Italia a stelle e strisce
le basi americane in italia

Marco Sacchi

16 settembre 2012


"…tutte le basi militari degli Stati Uniti
sono altrettanti cappi al collo dell'imperialismo USA.
Sono gli stessi americani, e nessun altro,
ad aver fatto questi cappi
e sono loro che se li sono messi al collo
porgendo l'estremità della corda al popolo cinese,
ai popoli arabi e a tutti i popoli del mondo
amanti della pace e in lotta contro l'aggressore.
Più gli aggressori americani rimarranno in questi luoghi
e più questi cappi si stringeranno attorno al loro collo".
                 Mao Tse-Tung


Sulle basi americane in Italia, il loro allargamento e la loro attività bellica, segnaliamo gli articoli di grande utilità di Antonio Mazzeo.
Una lista di titoli e collegamento ai testi dal sito
Peacelink


L'allargamento della caserma Ederle a Vicenza e l'annessione dell'aeroporto civile Dal Molin, porterà Vicenza ad essere la più grande base americana in Europa (in Italia sono circa 120, senza contare le società di comodo dietro cui si coprono i servizi yankee). Nell'estate tutta una serie di azioni militanti contro mezzi e sovrastrutture delle basi americane del vicentino, misero in allarme la reazione filoimperialista. Ma poi il movimento ha dimostrato il suo "pacifismo" e la calma è ritornata piatta con la mercificazione dell'allargamento del Dal Molin: una tangenziale in più, questa volta pagata dal ministero delle finanze USA anziché dalle tasche degli italiani. I media misero in sordina tutta una serie di notizie che accaddero in quel periodo: il gravissimo incidente sul greto del Piave (un Apache perduto oltre una decina di feriti), l'arresto di due militari americani che preparavano un ordigno vicino ad Aviano.

L'importanza dell'ulteriore rafforzamento di una base militare americana nel nostro paese, sta nel fatto che le basi militari che l'imperialismo USA ha sparso in tutto il mondo (si calcola che sono oltre 800), sono un fattore importante per il loro sistema di sfruttamento, di rapina, di controllo delle ricchezze naturali, dei flussi di forza lavoro, delle droghe e dei mezzi finanziari.

La catena che ha fatto dell'Italia, grazie anche alla presenza delle basi militari presenti nel nostro territorio, un paese a sovranità limitata, è stata costruita dopo la seconda guerra mondiale, col consenso delle forze politiche italiane al governo (in particolare la Democrazia Cristiana). L'anno chiave è il 1947, con il viaggio dell'allora Presidente del Consiglio democristiano Alcide De Gasperi a Washington.

Le basi americane in Italia avevano (e hanno tuttora) una duplice funzione:

1) Essere uno strumento contro i paesi socialisti e le lotte dei popoli contro l'oppressione imperialista per quanto riguarda gli interventi esterni;

2) In funzione anticomunista, per mantenere l'Italia dentro l'orbita USA e garantire la restaurazione del potere della borghesia in Italia, compromesso dal grande sviluppo della resistenza operaia e delle masse popolari al nazifascismo tra il 1943 e il 1945.

Quando il potere della borghesia nel periodo fra la fine degli anni '60 e gli anni '70 fu scosso, dalle basi americane in Italia partì contro le lotte dei lavoratori, degli studenti e del resto delle masse popolari, una guerra a bassa intensità (che si chiamò strategia della tensione), già sperimentata in Grecia con il Golpe dei colonnelli del 1967. In questa guerra non dichiarata contro i lavoratori e le masse popolari hanno avuto un ruolo strutture come i Nuclei di Difesa della Stato. Dalle inchieste giudiziarie è emersa la presenza di una rete spionistica USA attivata presso le basi americane. Non bisogna scordarsi che l'organizzazione golpista Rosa dei Venti (che è l'emblema della NATO) era organizzata da militari come Amos Spiazzi legati agli americani.

Facciamo alcuni esempi delle funzioni delle basi USA nel nostro paese. La grande base aerea di Aviano, circondata da grandi depositi di armi nucleari, è stata una vera lancia nella guerra di aggressione contro la Repubblica Federale Jugoslava. Con il Progetto di Aviano 2000, la base si sta ingrandendo, questo a dimostrazione delle vere intenzioni americane, che sono dirette a cercare di mantenere il loro controllo in Europa (nell'ambito dello scontro tra il dollaro e l'euro) e sulle rotte del petrolio.

