Mattatoio Somalia, Vergogna del Mondo

di Mazzetta

3 Dicembre 2007
Fonte: altrenotizie.org
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Una settimana fa, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un reportage di Giampaolo Visetti, intitolato "Mattatoio Mogadiscio". Nell'articolo si faceva crudamente il punto sulla situazione nella capitale somala, nel momento in cui la rabbia della dittatura etiope per il fallimento dell'ennesima guerra agli "islamici" si è tradotta in una carneficina con tutti i crismi del genocidio. Mentre l'Etiopia ha dichiarato di non potersi ritirare come vorrebbe, l'ONU dice che non si può intervenire a mantenere la pace finché non c'è pace. Troppo pericoloso mandare gente ora. Con il cerino in mano sono rimasti circa millecinquecento ugandesi, mandati dal padre-padrone Museweni, splendido esemplare di "cristiano rinato" che con Bush condivide molto di più della fede. Gli ugandesi sono gli unici militari inviati in Somalia come parte di un contingente di ottomila uomini forniti da paesi africani per il peacekeeping, che era un pio desiderio di Bush e del nuovo segretario dell'ONU, il troppo servizievole Ban Ki-Moon. L'invasione etiope è stata legittimata a posteriori dall'ONU, nonostante la contrarietà dell'Unione Africana; ma si tratta di una legittimazione formale, poiché all'occupazione della Somalia hanno finito per collaborare solo Uganda, Stati Uniti e Francia.

Gli etiopi hanno invaso la Somalia perché, secondo il dittatore etiope Zenawi "la Somalia preparava l'invasione dell'Etiopia". L'Etiopia ha il più forte esercito d'Africa ed è supportata dagli Stati Uniti, la Somalia aveva appena ritrovato la calma ed una parvenza di governo civile dopo quindici anarchici anni di "signori della guerra", fallimentari missioni internazionali e varie ingerenze. Infatti l'invasione etiope si risolse in una caccia al somalo. Gli etiopi hanno invaso la Somalia, secondo il senso comune e secondo quello che si scrive in tutto il mondo, su richiesta del governo degli Stati Uniti, che dopo cinque minuti dall'inizio del conflitto stava infatti allegramente collaborando a suon di coraggiosi bombardamenti aerei.

Dopo nemmeno un anno di occupazione è successo che il governo-fantoccio sostenuto dall'Etiopia e dalla comunità internazionale si è sfasciato. Il primo ministro si è dimesso e il presidente cerca di fare quello che può e che sa, cioè il signore della guerra. Negli ultimi tempi la situazione è precipitata, ma era inevitabile. Fin da subito i "portatori di democrazia" si distinsero per i modi sanguinari, fin da subito si assistette solo a saccheggi e prepotenze. Ora che gli operatori umanitari sono imprigionati o taglieggiati, ora che i media non possono riportare alcuna notizia politica o bellica, ora che molti giornalisti sono stati ammazzati e gran parte dei somali vive da profugo, il reportage di Visetti ci dice che "dall'Etiopia sono arrivati altri 20 mila uomini e 52 carri armati con un ordine semplice: fare una strage". Poi ci descrive uno "scambio" di prigionieri contro la salma di un soldato etiope: "Nel quartier generale dell'esercito governativo è entrata la salma dell'occupante, avvolta in un lenzuolo bianco. Dal carcere sono usciti venti sacchetti di nylon blu, riempiti con i pezzi degli ostaggi, irriconoscibili, mescolati alla rinfusa". La soldataglia governativa è "alla fame, come la gente, aggrediscono e rapinano chi non confessa di sostenere la jihad. Chi ammette è giustiziato sul posto, quindi mutilato. Chi resiste viene decapitato. Membra umane sono state appese in una macelleria, come lezione collettiva. Centinaia le donne stuprate davanti ai parenti."

Queste descrizioni sono indubbiamente il segnale che qualcosa di tragico e di profondamente ingiusto si sta consumando in Somalia. Qualcosa di tanto grave da poter essere definito senza dubbio un crimine contro l'umanità, per non parlare della violazione di tutte le convenzioni di guerra e sulle responsabilità degli eserciti occupanti verso i civili. Nonostante il reportage abbia preso ben tre pagine del più diffuso quotidiano italiano, la notizia non ha provocato un solo commento nell'intero arco parlamentare. Ugualmente nei mesi scorsi erano scivolati nel nulla gli appelli delle organizzazioni umanitarie. La "politica estera" dell'ultima settimana è stata impegnata dalla pagliacciata di Annapolis e dalla modesta querelle sulla visita del Dalai Lama. Si è saputo che Fassino si occuperà della Birmania, non si è saputo come l'abbiano presa i poveri birmani.

Le responsabilità morali del nostro paese verso la Somalia, dopo la colonizzazione e dopo l'indecorosa partecipazione a "Restore Hope", sono sicuramente superiori a quelle di altri paesi europei; ma anche se non fosse, dove sono tutti quei politici, tutto i galantuomini e le buone signore che si spendono per i diritti umani ed i popoli sofferenti? Cosa c'è che impedisce di spendere una parola, una voce, una lettera, per cercare di arrestare un bagno di sangue di queste dimensioni? Può essere solo la deferenza verso Washington e verso il governo Bush? Parteggiano tutti per il dittatore Etiope che ha ordinato massacri simili anche nella regione etiope dell'Ogaden? Non pare possibile. Eppure, se si vuol sapere l'opinione del rappresentante delle Corti Islamiche, occorre leggere la sua intervista su Der Spiegel e per leggere di proteste occorre prestare orecchio a singoli deputati sparsi tra i vari paesi europei. Se si vuole sentire il grido di dolore della diaspora somala occorre porgere orecchie al Canada.

La diaspora somala ormai non ci prova nemmeno più ad interagire con le istituzioni italiane, ci sarà un perché. Forse tutta Italia tace perché si vergogna, ma questa sembra ipotesi molto residuale. Mentre in Somalia la "guerra al terrore" si trasforma in una macelleria da incubo, superando di slancio le tragedie di Afghanistan ed Iraq, l'Italia fischietta indifferente e si distrae tra le evoluzioni di Berlusconi e Veltroni, il delitto di provincia e l'eterno pallone; ma di vergogna non se ne vede traccia pubblica da anni.

Nota di Aginform:

Sulla vicenda dell'aggressione alla Somalia brillano per inconsistenza e/o complicità in particolare le iniziative del vicemenistro degli esteri del governo italiano con delega per l'Africa sub-sahariana, la signora Patrizia Sentinelli di Rifondazione Comunista.

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