La pulizia etnica della Palestina

Audisio

20 maggio 2008
Fonte: Luogocomune


Un evento editoriale sta scuotendo il panorama della storiografia mondiale senza che ciò abbia avuto alcuna eco sui media di regime italiani.

La pulizia etnica della Palestina - di Ilan Pappe

In particolare, è uscito anche in Italia l’ultimo lavoro di Ilan Pappe, “La pulizia etnica della Palestina”, Fazi Edizioni. L’autore è un rinomato storico israeliano il cui rigore scientifico e l’assoluta dedizione alla verità storica lo hanno messo in rotta di collisione con l’establishment accademico del suo paese e non solo.

In questo suo ultimo libro Pappe, attraverso l’utilizzo di documenti storici di prima mano quali i diari di Ben Gurion e i verbali delle riunioni del Comitato di Consulta, il massimo organo decisionale dell’Haganà, ossia del Partito-Milizia del movimento sionista, dimostra come l’espulsione dei palestinesi dal territorio che diventerà Israele non sia stato il frutto di una reazione difensiva alle minacce arabe, bensì sia stato programmato, organizzato ed eseguito scientemente dai vertici dell’Haganà.

Addirittura, Pappe dimostra che la de-arabizzazione della Palestina fosse nel programma del sionismo già dalla sua fondazione ai tempi di Theodore Herzl, e che già nel 1936 fosse stato stilato da Ben Gurion il Primo Piano per la pulizia etnica della Palestina, il Piano A (Aleph in ebraico), cui sarebbero seguiti altri piani fino a quello poi effettivamente messo in atto, il Piano D (Dalet in ebraico).

Il libro è veramente sconvolgente per la marea di nefandezze commesse dalla dirigenza sionista che nulla hanno da invidiare agli abomini nazisti. Ad esempio, c’era un apposito archivio gestito con i soldi del Fondo Nazionale Ebraico il cui compito era quello di raccogliere tutte le informazioni utili per la futura distruzione dei villaggi palestinesi e queste informazioni erano ottenute con l’inganno, approfittando della tradizionale ospitalità delle famiglie palestinesi o con l’ausilio di spie o di ebrei travestiti da arabi. Quando poi scatterà il Piano Dalet, le milizie di Haganà e delle bande terroriste Irgun e Stern arriveranno nei villaggi sapendo già esattamente dove colpire, i notabili e i militanti palestinesi da eliminare sul posto, i terreni, le ricchezze e i raccolti di cui appropriarsi. Ma questo è niente.

Nel libro si racconta la verità sul tremendo massacro di Deir Yassin che Haganà lascia alla banda Stern di Shlomo Shamir per mantere il suo (finto) volto “pulito”. 254 palestinesi vengono assassinati senza che abbiano opposto alcuna reazione alla deportazione: tra questi tante donne e bambini tra cui 40 neonati.

Trenta bambini vengono allineati su un muro e crivellati di colpi tra le risa degli assassini di Stern.

Ma gli orrori non si limitano a questo. Haifa è una delle vittime predilette dell’ossessione etnicistica dei sionisti. Prima del 1948, i nazisionisti di Irgun, l’organizzazione terroristica che darà poi vita al partito Likud e che era capeggiata da Menachem Begin, futuro premier di Israele, seguace di Jabotinski e ammiratore di Hitler, compiono numerosi attentati contro la pacifica popolazione palestinese di Haifa che aveva fino ad allora convissuto in piena armonia con gli ebrei. In particolare, si ricorda la bomba lanciata tra i portuali in fila per entrare a lavorare al porto, azione che servì a frantumare il sindacato unico dei portuali che comprendeva sia arabi che ebrei, vero obiettivo della strage in cui morirono una quarantina di lavoratori.

Più tardi, all’inizio della Nakba, Irgun e Haganà si divertiranno a lanciare barili incendiari ed esplosivi dai quartieri residenziali ebraici sui sottostanti quartieri palestinesi al fine di far uscire i palestinesi in strada e crivellarli dall’alto con le mitragliatrici. Non solo, il bombardamento del mercato antistante il porto in cui si era ammassata la popolazione palestinese disperata in attesa di una qualunque barca che li portasse verso la salvezza, somiglia molto al bombardamento del mercato di Sarajevo. Il risultato secondario sarà la morte di molte persone per calpestamento o annegamento su barconi improvvisati.

Ma il libro è pieno di questi orrori, come l’avvelenamento dell’acquedotto di Acri, compiuto da uomini dell’Haganà, che farà scoppiare un’epidemia di tifo tra gli assediati.

La conta finale della Nakba sarà di 531 villaggi palestinesi cancellati dalla faccia della terra, migliaia di morti tra la popolazione civile palestinesi e oltre un milione di deportati.

Comunque, vi consiglio di leggere questo libro anche perché non vorrei che fosse l’ultimo di Ilan Pappe, un uomo veramente con i cabbasisi.

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