I brontolii della sinistra
e la continuazione delle guerre di Bush con altri mezzi

Piotr

Fonte: ripensaremarx
24 giugno 2009


Ieri c’è stato il sit-in di Rifondazione Comunista sotto l’ambasciata iraniana per protestare contro Ahmadinejad.

Il manifesto di convocazione era stato firmato da poche persone, tra le quali spiccava Lidia Menapace, già del Manifesto, famosa per aver giustificato il suo voto a favore dei “crediti di guerra” - ovverosia a favore del rinnovo della nostra collaborazione all’invasione dell’Afghanistan durante l’orrendo governo Prodi II - con argomenti tra il surreale e lo psicanalitico (e nella classica prosa esoterica del suo ex giornale).

Quando ho sostenuto che il riflusso della strategia imperiale americana imbarazza più la sinistra che la destra, non mi immaginavo che i brontolii peristaltici di questo imbarazzo fossero immediatamente così sonori.

Non era ancora finita l’eco dell’unità di intenti tra Radicali filosionisti e filoamericani, ex-fascisti e fascisti con nostalgie coloniali, giustizialisti dell’IDV, buonisti veltroniani da una parte, e “movimento” (in particolare l’Onda di Roma) dall’altra, tutti scatenati nella canea contro Gheddafi, che una nuova unità d’intenti, spalmata stavolta su una manciata di giorni, si è realizzata contro l’Iran.

Infatti il 17 giugno scorso Radicali, PD, IDV ma anche sindacalisti fascisti dell’UGL, Cesare Salvi insieme a Daniela Santanchè, si sono riuniti a piazza Farnese per protestare contro i governanti iraniani, con slogan come “Where is my vote?” e “Iran stato terrorista”. Il tutto condito dall’adesione della comunità ebraica di Riccardo Pacifici, quella che durante l’eccidio di Gaza che si avviluppava alle feste natalizie, alla presenza commossa dell’allora segretario dei DS Piero Fassino, pregava assieme all’ambasciatore israeliano Gideon Meir: “Il Signore renda i nostri nemici che sorgono contro di noi sconfitti davanti ai nostri soldati. Il Santo Benedetto Egli sia protegga e salvi i nostri soldati, in ogni luogo, da ogni disgrazia e avversità e da ogni malattia. Conceda benedizione e successo ad ogni opera delle loro mani” (conclusione della manifestazione pro-israeliana all’Hotel Parco dei Principi di Roma, del 10 gennaio scorso).

Ed esattamente una settimana dopo, Rifondazione Comunista raddoppia, con il suo sit-in sotto l’ambasciata iraniana. O certo, con importanti sfumature, con mille distinguo. Ovvio; ma questo lo diamo per scontato. E’ il succo che non cambia, è il copione che non cambia: di fronte allo scontro geopolitico che si sta profilando, mentre una piccola parte della destra cercherà di mantenersi degli spazi di manovra, sembra che la sinistra tutta si schiererà sempre a favore degli Stati Uniti e così farà fare ai vari “movement” studenteschi o sociali, con le importanti sfumature, i mille distinguo e manovre diversive di tanto in tanto. Una edizione in piccolo delle feroci rivoluzioni colorate che mandano allo sbaraglio moltissimi giovani per cause sbagliate o per rivoltanti giochi di potere, usandone la generosità e l’idealismo.

Posso anche perdonare altre cose, ma la corruzione e la strumentalizzazione dei giovani non la perdonerò mai. E’ per questo che continuerò a martellare su queste azioni, su questi inganni.

Non dite che in Iran è in corso una rivolta popolare, scribi e farisei ipocriti. Abbiate pudore. Leggetevi i giornalisti internazionali più avvertiti e indipendenti. Scoprite come questa “rivolta popolare” sia confinata ai soli quartieri centrali della sola Teheran.

Palestina, Iran, Afghanistan, Pakistan. Chissà quanta altra violenza e quanto altro sangue scorrerà in queste terre, centro nevralgico dello scontro geopolitico di cui questa crisi è un sintomo, non la causa. Un mare di sangue, un mare di violenze.

La continuazione delle guerre di Bush con altri mezzi.

O lo si capisce o se ne diventa complici, per sempre.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!

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