Le belle pretese di chi si ritiene padrone del mondo

Restiamo all'Italia, ma il discorso vale pure per Bush, Blair, Merkel e così via: comincino gli ineffabili Rutelli, Fassino, D'Alema, Prodi e anche per la sua parte Bertinotti a meditare su che cosa abbia significato quella che giustamente il presidente russo Putin ha definito una catastrofe planetaria: la caduta dell'Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti europei. Venuta meno questa speranza internazionalistica di emancipazione dei popoli oppressi, si va avverando la previsione di Stalin, secondo cui l'eventuale fine dell'Unione Sovietica avrebbe scatenato nel mondo un'immane ondata di reazione e restaurazione. Sia per i lavoratori dei paesi "avanzati", sia per i popoli oppressi.

E infatti, nel rapporto con questi ultimi, l'Occidente capitalistico ed imperialistico (dagli USA ad Israele passando per l'Europa e non scordando il Giappone) considera superati i principi anticoloniali e di autodeterminazione dei popoli oppressi. Un nuovo colonialismo si va affermando. Una volta, la conquista veniva giustificata con la diffusione della fede cristiana; nell'800 con la trasmissione della civiltà; oggi con l'esportazione della democrazia. E qui viene il bello: non solo si vuole imporre un certo modello astratto, ma anche come dovrebbe funzionare. Si voti, ma lo si faccia come vuole l'Occidente.

Un'incredibile lettera di Rutelli a "La Repubblica" di oggi 31 gennaio detta le condizioni per i rapporti con Hamas, forza trionfatrice nelle elezioni palestinesi. Non si vuole capire che il principio di indipendenza è ormai profondamente radicato nei popoli usciti o in via d'uscita dal colonialismo. Lo attestano le vicende di Cuba, del Venezuela, della Bolivia; lo attesta la politica della Corea popolare e quella dell'Iran; lo testimonia eroicamente la Resistenza irakena. Ora si è aggiunta la Palestina, che vuole superare l'impresa coloniale nella terra del Giordano. Ed è inevitabile che, venuta per ora meno l'istanza liberatrice del socialismo mondiale, i popoli prendano rifugio nelle loro identità storiche.

Perfettamente inutile contrapporre ora modelli astratti di società: l'esigenza primordiale di quei popoli è l'indipendenza dall'occupazione straniera e dallo sfruttamento alieno delle risorse. Primaria si fa la lotta contro l'imperialismo e la sua pretesa di sovrapporre il suo modello di "democrazia". Va sempre ricordato l'insegnamento di Lenin e di Stalin: "L'emiro dell'Afghanistan è reazionario, ma va appoggiato perché lotta contro l'imperialismo". Nel caso di Hamas questo insegnamento va raccolto completamente, pur se, nel complessivo arretramento della situazione mondiale dovuto appunto alla caduta dei paesi socialisti, esiteremmo a considerare Hamas come forza reazionaria. In ogni caso tutto quanto sta avvenendo dimostra semplicemente che, da parte dell'imperialismo, si raccolgono i frutti che si sono seminati.

Aldo Bernardini

31 gennaio 2006


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