A Camp Darby (che si trova a Pisa ma con diramazioni fino a verso Livorno) c'è la base logistica strategica, in sostanza uno dei più grandi depositi di materiale bellico americano del mondo.

Il comando navale americano per il Mediterraneo si trova a Napoli e le sue basi principali sono a Napoli, Gaeta, la Maddalena. Ma il progetto americano verte fondamentalmente a Sud con il raddoppio della base di Taranto, nodo navale strategico.

Un'altra grande base è in Sicilia a Sigonella. Alle basi americane sono subordinate le basi NATO.

Cosa comporta dal punto di vista economico avere le basi americane in Italia? Ci costano. Nello Statical Compedium on Allied Contribution to the Common Defense del 2004, un o studio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti a pagina B-10 si legge che il contributo annuale alla "difesa comune" versato dall'Italia agli USA per le "spese di stazionamento" delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Inoltre ci sono facilitazioni quali: affitti gratuiti, riduzioni fiscali, e costi dei servizi ridotti. In sostanza, sarebbe come se il padrone di casa oltre a dare alloggio all'inquilino, gli girasse pure i soldi dell'affitto. Nel caso delle basi americane, il 41% dei costi totali di stazionamento sono a carico del governo italiano. Il dato è riportato sempre nella pagina B10. Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati tra Italia e USA nel 1995, se una base americana chiude, il governo italiano deve indennizzare gli alleati per le "migliorie" apportate al territorio. Gli USA, per esempio, hanno deciso di lasciare la base di sommergibili nucleari della Maddalena in Sardegna; ebbene una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le "migliorie" che Roma dovrà badare a pagare. Con un ulteriore vincolo: se l'Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.

La basi militari producono un clima di guerra e di dominio. Ovunque vi sia la loro presenza avvengono crimini contro la salute, l'ambiente, reati sessuali e d'altro genere. Nell'esercito americano avvengono migliaia di casi di violenza sessuale ogni anno. Raramente i responsabili subiscono un processo perché vige ovunque il principio dell'extraterritorialità.

Nella base della Maddalena, i danni ambientali sono enormi. Nel settembre 2005 è stato rilevato che i sottomarini d'attacco americani avevano gettato acqua radioattiva dai reattori, inquinando il Parco marino internazionale delle Bocche di Bonifacio.

Un altro fatto grave è l'impunità dell'operato delle truppe USA anche quando esplicitamente massacrano cittadini italiani (o di altri paesi), come nel caso della teleferica del Cernis, compiuto da un aereo americano che si addestrava per andare a bombardare la Jugoslavia. La giustizia italiana, sempre solerte a colpire i "sovversivi" e i lavoratori migranti, non ha potuto incolparli e quella americana ha assolto completamente i responsabili.

Contro la presenza delle basi americane in Italia si sono battute generazioni di operai, di giovani. Ogni ciclo della lotta di classe in Italia ha espresso come obiettivo la cacciata delle basi americane (questo non solo nelle canzoni che pure non sono mancate come quella famosa Torna a casa americano). Dai Partigiani della Pace degli anni '50 che si sono battuti contro l'adesione alla NATO, alle lotte degli anni '60 per sostenere l'eroica lotta del popolo vietnamita, che mostrava come costruire un fronte antimperialista a guida proletaria e la giustezza della linea di Mao sulla guerra popolare di lunga durata. Nell'ultimo periodo (e precisamente dalla prima guerra del golfo del 1991), nelle lotte contro l'aggressione della Repubblica Federale Jugoslava, dell'Afghanistan e dell'Iraq ci sono stati diverse azioni, come nel 1999 quando si tentò di bloccare i treni che trasportavano armi e carri armati a Camp Darby, per non parlare dei presidi e manifestazioni davanti alle basi.

Tutto questo dimostra che la lotta per la cacciata delle basi americane in Italia deve essere uno degli obiettivi che come comunisti dobbiamo porci.

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