Intervista a Webster Tarpley

Intervista realizzata da Massimo Mazzucco per Luogo Comune
Fonte: www.luogocomune.net
novembre 2007


LC - Siamo al telefono con Webster Tarpley, uno degli esponenti di punta del “Movimento per la Verità sull’11 settembre” nel mondo, e autore del libro “La fabbrica del terrore”, disponibile in Italia presso Macroedizioni. Signor Tarpley, perché la gente dovrebbe comprare il suo libro?

W.T. - Io direi perché è probabilmente l’analisi più radicale e più particolareggiata degli aspetti politici dei fatti dell’11 settembre. Altri autori hanno preferito interessarsi agli aspetti tecnici. Gli aspetti tecnici li tratto anch’io, [ma] fino al punto necessario per tirare le somme sul piano politico. Per me la conclusione è che l’11 settembre è un’immensa provocazione bellica ad opera dei servizi segreti americani, cioè ad opera della CIA, del Pentagono e delle altre agenzie dell’intelligence community. Lo scopo è di scatenare questa guerra eterna, senza fine, la guerra o lo scontro delle civiltà, che è una altra maniera di dire che gli americani e gli inglesi devono orchestrare il conflitto con il mondo arabo, il mondo islamico, per poi arrivare dopo ai conflitti con la Cina e con la Russia, che si vedono già all’orizzonte. Quindi è un’immensa provocazione, appartiene a quel tipo di terrorismo che si può chiamare terrorismo geopolitico, o terrorismo che mira a riorganizzare tutte le vicende del mondo, tutto il sistema politico mondiale adesso si basa su questa presunta guerra al terrorismo, che naturalmente è una grande bugia.

LC - Tutto questo è nato dall’undici settembre. Secondo lei si può ripetere un fatto del genere, o no?

W.T. - Infatti, questo è proprio il pericolo maggiore in questi giorni. Il terrorismo utilizzato in questo senso, per dare una forma organizzativa ad un’intera società, è come l’eroina, richiede sempre più applicazioni, più dosi e quantità sempre più elevate. Adesso il centro del pericolo è senza dubbio la cricca che sta dietro a Cheney, io dirò Cheney ma voglio dire i controllori di Cheney, i personaggi del suo ufficio vicepresidenzale ed altri, e loro naturalmente sono ossessionati da una psicosi bellica, vorrebbero aggredire l’Iran a tutti costi con armi nucleari, perché un attacco convenzionale per loro è impossibile data la debolezza dell’esercito americano e dei Marines, e quindi stanno cercando pretesti.

Da circa due anni sappiamo dell’esistenza di una cosa che si chiama “la dottrina di Cheney”, che prevede un nuovo 11 settembre, un 11 settembre-bis con armi di distruzione di massa, che servirà come pretesto per scatenare l’ambito attacco contro l’Iran, e magari anche per imporre qualche forma di legge marziale o dittatura parziale o totale negli Stati Uniti. Cheney verso metà aprile di quest’anno ha detto che il suo incubo è di vedere i terroristi armati non più di biglietti d’aereo e piccoli coltelli, ma armati con congegni nucleari all’interno di una città statunitense.

Questa è la dottrina, [lo] sappiamo dall’ex-consigliere del presidente Carter, Zbigniew Brzezinski, il quale ha parlato davanti alla Commissione degli Affari Esteri del Senato, il primo febbraio di quest’anno, ha detto: “C’è uno scenario in atto per arrivare alla guerra con l’Iran, e una parte integrante di questo scenario è un atto terroristico all’interno degli Stati Uniti, che sarà attribuito all’Iran, e che fornirà il pretesto per l’attacco”. E quindi secondo me tutta la politica di Washington ruota adesso intorno a queste questioni.

LC - Secondo lei la Russia permetterebe una cosa del genere?

