Dalla pagina Facebook di Virginia Raggi
25 ottobre 2019


La stragrande maggioranza dei lavoratori di Roma non ha partecipato allo sciopero indetto dai sindacati: il 72% dei dipendenti Atac si è recato a lavoro, il 62% di quelli di Ama, addirittura il 90% in Zetema. Asili e scuole dell'infanzia sono rimasti aperti, salvo qualche rara eccezione. I lavoratori delle aziende partecipate di Roma hanno ritenuto che non fosse giustificata una mobilitazione, lanciata dalle vecchie sigle sindacali dopo aver rifiutato il confronto e soprattutto dopo aver ignorato quella mano che l'altro ieri avevo teso per evitare inutili disagi alla città e alle persone.

   Significa che i lavoratori credono nel nostro percorso di risanamento delle aziende: abbiamo salvato Atac dal fallimento e 11mila persone dalla perdita del posto di lavoro, impegnandoci a rilanciare un'azienda che ci hanno lasciato con un debito di 1,3 miliardi di euro. Abbiamo messo in strada 400 bus e stiamo assumendo autisti per rilanciare il servizio per i cittadini. Questi sono dati incontrovertibili.

   Nessuno si sogna di attaccare il diritto di sciopero, anche se esercitato da una minoranza. Ma se l'attacco è politico è legittimo giudicare nel merito i motivi e l'opportunità di una protesta portata avanti dai vertici dei sindacati locali; non c'era alcun motivo per scendere in piazza. Tanto più alla luce delle offerte di confronto avanzate dall'Amministrazione Capitolina. Non ci siamo mai sottratti al dialogo, come dimostrano i risultati raggiunti insieme a quelle categorie sindacali che hanno messo al centro il merito e l'interesse dei lavoratori. Voglio citare come esempi i rinnovi dei contratti per i dipendenti capitolini e lo sblocco delle assunzioni in tutti i settori dell'Amministrazione, dalla scuola alla Polizia Locale.

   Sino a oggi nelle aziende partecipate capitoline non si è perso neanche un posto di lavoro. Abbiamo assicurato in ogni sede che vogliamo garantire i livelli occupazionali. La richiesta sindacale di oggi poggia quindi sul nulla.

   E a fare le spese di questa smania di protagonismo politico sono solo i cittadini.