Il gioco di parole di Prodi

Dice Romano Prodi che, se l'Unione vincerà le elezioni, il contingente italiano in Iraq "verrà ritirato in quanto truppa di occupazione", ma resterà per contribuire alla ricostruzione del paese. Nessuno nega l'importanza del riconoscimento che si tratti di una truppa di occupazione, come dimostrano le strida di Berlusconi e soci, ma nella dichiarazione di Prodi si cela una grande e pericolosa confusione. Anche restare per la ricostruzione dell'Iraq è una forma di occupazione, se la presenza non è consentita dall'autorità legittima. Non c'è dubbio che Prodi e l'Unione nella sua maggioranza pensino che tale autorità legittima è l'attuale governo fantoccio irakeno, il quale invece è espressione dell'occupazione anglo-americana e tale resterà anche dopo l'avanzamento del c.d. processo politico in corso (Costituzione, nuove elezioni, ecc.). La legittimità in Iraq è rappresentata dalle forze della Resistenza, soprattutto quelle che l'hanno organizzata prima dell'invasione, e nessuna pronuncia delle Nazioni Unite può alterare questa situazione. Perché anzi, se si ritenesse che sono le Nazioni Unite a conferire legittimità internazionale, già vi sarebbero le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che dichiarano cessata l'occupazione, legittimo il governo (fantoccio), benvenuta la presenza di forze straniere per aiutare tale "governo". E' la tesi di Berlusconi e soci, riaffermata dal "Corriere della Sera" del 2 agosto 2005. E' solo comprendendo che tali posizioni delle N.U. sono assolutamente contrarie al diritto internazionale e tali resteranno finché durerà la Resistenza, che può parlarsi di occupazione. E' una contraddizione che Prodi e l'Unione devono sciogliere, anche se non sembrano ben disposti a ciò fare.

Aldo Bernardini

3 agosto 2005


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