scrive Caprile, “brandelli di stoffa intrisi di sangue e scoloriti dal tempo” (un armato del Cnt ha trovato “stringe al petto come una reliquia” proprio la tuta con il nome del suo vecchio amico Abdul Salem, il nome c’è ancora e così il foro del proiettile che l’ha ucciso 15 anni fa; l’ha trovata “come per miracolo”: già) : “la prova di un massacro”. Insieme a “teschi, femori, tibbie, costole ammucchiati qua e là alla rinfusa”.

Del resto, qualche settimana fa Repubblica.it parlava della denuncia delle amazzoni di Gheddafi (“Lui e tutti i suoi figli e i suoi funzionari ci stupravano”: un altro classico della guerra in Libia), senza controllare la fonte dalla quale proveniva, una fonte screditatissima dalla stessa Onu. E’ quella psicologa di Bengasi, la Sergewa, dai cui era partita tutta la campagna diffamatoria nei confronti dei “mercenari di Gheddafi stupratori di massa”, campagna rivelatasi falsa. Repubblica non ricordava che la psicologa era già stata sbugiardata dall’inviato dell’Onu e da Amnesty. La quale ultima pure non è certo filoGheddafi. Ad esempio Amnesty, che a gran voce e a lungo ha denunciato l’assedio a Misurata da parte dei lealisti – vedi il rapporto Misrata under Siege – da settimane tace sugli assedi alle città lealiste, che la Nato bombarda e il Cnt attacca dichiaratamente con Grad, missili che la Nato stessa chiama “armi indiscriminate”. Minaccia ai civili.

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