"E bravo Walter!"

Giulietto Chiesa
19 ottobre 2007
Fonte: Megachip - di prossima uscita su Galatea


E bravo Walter! Si conclude con successo il traghettamento al centro di una parte abbastanza consistente, non tutta, ma non poca, dell'elettorato di sinistra. Il grosso di quello che fu il Partito Comunista Italiano - quello caduto dal Muro di Berlino e, prima ancora, quello sconfitto militarmente dal rapimento e uccisione di Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta - finisce dentro un progetto di democrazia americana, di gestione della "necessità" thatcheriano-blairiana, di subalternità all'Impero e di partecipazione alle guerre del presente e del futuro.

Un'operazione brillante, cullata dalla grande borghesia "progressista" italiana per togliersi dai piedi l'ingombro di Berlusconi, ormai impresentabile nel quadro internazionale (come lo fu Boris Eltsin al termine della sua carriera) e per sostituirlo con un gestore più morbido - ma perfino più ligio ai desiderata padronali - dei conflitti sociali marginalizzati di una società che deve essere pacificata. E, nel caso non lo sia, di una società che dovrà credere a tutti i costi di essere stata pacificata.

Per questo servirà un sistema mediatico, ovviamente privatizzato (perchè la Trimurti del nuovo Partito Democratico è quella che Riccardo Petrella ha brillantemente descritto come TUC, Teologia Universale Capitalista, composta di privatizzazione, liberalizzazione, deregulation) ma compatto nel levare inni e nel distribuire circenses e notti bianche a gogo.

Il traghettamento è avvenuto con una duplice, plebiscitaria votazione: una specie di uno-due pugilistico realizzato in una sola settimana. Prima i cinque milioni di votanti che hanno detto sì al welfare di imprenditori, sindacati e governo. Poi i tre milioni abbondanti che hanno ridetto sì al Partito Democratico e a Walter in persona, tra i cori osannanti di tutti i maggiori quotidiani padronali e di tutti i telegionali governativi.

In tal modo facendo gridare commentatori di ogni collocazione (salvo alcuni rari rompiscatole, ma per questo fuori gioco) alla spettacolare maturità dei lavoratori e dei consumatori italiani.

Vogliamo forse negare il carattere "storico" di un tale sussulto democratico? Vogliamo forse negare che le due consultazioni hanno dimostrato una straordinaria "voglia di partecipazione"?

Noi non vogliamo.

Ma vorremmo andare a guardare meglio dentro questo entusiasmo generale, che era già nell'aria addirittura prima del voto. Tanto impregnava l'aria che dava l'idea di una micidiale manipolazione mediatica. E, del resto, se di democrazia americana si tratta, come evitare che essa sia manipolata mediaticamente?

Per quanto concerne l'entusiasmo per i due risultati verrebbe solo da rilevare, preliminarmente, che esso caratterizzava indifferentemente anche La Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa, il Sole-24 ore e così via scendendo per li rami. In tal modo mostrando il suo carattere pienamente interclassista. Tutti d'accordo, come doveva essere.

Volevano partecipare, i votanti. E infatti hanno partecipato. Il problema è di capire a che cosa hanno partecipato. E non è detto che lo sappiano, anche perchè non lo sa nessuno, nemmeno quelli che hanno organizzato la kermesse. Ma gli è stato insegnato che partecipare vuol dire andare a votare. Così hanno colto l'occasione, perchè sono ancora figli di un paese dove la democrazia aveva (ed ha, nonostante tutto) solide fondamenta.

Non hanno capito che, ogni voto loro, dato in buona fede e con ottime intenzioni, sarà usato per procedere verso la Trimurti della TUC. Non tutti, ma molti di quelli che hanno voluto, in tal modo, "partecipare" l'hanno fatto perchè pensavano e pensano che si trattasse di votare per una cosa ancora "di sinistra". Non hanno creduto che fosse l'abbandono definitivo della sinistra e il primo passo di una confluenza al centro, alla quale loro non andranno, mentre ci andranno quelli che raccoglieranno i frutti di questa "partecipazione".

I quarantamila candidati, quelli che andranno a riempire i posti nelle varie assemblee, locali e nazionale, sono i destinati all'ingresso nelle varie oligarchie, nei "posti" da cui si cominceranno le scalate della nuova classe dirigente del partito unico con due ali molto corte. Un balbettio di nomenklatura in fasce, salvo quella che non se n'è mai andata e non ha nessuna intenzione di andarsene e che, a causa della sua esperienza trentennale, provocherà non poche delusioni nelle coorti degli assalitori dal basso delle poltrone e poltroncine che immaginavano si sarebbero liberate.

Comunque bravo Walter! Operazione conclusa, per ora, con successo.

