LO STERMINIO NUCLEARE
RESO RISPETTABILE DAL NEW YORK TIMES

James Petras

Fonte: globalresearch
30 luglio 2008
Traduzione italiana di MoMa da comedonchisciotte


Il 18 luglio 2008 il New York Times ha pubblicato un articolo del Professor Benny Morris, storico ebreo-israeliano, sostenitore di un attacco nucleare genocida israeliano contro l’Iran che potrebbe uccidere 70 milioni di Iraniani – 12 volte il numero delle vittime ebree dell’Olocausto nazista.

«I dirigenti iraniani farebbero bene a ripensare i loro giochi e a sospendere il proprio programma nucleare. Se non lo faranno, il meglio che possono sperare è che l’attacco aereo convenzionale di Israele distrugga le loro installazioni nucleari. Questo vorrebbe sicuramente dire migliaia di vittime iraniane e un’umiliazione internazionale. Ma l’alternativa è un Iran trasformato in deserto nucleare».

Morris tiene regolarmente conferenze ed è inoltre consulente presso istituzioni politiche e militari israeliane, cosa che gli procura rapporti stretti con strateghi militari israeliani. La raccomandazione di Morris e il suo sostegno pubblico a un’espulsione massiccia e brutale di tutti i Palestinesi sono notori. Le sue prese di posizione genocide non gli hanno impedito di ricevere numerosi riconoscimenti universitari. I suoi scritti e punti di vista sono pubblicati in Israele sui giornali e sulle riviste più importanti. Le posizioni di Morris non sono vane spacconate di uno psicopatico marginale, come testimonia il suo articolo recentemente pubblicato sul New York Times.

Cosa ci rivela sulla politica e la cultura statunitensi la pubblicazione da parte del New York Times di un articolo che invoca l’incenerimento nucleare di 70 milioni di Iraniani e la contaminazione di circa un miliardo di persone in Medio Oriente, Asia ed Europa? Poiché è il NYT che informa le “classi istruite” degli Stati Uniti, pubblica dei supplementi domenicali, pagine letterarie, editoriali e funge da “coscienza morale” per importanti settori dell’élite culturale, economica e politica.

Il NYT fornisce all’assassinio di massa una certa rispettabilità, che diversamente il punto di vista di Morris non avrebbe se, diciamo, esso fosse pubblicato in settimanali o mensili neo conservatori. Il fatto che il NYT consideri la prospettiva di uno sterminio da parte israeliana di milioni d’Iraniani come parte del dibattito politico in Medio Oriente rivela a che punto il sionismo fascista abbia contaminato i più “alti” circoli culturali e giornalistici degli Stati Uniti. È vero che si tratta della conseguenza logica dell’accettazione da parte del NYT del blocco economico che Israele ha attuato per affamare 1.400.000 Palestinesi a Gaza e della dissimulazione da parte del Times dell’influenza dell’organizzazione israelo-sionista AIPAC sull’attacco lanciato dagli Stati Uniti contro l’Iraq, che ha portato all’uccisione di oltre un milione d’Iracheni.

Il Times dà il 'la' a tutta la scena culturale di New York, la quale privilegia gli interessi israeliani, al punto di assimilare al discorso politico statunitense non solo le loro violazioni quotidiane delle leggi internazionali, ma anche le loro minacce, anzi promesse, di devastare immense aree della terra nel perseguimento della loro supremazia regionale. La volontà del NYT di pubblicare un articolo che raccomanda un genocidio-etnocidio ci mostra la forza dei legami fra un giornale pro-israeliano “istituzionalmente liberale” e la destra totalitaria israeliana. È come se, pubblicandolo, il NYT che considera inaccettabile il punto di vista dei nazisti non ebrei, dichiarasse che il punto di vista e le politiche giudeo-fasciste sono degne di un attento esame e anche applicabili.

L’articolo di Morris sullo “sterminio nucleare” sul NYT non ha provocato nessuna opposizione da parte dei 52 Presidenti delle Maggiori Organizzazioni Ebraiche Americane (PMAJO) perché, nel loro bollettino quotidiano, Daily Report, sono stati frequentemente pubblicati articoli di israeliani e sionisti americani preconizzanti un attacco nucleare israeliano e/o statunitense contro l’Iran. In altri termini, il punto di vista totalitario di Morris fa parte della matrice culturale profondamente radicata nelle reti organizzative sioniste, con ampia portata nei circoli culturali e politici statunitensi. Ciò che ha fatto il Times pubblicando i vaneggiamenti di Morris ha portato il discorso genocida fuori dai circoli limitati di influenza sionista per presentarlo davanti a milioni di lettori americani.

A parte pochi scrittori (ebrei e non) che pubblicano su siti marginali, non c’è stata nessuna condanna politica o morale proveniente dal mondo letterario, politico o giornalistico a questo affronto all’umanità. Non è stato fatto alcun tentativo di collegare le politiche totalitarie genocide di Morris alle minacce pubbliche ufficiali d’Israele e ai preparativi per una guerra nucleare. Non vi è alcuna campagna anti-nucleare condotta dai nostri intellettuali più influenti sull’opinione pubblica per denunciare lo stato (Israele) e i suoi noti intellettuali che preparano una guerra nucleare che può potenzialmente sterminare oltre dieci volte il numero di ebrei massacrati dai nazisti.

Un incenerimento nucleare della nazione iraniana è chiaramente l’equivalente israeliano delle camere a gas e dei forni crematori di Hitler. Lo sterminio è l’ultima tappa del sionismo, pervaso dalla volontà di dominare il Medio Oriente oppure rovinare l’aria e la terra del pianeta. Questo è l’esplicito messaggio di Benny Morris (e dei suoi sponsor ufficiali israeliani) che, come Hitler, lancia ultimatum agli Iraniani, «arrendetevi o sarete distrutti» e che minaccia gli Stati Uniti «unitevi a noi nel bombardare l’Iran o dovrete affrontare una catastrofe ecologica ed economica mondiale».

Che Morris sia completamente, chiaramente e clinicamente pazzo è fuori discussione. Il New York Times, pubblicando le sue divagazioni genocide fornisce nuovi segnali che provano come la potenza e la ricchezza abbiano contribuito alla degenerazione della vita intellettuale e culturale ebraica negli Stati Uniti. Per comprendere le dimensioni di questa decadenza è sufficiente paragonare il brillante scrittore tragi-romantico ebreo tedesco Walter Benjamin, in fuga disperata dall’avanzata del terrore totalitario nazista, alle esortazioni criminali dello scrittore ebreo israeliano Benny Morris, relative a un terrore nucleare sionista, pubblicate sul New York Times.

La questione del potere sionista in America non è solo relativa a una lobby che influenza le decisioni del Congresso e della Casa Bianca riguardo l’aiuto straniero a Israele. Ciò che è in gioco, attualmente, sono le questioni legate al sostegno nei confronti di una guerra nucleare che comporterebbe lo sterminio di 70 milioni d’Iraniani e la complicità dei media statunitensi che forniscono una piattaforma, e persino una certa rispettabilità politica, a un assassinio di massa e a una contaminazione mondiale. Contrariamente al passato nazista, non possiamo affermare, come hanno fatto i Tedeschi buoni “non lo sapevamo” o “nessuno ce l’aveva detto”, poiché è stato scritto da un noto accademico israeliano e pubblicato dal New York Times.

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