Ci vorrebbe un Lenin...

(titolo nostro)

Gianni Petrosillo

Fonte: ripensaremarx
25 giugno 2009


Caro Piero, pubblico volentieri il tuo intervento di critica all’assurda e meschina manifestazione organizzata ieri da Rifondazione Comunista (a sostegno di tutte le forze democratiche che, in Iran, starebbero lottando per la pace e la libertà), fatta precedere da un immondo e squallido appello firmato non solo dalla Lidia Menapace ma anche da Giorgio Cremaschi. In detto richiamo a manifestare si legge: “…dopo gli scontri e la repressione seguiti alle recenti elezioni. Rifondazione comunista aderisce all'appello "Solidarietà e sostegno alla lotta del popolo iraniano", appello con cui molti esponenti delle forze politiche e sindacali della sinistra italiana, in solidarietà con le forze democratiche e progressiste iraniane, chiedono la fine della repressione e la liberazione dei prigionieri politici del regime.” Sentire queste ridicole frasi sulla democrazia e sul popolo mi fa venire da vomitare, ci vorrebbe un Lenin per chiarire a questa gente, una volta per tutte, per quale democrazia e per quale libertà in Iran si sta facendo questo bordello. Ci vorrebbe un Lenin per dire esplicitamente a questi idioti comunisti “Permetteteci di mettervi tutti contro il muro” in nome della democrazia e della libertà che tanto vi commuove e vi fa palpitare il cuore. E’ ora di finirla, non si può fare più alcun distinguo (ed anche le loro sottili sfumature culturali mi fanno ribrezzo), come invece tu sostieni nell’articolo, questi comunisti sono cani servili peggio degli altri, più dei dipietrini, dei grillini, dei piddini e del resto dell’aia socialdemocratica dove si allevano, a mangime culturale imperiale, anatre e galline pseudopopolari.

La ragione per la quale gli stolti saltimbanchi democratici di casa nostra si sono messi a fare tutto questo baccano è condensata in una frase del già citato appello che così recita: “…Per questo, di fronte alla violenza scatenatasi in questi giorni è necessaria un’ampia mobilitazione a sostegno degli studenti, dei lavoratori e delle donne, del popolo iraniano”, che tradotto dal linguaggio politicamente corretto dell’imbecillità comunista a quello politico senza ulteriori aggettivazioni significa: siamo con la classe media americanizzata iraniana, con i figli di quest’ultima, detti comunemente studenti, i quali si possono permettere il lusso di studiare e di usufruire della modernità che il denaro dei loro padri privilegiati gli permette di comprare, mentre chissenefrega della classe contadina e dei reietti ai quali Amadinejad ha dato una migliore prospettiva di vita. Non fanno parte del popolo quest’ultimi? E non sono la maggioranza che ha rieletto democraticamente il Presidente?

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