W.T. - Io direi... è una domanda interessante da porsi: se Cheney vuole tutto questo, come mai non è già riuscito a scatenare sia il terrorismo fasullo di falsa bandiera che l’attacco all’Iran? E secondo me i fattori che hanno frenato la smania bellica di Cheney sono essenzialmente tre: prima di tutto Putin e la forza militare russa, che è un grosso punto di domanda. Verso metà ottobre Putin ha praticamente lanciato una messa in guardia mentre visitava Teheran, e ha detto agli Stati Uniti “qualsiasi attacco all’Iran è assolutamente inaccettabile”. Aveva già fatto qualcosa di simile nella primavera di quest’anno, e quindi questo dà da pensare anche al neocons più pazzo - e ce ne abbiamo. La questione di un possibile intervento della Russia naturalmente incute paura e li spinge a meditare di più sulla faccenda.

Un altro fattore sicuramente è la resistenza all’interno delle forze armate americane, all’interno del dipartimento di stato, e all’interro di altre istituzioni. È molto interessante che il bombardiere B-52 con 6 missili Cruise, da crociera atomici a bordo, è stato spostato dal Dakota del nord fino alla Louisiana, era il 29-30 agosto. Secondo tutti i resoconti disponibili il progresso [movimento] di quel bombardiere “canaglia” B-52 verso l’Iran, per un possibile attacco nucleare all’Iran, è stato fermato, bloccato da personale della forza aerea, della US Air Force, che vuol dire che qualcuno ha detto “No! Gli ordini illegali dalla cricca di Cheney io non li accetto”. Quindi abbiamo un esempio molto concreto di soldati e ufficiali, io direi coraggiosi patrioti, che hanno detto di no a questa cricca.

LC - A proposito della base, del trasporto delle sei bombe atomiche, abbiamo anche scoperto che sono morti in circostanze strane almeno sei o sette militari che lavoravano in quella base. Lei ne sa qualcosa?

W.T. - Si, è proprio così. Questo è uno scandalo immenso. Stiamo parlando di armi nucleari che sono state spostate in violazione di accordi internazionali vigenti con la Russia, e anche in violazione del regolamento interno della US Air Force. Perchè naturalmente le forze armate, siccome sanno qualcosa della guerra - a differenza dei neocons, che non hanno mai fatto i volontari per le guerre - i veri ufficiali sanno che l’attacco all’ Iran è una cosa perdente, che gli Stati Uniti fatalmente perderanno quella guerra, alla grande, e quindi è molto più consigliabile non andare in questa guerra. E poi abbiamo un certo movimento, il “Movimento per la verità sull’11 settembre”, elementi più avanzati del movimento per la pace, il movimento No-global, movimenti paralleli... che fanno qualcosa per accelerare la consapevolezza di questi pericoli da parte del grande pubblico.

LC - Lei parla sempre di Dick Cheney – chiaramente Bush, lo abbiamo capito, è un burattino preso in ostaggio, questo è chiaro – ma facciamo risalire tutto sempre e soltanto a questa persona...

W.T. - Sì, anche se io non vedo in Cheney proprio il braccio operativo di tutto questo. Lui è il tipo di figura [la figura tipica] di questa frazione, ma noi dobbiamo andare a vedere le reti del governo invisibile, del governo ombra, della rete canaglia, che stanno lì da decenni. Insomma, è un fenomeno che abbiamo visto in tante altre occasioni. Le reti che hanno prodotto l’11 settembre sono esattamente le stesse che hanno creato, ad esempio, l’assassinio di Kennedy, la Baia dei Porci, la Guerra del Vietnam, il Watergate, i traffici di armi e di stupefacenti noti come lo scandalo “Iran–Contras”, e potrei anche proseguire, ma [è] più o meno l’esistenza di un governo ombra agli ordini di Wall Street, e in certa misura agli ordini della città di Londra, dei grandi banchieri.

LC - Una analisi sicuramente convincente. Preoccupante, in un certo senso, ma che merita comunque di essere presa in considerazione. Abbiamo parlato con Webster Tarpley, autore de “La Fabbrica del Terrore”, disponibile in Italia presso Macroedizioni. Molte grazie, tanti auguri e buon proseguimento.

W.T. - Grazie mille.

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