Herzliya, genocidi a convegno

 

Maurizio Blondet

5 febbraio 2007
Fonte: www.effedieffe.com


  Ehud Olmert



Ehud Olmert durante un suo intervento alla conferenza di Herzliya

L'Istituto Interdisciplinare di Herzliya – spiega Reseau Voltaire (1) - è una università privata del Mossad. E' stato direttore del Mossad (1989-1996) Shabtai Shavit, che oggi dirige ad Herziya un «Istituto di contro-terrorismo»; ed è stato vicedirettore del Mossad Uzi Arad, oggi accademico dirigente dell'«Istituto di politica e strategia».

Come ogni anno dal 2000, il 24 gennaio scorso questa università sui generis ha tenuto il suo convegno «sulla sicurezza d'Israele». E' stata l'occasione di sapere quale è la linea sionista per i prossimi mesi ed anni. Herzliya è il luogo tradizionale dove vengono annunciate le decisioni strategiche: nel 2003 Sharon rivelò in quella sede, non alla Knesset, il suo piano di «unilateral disengagement» a Gaza, che si è tradotto nello strangolamento e nella messa alla fame della popolazione palestinese.

C'erano tutti i neocon giudeo-americani; politici USA e aspiranti candidati alla presidenza si sono prodotti in dichiarazioni bellicose, come McCain. Ma la linea è stata data da Ben Netanyahu, nel discorso inaugurale. «Siamo nel 1938», ha esordito, «E l'Iran è la Germania». Poi è passato a dare le disposizioni, che saranno obbedite dai politici euro-americani e dai liberi media occidentali. Occorre «diffondere attraverso i media l'idea che l'Iran, come il Reich, si prepara a sterminare gli ebrei». Bisogna arrivare a far giudicare Ahmadinejad da un tribunale internazionale per istigazione al genocidio. Bisogna «convincere gli Stati occidentali a imporre sanzioni unilaterali all'Iran per mettere a terra l'economia persiana, senza passare per il Consiglio di sicurezza ONU», dove Russia e Cina potrebbero ostacolare la manovra.

Quest'ordine è già in corso di esecuzione: un lettore mi dice che la Barclays Bank ha già diramato una circolare riservata ai suoi funzionari imponendo il blocco delle transazioni con l'Iran. Sicuramente altre banche hanno diramato le stesse disposizioni. L'ordine viene dal Tesoro americano, oggi in mano a un uomo Goldman Sachs.

Il sottosegretario di Stato Nicholas Burns ha ripetuto che «l'opzione militare resta aperta». Ed ha precisato che anche se Teheran sospende l'arricchimento dell'uranio Washington continuerà la sua pressione sull'Iran, perché vuole a Teheran un cambio di regime: a conferma che la questione del nucleare iraniano è un mero pretesto. Burns ha informato che gli USA stanno già facendo pressione sulla UE perché interrompa tutti e prestiti e le garanzie relativi al commercio con l'Iran. Il blocco economico è di fatto già in vigore.

Poi, è stata la volta dell'ebreo neocon Richard Perle, dell'American Enterprise Institute, l'uomo che ha guidato dal Pentagono l'aggressione all'Iraq. «Quando l'Iran avrà la bomba? Non potete attendere delle prove per prendere la decisione necessaria», ha detto. E la «decisione», per Perle, consiste in questo: «Attaccare con precisione per infliggere danni critici alle installazioni nucleari, con efficacia e rapidità. Si può fare coi bombardieri B-2 e i missili da crociera. Dovrà farlo Israele, se è chiaro che è soggetta a una minaccia esistenziale. Israele dovrà farlo e il presidente Bush si unirà allo sforzo», ha detto sicuro: lui lo sa.

Dore Gold, presidente del Jerusalem Center for Public Affairs, ha annunciato il piano di «riallineamento arabo». Gli Stati islamici creati dai britannici hanno fatto il loro tempo, bisogna rifare le carte geografiche (cancellarli: il piano Kivunim, il loro smembramento per linee religiose e settarie). Ormai, lo scontro non è più fra Israele e i Paesi arabi, ma fra sciiti e sunniti, questi ultimi appoggiati da Israele ed USA, a parte i sunniti iracheni.

L'arabista Bernard Lewis ha assicurato che per l'Iran, «la distruzione mutua assicurata (MAD) non è dissuasiva, ma un incitamento ad usare la bomba atomica».

Il presidente del Jerusalem Center for Public Affairs Dore Gold


Il presidente del Jerusalem Center for Public Affairs Dore Gold

James Woolsey, già direttore della CIA ed ora membro dell'American Enterprise, ha rincarato: «Non basta qualche attacco chirurgico; bisogna distruggere il potere del clero sciita». Ha detto che devono farlo USA ed Israele: «Avrei voluto che partecipasse anche l'Europa, ma il suo degrado mi spaventa. L'Europa si adatta alla svaria».

Ha parlato anche Josèmaria Aznar. L'ex premier iberico ha caldeggiato l'entrata di Israele nella NATO. Ma ciò richiede un «cambiamento di spirito» in Europa, che è «sommersa dalla demografia musulmana».

Tzipi Livni, la ministra degli Esteri (grande amica di Kippà Fini) ha annunciato che Israele, finalmente, si doterà di una costituzione. Questa costituzione definirà Israele come «Stato nazionale ebraico», ossia razziale. I non-ebrei non vi avranno cittadinanza.

Non a caso è stata poi data la parola allo scrittore americano Charles Murray, già noto per le sue tesi sull'inferiorità dei negri: «Perché gli ebrei hanno un quoziente intellettuale superiore agli altri?», s'è chiesto Murray: «La risposta più semplice sarebbe dire che sono il popolo eletto da Dio, ma ciò sottovaluterebbe le realizzazioni scientifiche e la storia degli ebrei». Murray ha «scientificamente» provato che gli ebrei hanno un quoziente intellettivo medio di 112, contro i 100 del resto dell'umanità (inferiore). Grandi applausi.

Alan Dershowitz, il docente di Diritto ad Harvard (che ha giustificato la legalizzazione della tortura) ha denunciato «la campagna antisemita dell'ex presidente Carter».

Nathan Sharansky, il razzista israeliano più potente, ha messo in guardia contro le accuse di atrocità che Hezbollah ha elevato contro l'esercito israeliano. Ed ha concluso: non basta difendere Israele, bisogna difendere l'esercito, ed anche il generale Halutz, che ha condotto (come sappiamo) l'aggressione in Libano e ha dovuto dimettersi.

Lo scrittore Charles Murray ad un convegno dell'Aspen Institute


Lo scrittore Charles Murray ad un convegno dell'Aspen Institute

Infine, Ehud Olmert. Ha denunciato l'appoggio dell'Iran ai «terroristi», palestinesi e libanesi. E s'è rallegrato che «Queste attività hanno suscitato, con vario grado d'intensità, un fronte d'opposizione che comprende i membri del Consiglio di Sicurezza, Stati arabi come l'Arabia Saudita, gli Stati del Golfo, l'Egitto e la Giordania, e Stati occidentali come la Germania e il Giappone». Insomma, quando la popolazione iraniana sarà incenerita, nessuno protesterà.

Maurizio Blondet


NOTE

1) Thierry Meyssan, «A Herzliya, Israel dévoile sa stratégie contre l'Iran», Réseau Voltaire, 2 febbraio 2007. [indietro]

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