L’eroe pacifista israeliano di nuovo in prigione solo per avere parlato con i giornalisti

Rannie Amiri
Titolo originale: "Back Behind Bars. The Unbreakable Mordechai Vanunu"
Fonte: Counterpunch
8 luglio 2007
Traduzione italiana da www.comedonchisciotte.org (Alce Nero).


"Ho detto allo Shabak, al Mossad, 'non riuscirete a distruggermi, non riuscirete a farmi diventare pazzo.'"

Mordechai Vanunu, ex tecnico nucleare israeliano, al momento del suo rilascio dalla prigione Shikma di Ashkelon il 21 Aprile 2004, dove è stato rinchiuso per 18 anni.

Sono state parole di coraggio e di sfida, pronunciate da un uomo che incarna entrambe queste virtù. Mordechai Vanunu ha passato 18 anni in prigione,11 dei quali in isolamento solitario, per aver rivelato al mondo le capacità nucleari di Israele che erano ancora ignote. Egli è emerso da Shikma con le braccia tese verso l'alto, mostrando ripetutamente il segno della vittoria. O era quello della pace? E rifiutandosi di rispondere a domande postegli in ebraico dai giornalisti in attesa. "Sono orgoglioso e felice di aver fatto ciò che ho fatto", affermò senza alcun imbarazzo.

E ciò che egli ha fatto dopo lo riporterà ora dietro le sbarre.

Un tribunale israeliano ha appena condannato Vanunu a sei mesi di prigione per aver violato i termini della sua libertà condizionata, che gli proibivano qualunque contatto con stranieri e qualunque visita alla Cisgiordania. Come per ogni altra cosa egli non ha avuto paura di fare entrambe.

Ciò rende necessario raccontare un'altra volta la significativa storia di quest'uomo in modo da non dimenticare cosa può raggiungere una persona di coscienza.

Mordechai Vanunu è stato il primo a esporre il piccolo sporco segreto di Israele: che esso era una grande potenza nucleare. Egli ha lavorato come tecnico all'impianto nucleare di Dimona nel deserto del Negev dal 1976 al 1985. Poi, in una intervista del 1986 con il Sunday Times di Londra, egli ha mostrato fotografie che non solo provavano che Israele aveva la capacità di produrre armi nucleari, ma che ne era realmente in possesso.

Appena prima della pubblicazione della sua intervista, il cinque ottobre, gli eventi si svolsero come se provenissero direttamente dalle pagine di un thriller di Robert Ludlum. Il 30 settembre Vanunu fu attirato da un agente donna del Mossad da Londra a Roma, dove venne catturato e rapidamente portato in Israele. A porte chiuse subì un processo per tradimento, fu rapidamente imprigionato e condannato a 18 anni di reclusione. Se il governo israeliano ha sperato che egli sarebbe quietamente e colpevolmente scomparso si è tristemente sbagliato.

Vanunu ha rinnovato con forza la sua richiesta perché Israele dichiari il suo arsenale nucleare (che pare sia il quinto più grande al mondo) e apra il reattore di Dimona a ispezioni internazionali. Israele rimane ancora il solo paese in Medioriente a non avere sottoscritto il trattato di non proliferazione nucleare e ha allo stesso modo impedito l'ingresso al personale della agenzia internazionale per l'energia atomica (IAEA).

I politici israeliani, da destra, da sinistra e dal centro, hanno unanimemente gettato disprezzo contro Vanunu dopo il suo rilascio, chiamandolo "traditore”. Le condizioni della sua libertà condizionata includevano la proibizione di andare all'estero per un anno e di possedere un passaporto, limitazioni nei suoi movimenti all'interno del paese, nel parlare con cittadini non israeliani e discutere qualunque cosa sia collegata al suo ex lavoro a Dimona. Queste restrizioni sono state condannate da Amnesty International che ha chiesto che venissero ritirate, citando l'articolo 12 del "patto internazionale sui diritti civili e politici" che permettono a un cittadino di muoversi liberamente o lasciare il suo paese.

Sebbene il termine "informatore" ["whistleblower" n.d.t.] sia spesso usato per descrivere Vanunu, questa è una descrizione piuttosto debole e modesta. Egli è stato una sirena che ha avvertito il mondo che le armi nucleari si erano aperte la strada in Medioriente, mandando in frantumi la politica ufficiale di Israele di ambiguità nucleare.

Nato in Marocco, Vanunu si è convertito al cristianesimo prima di essere imprigionato. Egli sentiva che sia le sue idee politiche (è un convinto sostenitore dei diritti dei palestinesi) che quelle religiose hanno portato al duro trattamento che egli ha ricevuto mentre era in carcere, trattamento che egli ha descritto come "crudele e barbarico".

Nonostante sia stato interrogato dalle agenzie di intelligence più spietate del mondo e sia stato imprigionato in condizioni impietose, Vanunu ha resistito, dicendo:

"Io sono un simbolo del desiderio di libertà, del fatto che non si può spezzare lo spirito dell'uomo."

Egli è nientemeno che un autentico eroe del nostro tempo in attesa di ricevere il premio Nobel per la pace.

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Vanunu al momento del suo arresto rivela, con un messaggio scritto sulla mano, di essere stato rapito a Roma.