La parata militare a Mosca

Si è svolta stamattina la parata militare sulla Piazza Rossa a Mosca per celebrare il 60° anniversario della grande guerra patriottica, con la partecipazione di 7000 soldati e 2500 veterani che sfilavano con i simboli dell'Unione Sovietica e dell'Armata Rossa. Nel breve discorso pronunciato dal presidente Putin è stato ricordato il sacrificio di circa 27 milioni di cittadini sovietici, caduti per liberare non solo il suolo patrio occupato dai nazisti, ma anche buona parte dei paesi europei. Putin ha riconosciuto il contributo dei soldati inglesi e americani e degli antifascisti tedeschi e italiani ed annoverando il terrorismo come nemico principale dei popoli, così come allora il nazismo, ha scongiurato il pericolo di una nuova guerra, calda o fredda che sia, citando le buone relazioni esistenti oggi tra Russia e Germania.

Nei giorni e nelle ore precedenti la parata di Mosca, in altre città della Russia, celebrando il 60° sono stati inaugurati monumenti ai colloqui di Yalta, come a Volgograd (già Stalingrado), busti e vie dedicate alla figura di Stalin, comadante in capo dell'Unione Sovietica e dell'Armata Rossa, come in molte città della Siberia. Il treno dei veterani è arrivato tra l'entusiasmo della folla nella stazione Beloruskij di Mosca trainato da una locomotiva d'epoca, imbandita con fiori, bandiera dell'Urss e ritratto di Stalin, come nel viaggio di ritorno dal fronte, dopo la vittoria.

Il sindaco di Mosca, Luzkhov ha ammonito che "l'unità e la solidarietà del popolo sovietico devono servire da monito a chi volesse mettere di nuovo alla prova la nostra capacità di resistenza" ed un veterano prendendo la parola ha giustamente riconosciuto che "oggi gli imperialisti americani mettono i popoli dell'Urss gli uni contro gli altri, il prossimo bersaglio è la Bielorussia e in seguito toccherà alla Russia".

In altre repubbliche della ex Urss è stato pure ricordato l'avvenimento, così come a Praga. A sua volta, il presidente cinese Hu Jintao, partecipando alle celebrazioni di Mosca, ha ricevuto una delegazione di veterani sovietici ricordando l'importanza del ruolo dell'Armata Rossa, nelle cui file hanno anche combattuto diversi cinesi, fra cui il figlio del presidente Mao, per la liberazione dal nazi-fascismo e dall'imperialismo giapponese.

Prima d'arrivare a Mosca il presidente americano Bush, visitando un paese baltico e l'Olanda ha dichiarato che gli Stati Uniti si autocriticano per la posizione sostenuta a Yalta, perché ciò ha permesso "la dominazione sovietica dell'Europa dell'est". Come a dire Yalta non va bene perché gli americani non sono diventati i padroni assoluti dell'Europa.

Facendo del revisionismo storico e denunciando il ruolo dell'Unione Sovietica Bush si prepara alla nuova politica verso il continente euro-asiatico, fondata sulla disgregazione della Russia. Si potrebbe domandare a Bush, come avrebbero fatto gli americani da soli, senza il grande peso dell'Armata Rossa impegnata ad inseguire e distruggere l'esercito nazista fino a Berlino, a vincere i tedeschi nell'Europa occidentale dopo lo sbarco in Normandia? In verità gli americani sono sbarcati in Normandia proprio in seguito alla vittoria di Stalingrado nel gennaio del '43 ed alla successiva avanzata dell'Armata Rossa.

Nella Piazza Rossa la parata del 60° - un equilibrato tentativo di Putin di tenere in piedi la Russia, minaciata sia dalle difficoltà sociali e dalle contraddizioni interne in cui si dibatte, sia dagli attacchi americani, con la complicità dei vari leader dei paesi Baltici, della Polonia, dell'Ucraina, della Georgia e dell'Azeirbaijan - sembra una rievocazione teatrale tra ciò che non c'è più - perché così hanno voluto le classi dirigenti dell'ultima fase dell'Urss e del Pcus, e non il popolo sovietico che col 70% dei consensi nel referendum della primavera del 1991 era per il mantenimento dell'Urss - e quello che la nuova classe dirigente impersonificata da Putin cerca di ricordare, perché rimasto nella memoria del popolo, per farlo diventare parte del suo patrimonio e della sua continuità, senza il quale rischierebbe di portare la nazione russa verso l'autodistruzione.

Ci sembra che difendere solo la memoria oggi non basti perché, come da oltre un decennio andiamo sostenendo, o si ricostituisce un'entità statuale, sulla base di un programma sociale e nazionale insieme, guidato dal proletariato, che corrisponda anche in parte alla vecchia Unione Sovietica, oppure anche la stessa Russia, indipendentemente dalla volontà di Putin e degli elementi patriottici dell'esercito e dello Stato, rischia la disgregazione. perché essa non è in grado - come maglia più debole dei rapporti di produzione capitalistici mondiali e con la specifica drammatica contraddizizone che le deriva dal retaggio tra l'approccio ad un nuovo modo di produzione (in seguito alla rivoluzione bolscevica) e la selvaggia privatizzazione imposta da Eltzin - di contrastare l'egemonismo americano.

Quello che nel xx secolo hanno detto Lenin e Stalin sul fatto che la borghesia ha abbandonato le bandiere dell'indipendenza nazionale e spetta ai comunisti raccoglierle per integrare la lotta nazionale nell'ambito dell'emancipazione internazionale dei lavoratori è quanto mai d'attualità non soltanto in Russia, bensì in tutto il mondo, ma in questo momento soprattutto in Russia.

9 maggio 2005

G. A.


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