Rossana Rossanda, che ormai non ha più lacrime per piangere, e per questo rimane ostinatamente realista, ha detto l'unica cosa giusta che mi è parso di vedere in quei giorni: il risultato è la fotografia di una totale perdita di egemonia della sinistra su larghe masse di lavoratori, di giovani, di cittadini di ogni ceto.

L'egemonia è la loro, non è di sinistra, ed è forte. Walter ha raccolto lui la seminagione di democrazia plastificata predisposta da Silvio. Lo smantellamento dei partiti, la televisionizzazione della politica - cui anche la sinistra si è acconciata senza dare battaglia, affollando i salotti televisivi dei Vespa, dei Ballarò e di tutto il resto liquamico che promana dal piccolo schermo - non poteva che produrre a livello di massa la plastificazione del voto: democrazia octrojé dove si fanno primarie, come quelle americane, a liste chiuse, cioè dove voti per candidati decisi altrove, con logiche appunto televisive, senza programmi che non siano le rughe (o la cipria) sulle loro facce.

Dunque si è trattato davvero di un evento "storico", ma di quelli su cui i ceti popolari, quelli che sono stati depredati della democrazia, dell'informazione, del tenore di vita, della sicurezza del lavoro e dei diritti, avranno di che dolersi non poco e non tardi.

La forza dell'egemonia conquistata dall'ideologia padronal-globalizzatrice la si è vista anche in questo: che la gente è andata a votare contro i suoi interessi. Ovviamente senza saperlo. Ci soccorre Michael Moore, quando, in Bowling at Columbine , ci racconta che gli americani continuano a credere al sogno americano proprio perchè la carota che gli viene agitata sotto il naso è così vicina che credono di sentirne l'odore. Non la mangeranno mai, ma è sufficiente l'odore a farli sperare.

Così, di trionfo in trionfo, i padroni del vapore, festeggiando la vittoria del loro candidato, hanno finito per credere che l'antipolitica - apparsa come in un baleno nel Vaffanculo Day di Beppe Grillo di appena un mese fa - è già stata debellata. Schiantata sotto il peso di tonnellate di democrazia sintetica, made in USA.

Vero?

Francamente ne dubiterei e, se fossi in loro, ci andrei cauto. L'Italia resta quella in cui il 70% non crede più nei partiti e nella classe politica. L'Italia resta quella che assiste disgustata al suo stesso degrado, senza sapersene tirare fuori. L'Italia resta quella che compra in massa la Casta, per scoprirvi come è stata truffata. Molti di quelli che hanno "partecipato", con mille dubbi e anche con la smorfia di chi prova a fare l'ultimo tentativo, o con il magone di chi è sotto schiaffo e pensa, o spera, di dover prendere quello che gli danno nel timore di perdere anche quel poco che gli hanno concesso, lo hanno fatto perchè non avevano alcuna alternativa a sinistra, nessuna maniglia cui aggrapparsi.

Per questo, anche, il traghettamento al centro dell'ex popolo comunista, ha funzionato. Poi avverrà l'erosione, quando molti vedranno che il Partito Democratico non potrà essere altro rispetto a ciò per cui è stato costruito, e lo abbandoneranno, nel voto, o non andando a votare. E poi verrà il momento in cui il Partito Democratico dovrà mandare la polizia per imporre la costruzione della base militare americana a Vicenza, o per imporre la costruzione dell'alta velocità in Val di Susa. E quando privatizzerà l'acqua. E quando privatizzerà la Rai. E quando si accoderà agli Stati Uniti in guerra contro l'Iran.

Tutta roba bipartisan, s'intende, dove ci si può mettere d'accordo con la destra, senza problemi. Come quando si moltiplicano gl'incentivi alle imprese, affinchè investano, ben sapendo che li useranno per trasformarli in utili da dividere tra gli stakeolders . E il ministro delle finanze di Walter, come quello di Prodi, come quello di Berlusconi, dirà che l'obiettivo primario è la crescita del prodotto interno lordo. Anche quando sarà ormai evidente anche a un deficiente che non potremo, in quel modo, fermare il riscaldamento del clima, e che non avremo più energia per tutti, e che dovremmo cambiare vita e consumi, migliorando la prima e diminuendo i secondi.

Questo non sarà bipartisan e - per questo motivo - non saranno capaci di dirlo, tanto meno di farlo. Ma non ci sarà alternativa, finchè tutti quelli che hanno intuito che le cose non sono così plastificate come Walter ce le mostra, non avranno una maniglia cui aggrapparsi. Ma perchè la maniglia si formi occorre un progetto politico e sociale diverso da questa piccola, provinciale commedia che si recita, a soggetto, sull'orlo del precipizio.

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